D'Ovidio Francesco

Professioni: Professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Cultura locale, letteratura italiana, politica scolastica
Luoghi di attività: Molise, Campania

Francesco D'Ovidio nacque a Campobasso il 5 dicembre 1849 da Pasquale e Francesca Scaroina. Promettente liceale a Napoli (dove dal 1861 aveva seguito gli studi ginnasiali presso il «Vittorio Emanuele» e stretto amicizia con Girolamo Vitelli), si laureò a Pisa nel 1870 ove presso la Scuola normale superiore ebbe a maestri, tra gli altri, Alessandro D'Ancona e Domenico Comparetti.

Ottenuta l'abilitazione all'insegnamento letterario, fu dapprima docente di Lettere latine e greche nel liceo «Galvani» di Bologna (1871-1874) e poi al «Parini» di Milano (1875). Studioso precoce, coltivò nel frattempo studi che gli procurarono ampi apprezzamenti nel mondo filologico (Lingua e dialetto, 1873; La fonetica del dialetto di Campobasso, 1878; Saggi critici, 1878; la collaborazione all'«Archivio glottologico italiano» di Graziadio Isaia Ascoli al cui magistero fu profondamente legato) affiancati da interessi politici, sociali, scolastici che testimoniò con scritti apparsi su vari periodici e quotidiani (in specie «Nuova antologia», «Giornale d'Italia», «Corriere della sera»).

Il suo esercizio critico investì principalmente Dante e Manzoni, ai quali dedicò molti scritti (Studi sulla Divina Commedia, 1901; Nuovi studi danteschi, 1906, 1907; Studi manzoniani, 1928), scontando il severo giudizio di Benedetto Croce in netto disaccordo – anche per ragioni di polemica contingente – soprattutto sugli apporti danteschi del D'O. troppo condizionati per il Croce, dall'esercizio filologico.

Nel 1876 fu nominato dal ministro Ruggero Bonghi straordinario di Storia comparata di letterature neolatine nell'università di Napoli, dove svolse il suo ininterrotto e fecondo magistero fino all'anno della morte. Bene inserito nella rete accademica e culturale degli anni successivi all'unificazione, socio delle più importanti accademie – presidente dei Lincei dal 1916 al 1920, della Crusca, Pontaniana –, vicino per impostazione ideologica, politica e di studio al Bonghi, s'interessò in modo duraturo dei problemi della scuola e dei programmi scolastici.

Oltre a ricoprire incarichi importanti (fece parte del Consiglio superiore della P.I., della Giunta superiore degli istituti tecnici e nautici, fu presidente del consiglio di amministrazione dell'Istituto orientale di Napoli), partecipò a svariati congressi pedagogici e difese con passione la scuola pubblica nei confronti di quella privata.

Strenuo difensore della scuola classica contro le «impazienze modernistiche» di chi intendeva lederne l'«essenza o la compagine di scuola di elevata cultura» (Vitelli), il D'O. partecipò con note critiche, articoli e saggi alle discussioni intorno al canone di lettura (Troppo Senofonte nei licei e poco greco, 1874; il suo commento scolastico della Metamorfosi di Ovidio s'impose come un pregevole modello); sui programmi per i diversi ordini d'istruzione (Gli orari ginnasiali e liceali, 1876); sui rapporti tra istruzione classica e tecnica (Sulla divisione dell'insegnamento secondario in classico e tecnico, 1891); sul Consiglio superiore della P.I. (1898).

Ma fu soprattutto uno dei maggiori protagonisti dei dibattiti sull'insegnamento della lingua italiana e di quelle classiche (ved. i contributi sulla «Rivista di filologia e d'istruzione classica», SPES, n. 924), dibattiti che agitarono il mondo linguistico e quello scolastico in specie dopo la nota relazione manzoniana del 1868. Il D'O. fu portato da un innato conciliatorismo a contemperare più che a contrapporre soluzioni opposte. È nota la sua posizione nel confronto che si svolse tra Manzoni e Ascoli, nell'«operazione moderatrice» risolta nella scelta a favore della norma fiorentina, sostenuta dal primo, contemperata con l'uso letterario moderno caldeggiata dal secondo (La lingua dei Promessi sposi nella prima e seconda edizione, 1880; Le correzioni ai Promessi sposi e la questione della lingua, 1882).

Il D'O. stabilì legami profondi con la sua terra d'origine e, pur da luoghi distanti fisicamente dalla regione, esercitò una marcata influenza sulla vita e la cultura molisane. In particolare, il metodo critico-storico-filologico da lui trasmesso in via discendente ai maggiori poeti dialettali – Altobello, Trofa, Michele Cima, Eugenio Cirese e Cerri –, assunse dal maestro l'irrinunciabile lezione di serietà e rigore. Il 3 dicembre 1905 fu nominato senatore del Regno, intervenendo in tale veste più volte sui problemi del mondo scolastico. Il D'O. morì a Napoli il 24 novembre 1925.

[Michela D'Alessio]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., fondo Personale (1860-1880), b. 792; Scuola normale superiore, Pisa, fondo D'Ovidio.

DBI, v. XLI, pp. 584-588; SPES, n. 924; TESEO, nn. 143, 194, 298, 360 e 456; TESEO '900, nn. 184 e 416; B. Bertolini, R. Frattolillo, Molisani: milleuno profili e biografie, Campobasso, Edizioni Enne, 1998, pp. 144-145.

Limitatamente ai testi apparsi dopo il 1980: M. Raicich, Storia, cultura, politica da De Sanctis a Gentile, Pisa, Nistri-Lischi, 1981, pp. 94-96, 101, 108, 113, 130, 140 e passim; F. Bruni, Introduzione a P. Bianchi (ed.), Francesco D'Ovidio. Scritti linguistici, Napoli, Guida, 1982, pp. 7-29; L. Biscardi, La letteratura dialettale molisana tra restauro e invenzione, Isernia, Marinelli, 1983, passim; La cultura classica a Napoli nell'Ottocento, Napoli, Dipartimento di Filologia classica dell'Università di Napoli, 1987, pp. 905-923; F. D'Episcopo, Tra filologia e storia. Francesco D'Ovidio e Francesco Colitto, Campobasso, Istituto molisano di studi e ricerche, 1990, pp. 11-22; R. Lalli, Francesco D'Ovidio. Ricerche, storia, personaggi e luoghi del Molise, Campobasso, Ed. Samnium, 1990, soprattutto pp. 223-235; M. Raicich, Di Grammatica in Retorica. Lingua, scuola, editoria nella Terza Italia, Roma, Archivio Guido Izzi, 1996, pp. 12, 35, 48, 87, 89, 91-92 e passim; M. D'Alessio, Vita tra i banchi nell'Italia meridionale. Culture scolastiche in Molise fra Otto e Novecento, Campobasso, Palladino, 2011, pp. 204-205.