De Dominicis Saverio Fausto

Professioni: Professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Educazione femminile, educazione fisica, educazione sessuale, pedagogia, scuola normale, stampa pedagogica
Luoghi di attività: Campania, Lombardia

Nato a Buonalbergo (Benevento) il 22 marzo 1845 da Vincenzo, medico condotto, e Nicoletta Marinari, Saverio Fausto De Dominicis compì gli studi liceali nella cittadina beneventana e nel 1864 si iscrisse, come allievo della Scuola normale superiore, all'università di Pisa, nella quale si laureò in Filosofia nel 1868. Dall'anno scolastico 1869-1870 fu insegnante di Filosofia in vari licei italiani (Cremona, Venezia, Bologna e Bari) fino al 1881, anno in cui vinse il concorso per un posto di professore straordinario di Pedagogia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Pavia. Nell'ateneo pavese insegnò fino al 1920, tenendo per incarico anche gli insegnamenti di Filosofia morale (1884-1902) e di Filosofia della storia (1902-1911).

Nella sua quarantennale attività accademica il D.D. partecipò attivamente alle battaglie culturali nazionali e fu sensibile interprete dei movimenti sociali e politici che si stavano manifestando, senza però mai aderire ad alcuno schieramento politico, né assumendo incarichi ufficiali. Nel 1906 a Pavia fondò e diresse (fino al 1910) la «Rivista di pedagogia» (SPES, n. 939), una delle ultime significative espressioni della cultura pedagogica italiana di matrice positivista. Il suo testo Linee di pedagogia elementare per le scuole normali e i maestri (1897), ristampato ancora negli anni '20 del XX secolo, alla vigilia del trionfo, anche politico, dell'idealismo gentiliano, è stato considerato «un breviario e quasi vangelo di più generazioni di maestri italiani».

Fu attivissimo sul piano pubblicistico («Rassegna critica», «Rivista di filosofia scientifica», «Cuore e critica», «Critica sociale») e nel settore della stampa educativa, tanto sul piano scientifico («Archivio di pedagogia e scienze affini», di cui fu condirettore nel 1883, SPES, n. 48) quanto su numerose testate anche locali, al fine di divulgare le sue idee evoluzionistiche; sostenne il valore formativo dell'educazione fisica con frequenti interventi sui fogli specializzati.

Pedagogista positivista tra i più apprezzati, il pensiero dell'autore mosse da una concezione darwiniana ed evoluzionista (La dottrina dell'evoluzione, 1878; Le forme e le leggi dell'evoluzione, 1881) che lo portò a rifiutare in blocco le tradizionali correnti della pedagogia risorgimentale, da lui giudicata troppo astratta e retorica, in quanto fondata su «una psicologia non sufficientemente attenta all'individuo concreto». Secondo il D.D. l'uomo era solamente un'espressione del processo evolutivo e l'educazione era ritenuta «forma dello stesso processo, che adopera la natura per lo sviluppo degli organismi». Ne conseguiva che la pedagogia come scienza avrebbe dovuto studiare il proprio soggetto da educare e da formare non in sé, ma in relazione all'ambiente fisico e sociale circostante e nel quale viveva quotidianamente, proprio perché «ogni epoca richiede una speciale educazione relativa ad essa» (Scienza comparata dell'educazione, 1908-1913, 4 voll.).

Il D.D. sostenne la necessità dell'«emancipazione pedagogica» dalla religione, rispondente a uno stadio oramai superato di conoscenza e di organizzazione sociale, ma si disse anche contrario a una scuola priva di una «concezione della vita»; e relativamente agli asili d'infanzia e all'istruzione primaria ritenne il «sentimento del divino» e le «idee di Dio, della Provvidenza e dell'Immortalità dell'anima» elementi indispensabili per «dar forza imperativa e assolutezza alla moralità».

Fu convinto sostenitore dell'emancipazione e del diritto all'educazione della donna, nonché dell'educazione sessuale, la cui prima e fondamentale forma pose nella coeducazione dei sessi, da iniziare in famiglia e proseguire «nelle scuole di tutti i gradi».

