De Amicis Edmondo

Professioni: Scrittore
Ambiti di produzione: Letteratura italiana, letteratura per l'infanzia, socialismo
Luoghi di attività: Liguria, Piemonte, Italia

Edmondo De Amicis nacque a Oneglia (Imperia) il 21 ottobre 1846. Dopo aver conseguito il grado di sottotenente alla Scuola militare di Modena, partecipò alla terza guerra d'indipendenza (1866) e assistette alla presa di Roma (1870) come corrispondente dell'«Italia militare». Poco dopo abbandonò il servizio militare e iniziò a tempo pieno l'attività di giornalista e scrittore.

Fra il 1872 e il 1879 visitò, come inviato, Spagna, Olanda, Marocco, Parigi, Londra, Costantinopoli e ottenne lusinghieri successi di pubblico che seguiva le sue corrispondenze dall'estero sui periodici e poi acquistava i volumi che le riunirono. A partire proprio dai libri di viaggio l'amicizia con l'editore Treves gli consentì di lavorare serenamente, sicuro di incontrare ormai il gusto medio e le aspettative della maggioranza dei lettori. La sua fama, dopo il successo di Cuore (1886), non venne offuscata neppure dall'adesione al socialismo (1891) e dal successivo impegno di scrittore civile.

Alla fine del secolo alcune tragedie in famiglia (la morte dell'amatissima madre nel luglio 1898, il suicidio inspiegabile del figlio ventunenne Furio nel novembre dello stesso anno, la drammatica separazione dalla moglie) lo allontanarono dall'impegno politico (rinunciò al seggio parlamentare conquistato a Milano) e lo fecero tornare al bozzettismo delle prime prove narrative.

Nel 1908 la sua morte improvvisa in un albergo di Bordighera (11 marzo) lasciò sgomento l'intero Paese al punto che il trasporto in treno della salma a Torino avvenne fra ali di uomini, donne e bambini sistemati ai due lati dei binari in devotissimo omaggio.

Il percorso umano e letterario del D.A. si intreccia saldamente alle vicende del giovane Stato unitario a partire dal 1868, da quando, sottotenente dell'esercito, pubblica i bozzetti di La vita militare, che, mettendo in evidenza il «cuore» che batte sotto ogni divisa, valorizzavano il legame fra esercito e Nazione e indicavano la precisa scelta verso un tipo di narrazione che privilegiava lo spazio breve della novella, del bozzetto, del documento confidenziale.

Nelle esperienze successive, lo scrittore ligure assecondò i gusti del nuovo pubblico borghese desideroso di sottrarsi con brividi, fantasticherie, esotismo al provincialismo dell'Italietta. Nelle descrizioni indulge su aspetti straordinari, particolari «scabrosi», dall'hascisc fumato in Marocco alla civetteria delle donne turche di Costantinopoli.

Esercito e «viaggi di carta», naturalmente, non potevano bastare a formare una coscienza nazionale; ecco quindi la scuola come «fabbrica» dei nuovi Italiani con il successo di Cuore e la vibrante denuncia de Il romanzo d'un maestro (1890) la cui stesura, iniziata prima di Cuore, fu interrotta per dare spazio all'elaborazione del testo per ragazzi cui il D.A. si dedicò con straordinaria intensità. Il 1° giugno 1886 scrive alla nobildonna fiorentina Emilia Peruzzi, amica e confidente: «Cara Signora Emilia, questa notte al tocco, dopo sette mesi di lavoro continuo, ho scritto l'ultima parola d'un libro per ragazzi, intitolato Cuore; e il mio pensiero è corso subito a Lei, cara madre mia, a cui sarei stato così felice di poter dire di viva voce, come altre volte: “Ho finito”».

La lettera è testimonianza attendibile dell'impegno di De Amicis a consegnare ai giovani lettori un'opera buona, educativa, ricca di «mille sfumature di sentimenti delicati e poetici» e soprattutto giustifica la «geometria» del testo, solidamente impianto su tre blocchi distinti, ma complementari: quello del diario dell'anno scolastico tenuto da Enrico, quello degli interventi epistolari dei genitori e della sorella, quello dei racconti mensili.

