Cremona Luigi

Professioni: Professore, professore universitario, uomo politico, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Editoria scolastica, matematica, politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia, Italia

Luigi Cremona nacque il 7 dicembre 1830 a Pavia, primo di quattro figli, l'ultimo dei quali, Tranquillo (1837-1878) fu rinomato pittore. Durante la gioventù a Groppello, dove trascorreva le vacanze, entrò in amicizia con la famiglia Cairoli, in particolare con Benedetto con cui condivise sentimenti liberali e patriottici che lo portarono a partecipare attivamente alle vicende del 1848-1849. Nell'università di Pavia ebbe a maestri Antonio Bordoni e Francesco Brioschi, laureandosi in Ingegneria civile e architettura nel 1853.

Insegnò per qualche anno nelle scuole secondarie, prima come ripetitore e poi come professore nel ginnasio di Pavia, quindi in quello di Cremona e infine nel liceo di S. Alessandro (oggi liceo «Beccaria») di Milano. Nel 1860, cessato il governo pontificio, fu chiamato sulla cattedra di Geometria superiore nell'università di Bologna, in cui pronunciò una celebre prolusione.

Nel 1867 per iniziativa del Brioschi si trasferì presso il Politecnico di Milano per insegnarvi Statica grafica, disciplina di cui il C. assieme a Carl Culmann del Politecnico di Zurigo, può considerarsi uno dei fondatori; contemporaneamente fu docente di Geometria superiore nei corsi che il Brioschi aveva aperto nel Politecnico stesso per formare i professori degli istituti tecnici. Pochi anni dopo, nel 1873, fu chiamato a Roma per riordinare e dirigere la Scuola degli ingegneri.

Senatore dal 1879, nel 1898, per un solo mese (dal 1° al 29 giugno), ricoprì l'incarico di ministro della P.I. Il C. fu a lungo membro del Consiglio superiore della P.I. e ne fu anche il vice-presidente. Fu autore di un progetto di legge sull'istruzione superiore che non ebbe seguito), ma che mostrava sue aspirazioni più alte riguardo all'istruzione in Italia

L'importanza dell'organizzazione didattica e dell'avviamento al lavoro scientifico, una visione unitaria della cultura e il requisito di eccellenza ne sono alla base. Il C., infatti, proponeva l'istituzione di una facoltà filosofica sul modello tedesco che raccogliesse tutti gli insegnamenti non professionalizzanti delle facoltà di lettere e di scienze non solo allo scopo di facilitare lo scambio intellettuale, ma anche per poter inquadrare nuove discipline quali la sociologia, l'antropologia, ecc., e di ristabilire «la grande unità logica del sapere umano».

La sua influenza sull'organizzazione degli studi matematici in Italia fu assai superiore a quella che poteva derivare dalla breve durata delle responsabilità ministeriali e si esplicò soprattutto in Parlamento, in cui la sua autorità nelle questioni scolastiche era grandissima, nei concorsi universitari e nella capacità di orientare le scelte ministeriali. Fu una delle figure più salienti della matematica italiana del secondo '800 che con i suoi studi e la sua scuola riuscì a far emergere sulla scena internazionale.

I contributi personali del C. alla matematica non sono moltissimi, avendo dedicato gran parte della sua attività alla vita politica e all'organizzazione della vita scolastica del nuovo Stato italiano. Tuttavia con lo studio delle trasformazioni birazionali, dette poi «cremoniane», il C. pose le basi della geometria algebrica e della scuola geometrica italiana. L'opera del C. «chiuse un'epoca per aprirne una nuova» (Castelnuovo, 1930, p. 613). Infatti con il C. la geometria proiettiva raggiunse le mete più alte ed è con le trasformazioni cremoniane che aprì un nuovo indirizzo di ricerche (ved. in particolare le due note del 1863 e 1864 Sulle trasformazioni geometriche delle figure piane, Nota I e Nota II (Opere matematiche di Luigi Cremona, Milano Hoepli, 1915, vol. II, pp. 54-61 e 193-218). Notevoli furono anche i suoi contributi alla statica grafica (diagrammi cremoniani).

