De Cesare Carlo

Professioni: Uomo politico
Ambiti di produzione: Divulgazione agraria, economia, educazione femminile, politica scolastica
Luoghi di attività: Puglia, Italia

Carlo De Cesare nacque a Spinazzola (Barletta) il 12 novembre 1824. Portò a termine gli studi liceali nel collegio di Potenza e, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza a Napoli, si cimentò nella prosa e nella poesia con forti venature romantiche (Il Conte di Minervino, 1845; La Lira Peuceta, 1856). Le antiche idee liberali di famiglia – il padre Raffaele aveva partecipato ai moti del 1799 – furono coltivate con senso di moderazione e con partecipazione critica come dimostra la denuncia della «infinita turba di poetizzi destituiti di ogni coltura» con cui concludeva un'analisi nella quale il 1848 era presentato come un giudice implacabile e definitivo: la generazione romantica aveva fallito il suo scopo.

Secondo il D.C. occorreva riscoprire i «pedanti» ( Basilio Puoti, Francesco Saverio Baldacchini) non per imitarli, ma per rilanciare la funzione e il senso nazionale della loro opera, condividendo con Vincenzo Torelli e Giovanni Girelli i sentimenti di quel gruppo di giornalisti e scrittori che a Napoli proponevano una letteratura impregnata di impegno civile.

In seguito ai moti del 1848, per sfuggire alla polizia borbonica, il D.C fu costretto a vivere per due anni alla macchia. Nel 1851 si consegnò alla giustizia; processato, venne assolto, ma gli fu attribuita la qualifica di «attendibile» per cui fu confinato. Nel 1853 fu arrestato nuovamente con il fratello Michelangelo e altri liberali di Spinazzola. Tradotto nel castello di Barletta, il D.C. fu qui sottoposto a domicilio coatto per diversi mesi e poi gli fu imposto un corso di esercizi spirituali nel convento dei Paolotti di Bari.

Il lungo esilio, gli anni di studio e di riflessione lo convinsero che solo attraverso una decisa azione educativa attuata su più piani (diffusione della scuola, rinnovamento della vita agraria, giornalismo militante) avrebbe potuto creare una coscienza nazionale matura. Allo scritto Dell'educazione della donna in Italia (1846) con cui diede avvio ai suoi interessi pedagogici, seguirono altri testi dedicati all'educazione.

Nel libro Intorno alla ricchezza pugliese (1853), il D.C. delineò la figura ideale del proprietario-agricoltore: competente, studioso, presente nei campi, vicino ai coloni, favorevole alla loro istruzione. Tesi esposte e ampliate in altri testi come Della educazione alle arti ed ai mestieri (1858), Manuale popolare di economia pubblica (1862, testo a lungo adottato nei corsi tecnici) e altri saggi. Contribuì inoltre al miglioramento della scienza statistica con Sul metodo statistico e Della scienza statistica e del modo di ordinare le statistiche (entrambi del 1857).

L'ultimo ventennio della sua vita fu segnato da un'intensa vita politica e istituzionale: deputato nel 1861, poi segretario del Ministero di Agricoltura, Commercio e Industria, consigliere alla Corte dei conti e nel 1875 consigliere della commissione di inchiesta sulle condizioni della Sicilia (impegni che non lo distolsero dagli studi di economia, Le due scuole economiche, 1875), infine senatore nel 1876. Il D.C. morì a Roma il 12 ottobre 1882.

[Raffaele Tumino]

Bibliografia: G. Petroni, Commemorazione di Carlo De Cesare, Napoli, Nobile, 1883; Mezzogiorno e Stato Unitario in «Annuali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Bari», 1975, pp. 283-334; E. Corvaglia, Prima del Meridionalismo. Tra cultura napoletana e istituzioni unitarie. Carlo De Cesare, Napoli, Guida, 2001.