Crispolti Filippo

Professioni: Scrittore, uomo politico
Ambiti di produzione: Insegnamento religioso, libertà di insegnamento, movimento cattolico, politica scolastica
Luoghi di attività: Lazio, Piemonte, Italia

Di nobili natali, figlio del marchese Tommaso e della contessa Giovanna Bentivoglio, Filippo Crispolti nacque a Rieti il 25 aprile 1857 e ricevette privatamente la prima istruzione, poi completata a Spoleto e a Perugia, presso il collegio dei Gesuiti. Conseguita la licenza liceale nel 1874, studiò quindi Giurisprudenza a Roma ove si laureò nel 1878.

La sua vera passione fu però il giornalismo che coltivò per tutta la vita, alternandolo con l'impegno politico nel movimento cattolico. Fondò dapprima la «Rivista romana di scienze e di lettere», insieme a un gruppo di coetanei studenti come lui, e poi collaborò con varie testate tra cui l'«Osservatore romano», la «Rivista italiana» e la «Rassegna italiana». Dopo il 1883 si trasferì a Torino, alla redazione del periodico «Emporio popolare» (poi «Corriere nazionale»), divenendone il redattore capo. Nel 1887 tornò a Roma nella redazione dell'«Osservatore romano», di cui lo zio Cesare era diventato direttore e proprietario.

Attivamente impegnato nella militanza cattolica, presiedette nel 1892 l'Unione romana per le elezioni amministrative e, nel 1894, il Circolo romano di studi sociali «S. Sebastiano», di cui era stato anche uno dei promotori. Fu personalità prudente e realista che seppe tenere nelle varie situazioni posizioni di mediazione, puntando soprattutto a rafforzare la presenza cattolica in Italia attraverso un intervento più attivo dei cattolici nella società civile e politica.

Nel 1890 il C. pubblicò Il laicato cattolico italiano, saggio nel quale distingueva i cattolici tra «conservatori» (disposti a scendere a patti con il liberalismo), «codini» (aspiranti a una restaurazione legittimista) e «clericali» (miranti a difendere gli interessi del papato) cui egli affermava di appartenere. In un successivo scritto, la conferenza Gli effetti dell'astensione politica dei cattolici (14 marzo 1897) delineò i contenuti del patriottismo cattolico, il loro centro di aggregazione nel papato, auspicando la formazione di un partito cattolico che si facesse carico degli interessi della Chiesa.

Eletto consigliere comunale di Roma nel 1893, rimase in consiglio fino al 1896. In concomitanza con l'attività politica, continuò però sempre a lavorare nel giornalismo, collaborando a vari quotidiani e periodici. Nel 1896 diede vita a Bologna, insieme a Giovanni Acquaderni e Giovanni Grosoli, al nuovo quotidiano cattolico «L'Avvenire» che diresse fino al 1902. Trasferitosi nuovamente a Torino, dal 1906 fu il leader del gruppo clericale nel consiglio comunale cittadino.

Il suo nome è inoltre associato a un'intensa attività come conferenziere sui temi della moralità pubblica e della scuola. In quest'ultimo ambito fu uno strenuo sostenitore delle rivendicazioni del mondo cattolico di quegli anni, in specie la libertà scolastica e l'insegnamento religioso nella scuola elementare. Fu presidente dei congressi cattolici di Genova sulla scuola (1908) e di Modena (1910). Sua la prefazione al libro di Romualdo Castelli, La vita morale e la missione educatrice della scuola (1907). Nel 1919 diede alle stampe alcune «lettere pedagogiche» nel volume Il rinnovamento dell'educazione, nel quale si indicavano i fondamenti morali e religiosi dell'educazione cristiana, testo elogiato dalla «Civiltà cattolica». Espresse in numerose circostanze e in vari scritti il suo apprezzamento per la pedagogia di don Bosco e per l'attività educativa dei Salesiani.

Dal 1919 al 1923 diresse «Il Cittadino» e dal 1927 al 1939 «Il Momento» e, sul versante politico, contribuì alla fondazione e al consolidamento del Partito popolare italiano di cui fu deputato e poi senatore (1922). Tra il 1923 e il 1924 ricoprì la carica di membro del Consiglio superiore della P.I. Avvicinatosi con altri ex popolari al fascismo, si allineò su posizioni sostanzialmente subalterne all'ormai trionfante fascismo, pur nella strenua difesa dei diritti educativi della Chiesa e della famiglia.

Il C. fu penna brillante e seppe esprimersi in vari ambiti della scrittura. Pubblicò infatti poesie, romanzi, vite di santi, ricordi personali, polemiche e studi letterari, specie su Manzoni e su Fogazzaro, del quale fu molto amico. Il C. morì a Roma il 2 marzo 1942.

[Irene Palombo]

Fonti e bibliografia: carte del C. sono conservate presso l'Archivio dei Padri domenicani alla Minerva a Roma, lascito Filippo Crispolti, Semeria, H.III. 21; C. Gasbarri, Filippo Crispolti e il suo archivio, in «L'Urbe», 1972, n. 5, pp. 20-29; 1973, n. 1, pp. 12-22, n. 2, pp. 29-40 e n. 3, pp. 30-38; L'epistolario Semeria-Crispolti, in «Barnabiti Studi», 2010, pp. 289-310.

DBI, vol. XXX, pp. 813-818; DSMCI, vol. II, pp. 137-142.

E. Martire, Filippo Crispolti. Note biografiche, Milano, Pro Familia, 1943; M.L. Salvadori, Il movimento cattolico a Torino. 1911-1915, Torino, Einaudi, 1969, ad indicem; G. De Rosa, Il movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Roma-Bari, Laterza, 1974, pp. 7, 23, 8, 144-145, 195 e passim.