Cuore, anche grazie alla sapiente «regia» dell'editore Treves, divenne subito testo di riferimento per quanti riconoscevano la necessità di rendere uomini i tanti giovani Enrico della nuova Italia nel rispetto delle affettuose aspettative dei genitori e delle nobili attese della Patria; non a caso De Amicis utilizzò i figli dei ceti subalterni (Coretti, Garrone, Precossi, Crossi, Franti) come esempio ai «borghesi piccoli» di produttività e di crescita opportunamente imposta dalla necessità, e gli stessi racconti mensili, giocati su protagonisti delle diverse ragioni italiane, sono l'esempio più persuasivo dello sforzo dello scrittore di calare in una buona narrativa la sua visione del mondo.

Il romanzo d'un maestro si muove su binari diversi: è un romanzo-documento in cui il D.A., attraverso le vicende del maestro Ratti, mette a nudo le contraddizioni del sistema scolastico italiano, le carenze strutturali, ma anche le debolezze personali di un corpo docente e dirigente disomogeneo e non sempre preparato.

Nel 1889 il D.A. pubblicò Sull'Oceano, resoconto di un viaggio in America latina compiuto cinque anni prima a bordo del piroscafo «Nord America» partito da Genova e diretto a Buenos Aires carico anche di emigranti: i precedenti del D.A. viaggiatore, attento a strizzar l'occhio al suo lettore borghese, vengono in questo caso cancellati e lo scrittore racconta con impegno documentario la miseria, la disperazione, la sofferenza di quanti sono costretti dalla povertà a lasciare l'Italia.

Si tratta, dunque, di un documento fondamentale che apre al D.A. gli spazi della «quistione sociale»: fra il 1891 e il 1892 si accosta al socialismo e inizia a scrivere un romanzo dal titolo Primo maggio (il 1° maggio 1890 era stata celebrata per la prima volta nel mondo la festa del lavoro), che avrebbe dovuto avvicinare le masse alle nuove idee, ma anche persuadere i ricchi, i borghesi della necessità di promuovere una maggior giustizia sociale.

Il romanzo, per diversi motivi (politici, artistici, di famiglia), non uscì (sarà poi pubblicato postumo, a cura di Pino Boero e Giorgio Bertone, nel 1980 da Garzanti) e il D.A. si limitò a collaborare a periodici socialisti con racconti e riflessioni destinati poi a confluire in opuscoli di propaganda o in un volume dal titolo significativo di Lotte civili (1890).

Dagli anni '90 alla morte, però, l'attività dello scrittore non fu scandita solo dall'impegno politico o dalle tristi vicende famigliari: fra il 1892 e il 1908 uscirono Fra scuola e casa, la Carrozza di tutti, i Ricordi d'Infanzia e di Scuola, Nel Regno dell'Amore, che contengono vivacissimi bozzetti, racconti, descrizioni di tipi originali e nel 1905 (è, non casualmente, l'anno dei nuovi programmi per la scuola elementare) arrivò in libreria L'idioma gentile conclusione del lungo processo di riflessioni sulla lingua che lo scrittore aveva iniziato negli anni '70: netta ostilità verso il dialetto, ansia di una lingua unitaria in nome del processo di unificazione politica e sociale, diffusione del modello fiorentino di italiano.

Nonostante ironie e dissacrazioni, il D.A. risulta il miglior testimone del processo formativo della Nazione sia per i contenuti sia per le forme di una comunicazione letteraria diventata simbolo dell'era preistorica delle comunicazioni di massa. il D.A. morì, come detto, a Bordighera (Imperia) l'11 marzo 1908.

[Pino Boero]

Fonti e bibliografia: Biblioteca civica, Imperia, fondo De Amicis; altra documentazione presso la Biblioteca nazionale centrale, Firenze, fondo Peruzzi e in altre biblioteche.

M. Mosso, I tempi del Cuore. Vita e lettere di Edmondo De Amicis ed Emilio Treves, Milano, Mondadori, 1925; A. Faeti, Letteratura per l'infanzia, Scandicci, La Nuova Italia, 1977, passim; Edmondo De Amicis. Atti del Convegno nazionale di studi, a cura di F. Contorbia, Imperia-Milano, Comune di Imperia-Garzanti, 1985; Cent'anni di Cuore. Una mostra per rileggere il libro, Torino, Allemandi, 1986; L. Tamburini, Teresa ed Edmondo De Amicis dramma in un interno, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1990; W. Cesana, Edmondo De Amicis negli anni cuneesi 1848-1862, Cuneo, Nerosubianco, 2008; Edmondo De Amicis. Le immagini, i libri, a cura di F. Contorbia, Imperia, Comune di Imperia, 2008.