Alla luce di una concezione statalista, laica e naturalista dell'educazione, il docente pavese sviluppò nel corso della sua attività intellettuale un'analisi attenta delle istituzioni scolastiche dell'Italia post-unitaria, cercando da un lato di metterne a fuoco carenze e difficoltà, dall'altro di proporre precisi rimedi, dettati da una «visione democratico-egualitaria del ruolo dell'istruzione pubblica che viene ad articolarsi in un preciso programma neoilluministico». Tale impegno educativo condusse il D.D. a sostenere quel movimento d'opinione che prese il nome di Partito nazionale della scuola e che ebbe quale organo di diffusione dei propri indirizzi la pubblicazione «Annata pedagogica» (SPES, n. 32), nata a Milano nel 1899 per volere dello stesso D.D. (e peraltro uscita per un solo triennio).

Nelle sue analisi il pedagogista lamentò che la scuola elementare italiana fosse «difficilissima» e troppo lontana dalle esigenze del popolo. Era pertanto necessario che essa si ispirasse maggiormente alla «logica dell'utile» e non del «superfluo», rispondendo così ai bisogni delle classi agricole ed operaie e divenendo una scuola «popolare e nazionale». Anche sul terreno della scuola secondaria, il D. cercò di inserirsi nel mai sopito dibattito tra i sostenitori della superiorità dell'istruzione classica su quella tecnica e quelli che invece sostenevano il contrario (Classicismo e tecnicismo in Idee per una scienza dell'educazione, 1900), auspicando un superamento del dualismo imperante, attraverso la riunificazione dei due tipi di scuola.

Molto severo fu inoltre il suo giudizio sull'università italiana (Le Università trasformate in Comuni scientifici, 1890) a causa delle notevoli lacune presenti nell'impianto legislativo e burocratico. Di qui la necessità, secondo il D.D., di interventi capaci di rinnovare alla radice le strutture universitarie, restituendo il giusto valore alla figura dello studente, ricollegando gli atenei alla società circostante e «sovraordinando allo Stato la libertà della scienza», nel tentativo finale di conferire all'università il volto di una «Comune della scienza».

Duramente contrastato per le sue teorie filosofiche e pedagogiche dagli idealisti, Gentile in primis, che lo accusarono di «scientismo», «dommatismo» e «materialismo», il D.D. morì a Milano, quasi dimenticato, il 16 novembre 1930.

[Marco Antonio D'Arcangeli, Luigiaurelio Pomante]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., fondo Personale (1860-1880), b. 707; Direzione Generale Istruzione Superiore, Personale Insegnante, 2° versamento, I serie (1900-1940), b. 48; Consiglio superiore P.I. Atti, I serie a (1849-1903), 1881, b. 140, f. 219, sf. 25; Archivio di deposito dell'Università di Pavia, fondo Personale docente, f. De Dominicis.

DBI, vol. XXXIII, pp. 637-640; DEP, vol. I, p. 655; EIPS, vol. I, pp. 362-363; EP, vol. II, cc. 3549-3542; IBI, vol. IV, p. 1188; PE, p. 165; SPES, nn. 32, 48 e 939; necrologio, in «Rivista pedagogica», 1930, n. 1, pp. 754-755 e in Annuario della Regia Università di Pavia. Anno accademico 1930-1931, Pavia, Tip. Succ. Bizzoni, 1931, pp. 239-240.

F. Modugno, Ardigò e De Dominicis, ovvero i due sistemi di filosofia positiva in Italia, Torino, Loescher, 1882; F. Giuffrida, Il fallimento della pedagogia scientifica, Città di Castello, Il Solco, 1920, pp. 139-164; S. Caramella, Studi sul positivismo pedagogico, Firenze, Soc. Ed. La Voce, 1921, pp. 135-151; G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia. I positivisti, Messina, Principato, 1921, pp. 195-210; G. Flores D'Arcais, La pedagogia di Saverio De Dominicis, in «Rassegna di pedagogia», 1951, nn. 4-5, pp. 193-205; E. Liguori, Studi sul positivismo pedagogico italiano, Milano, Viola, 1952, pp. 689-737 e 789; R. Tisato, Studi sul positivismo pedagogico in Italia, Padova, Radar, 1967, pp. 99-126; M. Rossi, Università e società in Italia alla fine dell'800, Firenze, La Nuova Italia, 1976, pp. 43-57; R. Tisato (ed.), Positivismo pedagogico italiano. Angiulli, Siciliani, Ardigò, Fornelli, De Dominicis, Torino, Utet, 1976, pp. 849-906; A, Scocca, M. Feliciano, Storia di Buonalbergo. Dal 1500 alla Costituzione Repubblicana, Casalbore, Arti grafiche di Ieso, 1995, pp. 175-184; A.M. Colaci, La riflessione pedagogica di Saverio de Dominicis, Lecce, Pensa Multimedia, 2003.