Larga influenza ebbe il C. nell'ordinamento e nei programmi delle scuole secondarie italiane e nella metodologia didattica. Pubblicò tra il 1865 e il 1868 la traduzione degli Elementi di Matematica di Richard Baltzer, e con Enrico Betti e il Brioschi propugnò e difese l'adozione per le scuole classiche del metodo euclideo (1867). Riteneva infatti che la matematica nella scuola secondaria dovesse essere considerata come una ginnastica della mente mirata a sviluppare il pensiero razionale e che gli Elementi di Euclide rappresentassero «il più perfetto modello di rigore geometrico». Il ritorno a Euclide suscitò vivaci discussioni e anche opposizioni sia fra gli insegnanti, sia fra i professori universitari, ma ebbe il merito di stimolare, come il C. auspicava, la fioritura di una manualistica italiana di alto livello, molto apprezzata anche all'estero.

Al matematico pavese C. si deve inoltre l'introduzione dell'insegnamento della Geometria proiettiva negli istituti tecnici (1871) a cui dedicò il manuale Elementi di Geometria proiettiva (1873), tradotto in francese, tedesco ed inglese, che nelle sue intenzioni doveva essere «un trattato elementare scritto a bella posta per le scuole italiane» e «avere un carattere tecnico, doveva cioè condurre prontamente gli scolari ad applicare le cognizioni teoriche al disegno» (pp. VIII, X). Gli esercizi e i problemi che corredano il testo, inoltre, hanno, secondo il C., lo scopo di far sì «che ogni giorno gli scolari facciano deduzioni e soluzioni da sé; non si costringano alla sola parte passiva dell'ascoltare e ripetere le cose dette dal maestro, ma si facciano concorrere attivamente allo sviluppo di cose nuove; in questo modo e non altrimenti si riuscirà ad accendere in essi l'amore allo studio» (p. XII).

Il C. morì a Roma il 10 giugno 1903. Accademico dei Lincei, gli fu intitolato nel cinquantenario dalla morte (1953) l'istituto di Geometria dell'università di Bologna.

[Livia Giacardi]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Superiore, Fascicolo personale insegnante (1900-1940), II versamento, I serie, b. 44.

DBI, vol. XXX, pp. 606-611; DSB, vol. III, pp. 467-469; necrologio in «Rendiconti dell'Istituto Lombardo», 1906, pp. 95-155.

G. Loria, Luigi Cremona et son oeuvre mathématique, in «Biblioteca matematica», 1905, n. 5, pp. 125-195; E. Bertini, Della vita e delle opere di Luigi Cremona in Opere matematiche di Luigi Cremona, Milano, Hoepli, 1917, t. III, pp. V-XXII; G. Castelnuovo, Luigi Cremona nel centenario della nascita, in «Rendiconti della Reale Accademia del Lincei», 1930, pp. 613-618; Celebrazione di Luigi Cremona nel cinquantenario della morte, Bologna, Tip. Compositori, 1953; L. Giacardi, I manuali per l'insegnamento della geometria elementare in Italia tra Otto e Novecento, in TESEO, pp. XCVII-CXXIII; Luigi Cremona (1830-1903): convegno di studi matematici, Milano, Istituto Lombardo di scienze e lettere, 2005; S. Di Sieno, Luigi Cremona e la formazione tecnica pre-universitaria nella seconda metà dell'Ottocento, in L. Giacardi (ed.), Da Casati a Gentile. Momenti di storia dell'insegnamento secondario della matematica in Italia, La Spezia, Agorà edizioni, 2006, pp. 99-124;. A. Brigaglia, S. Di Sieno, L'opera politica di Luigi Cremona attraverso la sua corrispondenza. Prima parte, in «La Matematica nella società e nella cultura», 2009, pp. 353-388, Seconda parte. Il crollo delle speranze e il lavoro organizzativo, ivi, 2010, pp. 166-168; R. Scoth, Questioni didattiche e divulgazione scientifica: gli interventi di Luigi Cremona sull'«Effemeride della Pubblica Istruzione» (1860-1865), in «Bollettino di storia delle scienze matematiche», 2010, n. 1, 81-110; http://www.luigi-cremona.it/, a cura di A. Brigaglia, S.Di Sieno.