Andreucci Ottavio

Professioni: Avvocato, filantropo, funzionario ministeriale
Ambiti di produzione: Educazione femminile, educazione infantile, medicina, politica scolastica, storia della pedagogia
Luoghi di attività: Toscana

Ottavio Andreucci nacque a S. Marcello Pistoiese (Pistoia) nel 1800 da famiglia originaria di Pienza. Nel 1846 ottenne l'ammissione alla nobiltà di Modigliana. Laureato in Giurisprudenza, ricoprì importanti incarichi amministrativi nella Toscana preunitaria e fu poi bibliotecario di S. Maria Novella in Firenze.

Il suo nome è legato non solo a numerosi studi di storia della medicina (specie in riferimento alla diffusione delle varie malattie), ma anche e soprattutto, alla puntuale ricostruzione delle istituzioni dedicate all'educazione e alla cura del popolo, delle donne e dei bambini. La sua vasta produzione al riguardo, con scritti di diversa ampiezza, riguarda gli orfanotrofi, le biblioteche, gli ospedali per i fanciulli ed i conservatori femminili (Gli orfanotrofi. Cenni storici, 1855; Delle scuole femminili popolane e cittadine e delli Istituti Ospitalieri, 1865; Nuove osservazioni sulli educandati, conservatori e istituti ospitalieri, 1866; La mortalità dei bambini in relazione alla soppressione delle Ruote negli ospizi degli esposti, alle sale dei lattanti ed ai sovvenimenti di baliatico, 1870 e altri).

L'A. fu un coerente difensore del modello leopoldino di educazione ed istruzione popolare che egli oppose a più riprese alle proposte del governo italiano, dopo il 1861, quando fu avviata la riconversione dei conservatori toscani in scuole normali femminili o si parlò della loro «riconsegna» alle corporazioni religiose.

Dalla sua difesa delle «provvidissime» leggi di Pietro Leopoldo, che egli condusse su basi legali, con argomentazioni storiche e il sostegno di una puntuale ricognizione storica, emerge la figura di un uomo, animato da spirito filantropico, laico, convinto della necessità dell'emancipazione delle donne. Ma, al tempo stesso, emerge anche la figura di un commissario della Toscana lorenese, cui resta fedele (nei princìpi), benché impegnato a dare il suo contributo alla crescita civile del nuovo Stato nazionale. L'A. morì a Firenze il 25 gennaio 1887.

[Luciana Bellatalla]

Fonti: PE, p. 39; TESEO, n. 135.