Francica Nava Giuseppe

Professioni: Sacerdote, vescovo, educatore
Ambiti di produzione: Assistenza, cultura ed educazione religiosa, educazione collegiale, educazione infantile, educazione e istruzione popolare, movimento cattolico
Luoghi di attività: Sicilia

Di nobili origini, Giuseppe Francica Nava nacque in Catania il 23 luglio 1846 da Giuseppe, barone di Bontifé e Caterina Guttadauro dei principi di Reburdone. Lo zio materno, mons. Giovanni Guttadauro, svolse un ruolo fondamentale nella sua educazione, prima presso il seminario di Catania, poi a Caltanissetta, diocesi di cui divenne vescovo nel 1859.

Ordinato sacerdote il 22 maggio 1869, il giovane F.N. proseguì gli studi presso l'Università Gregoriana di Roma e l'Accademia dei nobili ecclesiastici, ove generalmente si preparavano le future leve della diplomazia vaticana. La sua maturità culturale e sacerdotale coincise con il pontificato di Leone XIII e si può dire che tutta la sua opera fu il frutto dell'interpretazione fedele dello spirito leonino. Il richiamo alla teologia tomista fu inteso non solo come il ripristino di un assetto dottrinale interno, ma come la riconfigurazione generale di un'architettura spirituale volta a garantire la presenza efficace dei cattolici nella società moderna.

Ricevuta la consacrazione a vescovo il 21 ottobre 1883, il F.N. fu inviato nel 1889 in qualità di nunzio apostolico a Bruxelles ove restò per sette anni. La nunziatura belga gli offrì l'opportunità di conoscere da vicino l'affermazione e gli sviluppi dell'indirizzo neoscolastico in atto presso l'Università Cattolica di Lovanio con gli studi filosofici e la guida culturale ivi impressi da Désiré Mercier.

Il ritorno in Italia avvenne nel 1895 quando fu assegnato alla sede arcivescovile di Catania, rimasta scoperta in seguito alla morte del card. Giuseppe Benedetto Dusmet. Il neo arcivescovo dovette quasi subito allontanarsi dalla diocesi dal momento che, subito dopo l'insediamento nella città etnea, egli fu comandato a ricoprire ulteriori funzioni di nunziatura a Madrid (1896-1899). La seduta del concistoro del 19 giugno 1899 ne decretò frattanto l'elevazione cardinalizia.

Con l'avvio del nuovo secolo il F.N. intraprese un'azione pastorale improntata allo spirito di profonda rigenerazione delle forze cattoliche. Non si trattò solo della rinnovata attenzione dedicata alla formazione del noviziato nel seminario arcivescovile di cui furono segno qualificante l'instaurazione di stretti rapporti con gli ambienti di Lovanio, presso cui furono inviati numerosi seminaristi a completare gli studi o dell'attenzione prestata all'innalzamento del profilo culturale dei sacerdoti, o ancora, del notevole impulso conferito allo sviluppo della catechesi, specialmente a favore dei fanciulli di estrazione popolare, più volte raccomandata nelle Lettere pastorali.

La dimensione pedagogica dell'azione pastorale del F.N. si manifestò, soprattutto, nell'integrazione fra fede e ragione, fra vita spirituale e pratiche della vita sociale moderna. Si trattava, pertanto, secondo il consiglio del primate catanese, di estendere l'azione della Chiesa su quei versanti sociali che altrimenti sarebbero rimasti irrimediabilmente abbandonati al predominio di forze irreligiose e di sviluppare un'azione incisiva, soprattutto, nei campi dell'istruzione scolastica, dell'associazionismo e del solidarismo sociale.

Sul terreno della formazione giovanile egli incentivò lo sviluppo della presenza salesiana a Catania, avendo già da tempo ampiamente apprezzato il modo di operare della congregazione sul piano educativo ed avendo avuto l'occasione di incontrare personalmente tra il 1882 e il 1883 un paio di volte lo stesso don Giovanni Bosco. Tra l'altro, il primo insediamento salesiano a Catania si era già reso possibile per gli appoggi materiali favoriti dallo stesso presule e, più propriamente, per l'interessamento diretto della madre, estimatrice del sacerdote torinese.

L'opera più importante promossa dal cardinale catanese a favore dell'infanzia derelitta e abbandonata di Catania fu comunque la costruzione di un grande ospizio, intitolato al Sacro cuore, e integrato nello schema architettonico di un più vasto complesso con al centro un erigendo santuario. La prima pietra dell'edificio intitolato «Pro infanzia abbandonata» fu posta il 24 ottobre 1901 in un terreno nell'area di Barriera del Bosco, al limite nord della città. L'opera fu consegnata tre anni dopo e affidata ai Fratelli delle scuole cristiane per la conduzione delle annesse scuole popolari e serali. Il collegio ospitò negli anni successivi anche parecchi fanciulli scampati vivi, ma rimasti orfani, in occasione del terremoto di Messina. Nel giugno 1923 anche tale struttura passò alla direzione salesiana, che l'avrebbe ulteriormente sviluppata impiantandovi i tipici laboratori professionali di sartoria, tipografia, falegnameria, calzoleria.

A completare il quadro dell'azione episcopale del F.N. contribuirono infine l'incentivazione della buona stampa sul piano locale e il sostegno espresso per lo sviluppo del laicato cattolico con la promozione dei circoli diocesani dell'Opera dei congressi. Il presule catanese morì in Catania 7 dicembre 1928.

[Letterio Todaro]

Fonti e bibliografia: DBI, vol. L, pp. 140-142.

A. Toscano Deodati, Il Cardinale Giuseppe Francica Nava. Arcivescovo di Catania. Biografia, Milano, Ed. Il Convivio Letterario, 1962; G. Di Fazio, E. Piscione, Un neotomista siciliano: il Cardinale Giuseppe Francica Nava, Catania, La Nuovagrafica, 1981; G. Di Fazio, La diocesi di Catania alla fine dell'Ottocento nella visita pastorale di G. Francica Nava, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 1982; G. Giarrizzo, Catania, Roma-Bari, Laterza, 1986, pp. 136 e 178-180; G. Di Fazio, La Chiesa a Catania nell'età di Francica Nava, in C. Dollo (ed.), Per un bilancio di fine secolo. Catania nel Novecento. Atti del I Convegno di studio. I primi venti anni, Catania, Società di storia patria per la Sicilia Orientale, 1999, pp. 143-166.