Fava Angelo

Professioni: Medico, ispettore, funzionario ministeriale
Ambiti di produzione: Diritto, educazione e istruzione popolare, legislazione e politica scolastica
Luoghi di attività: Veneto, Lombardia, Piemonte

Angelo Fava nacque a Chioggia (Venezia) l'8 aprile 1808 da Gian Giacomo, funzionario di polizia, e Teresa Meneghini. Trascorsi gli anni giovanili a Verona, dove il padre era stato trasferito, conseguì poi la laurea in Medicina all'università di Padova. Nel 1833 ottenne, presso lo stesso ateneo, la nomina di assistente alla cattedra di Chimica, incarico a cui rinunciò, tre anni dopo, per motivazioni di carattere familiare quando decise di separarsi dalla moglie, la contessa Maria Balbi Valier. Entrò quindi a servizio della famiglia Dandolo in qualità di medico e precettore di Emilio e Enrico, giovani che seguì, all'inizio del 1840, a Milano ove si trasferirono.

Durante il soggiorno nel capoluogo lombardo il F. coltivò interessi letterari (collaborò a «L'Amico cattolico» e alla «Rivista europea» oltre a redigere versioni poetiche della Bibbia) ed entrò in relazione con gli ambienti liberali e patriottici della città, in particolare con Cesare Correnti e con Giulio Carcano, futuri estensori insieme a lui, del proclama rivolto ai milanesi in occasione delle Cinque giornate (1848). Alla cacciata degli austriaci il governo provvisorio, presieduto da Gabrio Casati, gli affidò la direzione del Comitato di pubblica sicurezza. Il ritorno degli Asburgo lo costrinse a espatriare prima in Svizzera, poi a Torino dove diede vita, insieme ad altri esuli, a iniziative di soccorso in favore degli immigrati.

Ottenuta la cittadinanza sarda, il medico veneto venne nominato, il 16 ottobre 1848, ispettore generale delle scuole elementari e normali e, dopo breve tempo, presidente dell'omonimo consiglio, istituito da Carlo Boncompagni al fine di garantire l'uniformità dell'insegnamento primario nel rispetto delle esigenze e delle caratteristiche delle diverse zone del regno.

In tale veste fu autore di numerose circolari che offrirono un significativo contributo alla cultura scolastica del tempo: dal richiamo a valorizzare il ramo inferiore degli studi come ambito privilegiato per promuovere l'educazione intellettuale e civile del popolo (18 novembre 1848) all'invito ai sindaci a fondare scuole comunali rivolte alle fanciulle povere (3 ottobre 1849); dalle avvertenze, non solo di natura didattica, relative ai corsi autunnali per la formazione dei maestri (3 luglio 1850) all'opportunità di prevedere l'apertura di scuole superiori provinciali di metodo (26 marzo 1851). Collaborò, inoltre, alla redazione dei più importanti progetti presentati, in materia d'istruzione, nel decennio preunitario (Cibrario, 1854; Lanza, 1855).

Di orientamento moderato, il F. assunse anche in ambito scolastico una linea equidistante tra le inclinazioni al laicismo e l'adesione agli ideali veicolati negli ambienti conservatori: se da un lato sottolineava infatti l'esigenza di porre la religione a fondamento «di ogni tentativo di morale e civile progresso», dall'altro ribadiva la necessità di scindere l'ufficio di istitutore da quello di sacerdote per marcare il ruolo specifico del maestro.

All'attività di pubblico funzionario affiancò, in quegli anni, l'impegno, come semplice cittadino, all'interno di associazioni educative: dalla Società d'insegnamento gratuito per la diffusione di buoni libri in Sardegna all'Istituto Paterno di educazione privata in Torino senza dimenticare l'apporto all'iniziativa che, avviata dal conte Luigi Franchi di Pont, riguardò l'istituzione di una scuola per le allieve maestre.

Il F. fu attivo anche in campo editoriale: diresse la «Libreria del popolo italiano» (1849-1851), una raccolta di «trattatelli artistici, scientifici, letterari, morali e politici» che, edita da Pomba, era rivolta ad un pubblico popolare; diede alle stampe il Dizionario storico-mitologico e geografico (1855) e portò a compimento l'Educatore di se stesso, enciclopedia di cui aveva pubblicato i primi volumi durante il periodo trascorso a Milano.

Il 1° settembre 1859 fu chiamato a ricoprire l'incarico di ispettore generale dell'istruzione universitaria e di segretario generale del ministero della P.I. dall'ottobre successivo (non aveva infatti accettato di assumere l'ufficio di ministro, assegnato dopo il suo rifiuto, a Gabrio Casati), contribuendo, insieme a Domenico Berti e a Luigi Amedeo Melegari, alla redazione del regio decreto che, emanato nel mese di novembre, promosse il riordino dell'intero sistema di studi noto come legge Casati.

Il 6 febbraio 1860 il F. riassunse la qualifica di ispettore delle scuole primarie, magistrali e tecniche, segnalandosi in specie per l'impegno nell'opera di riorganizzazione dell'insegnamento elementare e secondario in Sicilia. Nel marzo del 1862 venne nominato referendario al Consiglio di Stato, incarico da cui si dimise, per ragioni di salute, nel 1873. Fu, inoltre, membro straordinario del Consiglio superiore della P.I. dal novembre 1870 al dicembre 1872. Il F., colpito da cecità, morì a Milano il 5 ottobre 1881.

[Maria Cristina Morandini]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Consiglio di Stato, matricole del personale, f. 1; AS, Torino, miscellanea 225/A, m. 33, f. b/c; Archivio storico dell'università di Padova, matricole degli studenti, f. Fava.

DBI, vol. XLV, pp. 403-407; EP, vol. III, cc. 4805-4807; PE, p. 193; necrologio in «La Perseveranza», 9 ottobre 1881.

A. Stoppani, Angelo Fava, in «Rassegna nazionale», marzo 1882, pp. 621-654; A. Monti, Il 1848 e le Cinque giornate di Milano, Milano, 1948, p. 166; M.A. Scuderi, Angelo Fava, in «I Problemi della pedagogia», 1959, pp. 244-247; L. Ambrosoli, Profilo del movimento cattolico milanese, in «Rivista storica del socialismo», 1960, pp. 677-724; G. Ciampi, Il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1847-1928), Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1994, p. 280; M.C. Morandini, Scuola e nazione. Maestri e istruzione popolare nella costruzione dello Stato unitario (1848-1861), Milano, Vita e pensiero, 2003, pp. 49, 81, 86-87, 90, 94-95 e passim.