Flauti Vincenzo

Professioni: Professore universitario
Ambiti di produzione: Matematica, politica scolastica
Luoghi di attività: Campania

Nato a Napoli il 4 aprile 1782, Vincenzo Flauti seguì gli studi di matematica e fu allievo di Nicola Fergola. Dal 1801 diresse con Felice Giannattasio la scuola superiore privata fondata dal suo maestro intorno al 1770. Due anni dopo, poco più che ventenne, cominciò a insegnare all'università di Napoli dove nel 1812 successe al Fergola sulla cattedra di Analisi sublime. In aperta polemica con i sostenitori dei metodi analitici, fu uno dei principali esponenti della scuola matematica di stampo euclideo dell'800 napoletano. Fu autore di una serie cospicua di scritti che spaziarono su varie tematiche con varie edizioni di Euclide, oltre a trattati di trigonometria e di algebra. Successivamente elaborò apprezzabili osservazioni nel campo della geometria differenziale.

All'attività in campo matematico affiancò interessi sia scolastici sia di natura politica. Nel 1806, durante il regno di Giuseppe Bonaparte, presiedette la commissione governativa per il curricolo dei corsi scolastici di matematica. Il contributo elaborato in materia, probabilmente frutto di un lavoro a più mani, ebbe tuttavia scarsa ricaduta nella pratica didattica del tempo. Il F. lavorò altresì a proposte di riordinamento dell'università e dei diversi segmenti dell'istruzione e le sue osservazioni confluirono nel Tentativo di un progetto di necessaria riforma per la pubblica istruzione del Regno di Napoli, pubblicato per la prima volta nel 1820, riedito nel 1832 ed ancora nel 1833, rivisto ed arricchito con nuove argomentazioni.

Decisamente avverso al nuovo assetto definito dopo l'Unità dal ministro Francesco De Sanctis, veicolò le sue vibranti osservazioni in contributi anonimi a lui attribuiti quali L'unguento e le Pezze alle Piaghe fatte alla nostra istruzione pubblica da un cattivo barbiere che vuol farla da chirurgo (1860) e la Rivista di un cittadino senza partito di ciò che si è operato per la pubblica istruzione nel Regno di Napoli nell'ultimo atto della sua convulsione politica e prognostico se non si accorre a ripararvi (1861). Ritiratosi a vita privata nel 1860, il F. morì a Napoli il 20 giugno 1863.

[Francesco Celentano]

Fonti: DBI, vol. XLVIII, pp. 293-294; PE, pp. 205-206.