Credaro Luigi

Professioni: Professore, professore universitario, uomo politico, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Associazionismo magistrale, filosofia, pedagogia, politica scolastica, stampa pedagogica, storia della pedagogia
Luoghi di attività: Lombardia, Italia

Luigi Credaro nacque a Sondrio il 15 gennaio 1860 da Andrea e Maria Baldini, poverissimi contadini. Nel 1879 si iscrisse alla facoltà di Filosofia e Lettere dell'università di Pavia che poté frequentare grazie a un posto gratuito di convittore nel collegio «Ghislieri». Allievo, fra gli altri, di Fausto Saverio De Dominicis e di Giacomo Barzellotti, si legò, in particolare, a Carlo Cantoni, caposcuola del neocriticismo italiano. Si laureò in Filosofia il 3 luglio 1883 con la tesi Alfonso Testa e i primordî del Kantismo in Italia. Reggente di Filosofia al liceo di Fano dal dicembre 1883, il 24 dicembre 1885 sposò Luigia Elisabetta Paini, sua impareggiabile compagna di vita; nel settembre 1886 fu trasferito a Sondrio.

Vinto un posto di perfezionamento all'estero, dall'aprile 1887 al febbraio 1888 il C. soggiornò a Lipsia e qui entrò a contatto con la pedagogia di Johan F. Herbart, non solo sul piano teorico, ma anche nel suo impatto su metodi e ordinamenti scolastici tedeschi, e con la psicologia di Wilhelm Wundt, di cui frequentò il laboratorio sperimentale. Dopo Lipsia il C. abbandonò il neocriticismo spiritualistico cantoniano: una decisa opzione antimetafisica sostenne sia una visuale «strumentalistica» della conoscenza, ancorata all'esperienza e alla prassi sociale e politica, sia una concezione dei valori quali prodotti storico-sociali.

Rientrato in Italia, il C. fu trasferito prima al liceo di Lucera, poi all'«Umberto I» di Roma, ove dal novembre 1888 ebbe anche l'incarico di Filosofia e Pedagogia all'Istituto superiore femminile di Magistero. Fra il 1889 e il 1893 uscirono i due volumi su Lo scetticismo degli Accademici: il primo valse a C. la nomina a straordinario di Storia della filosofia presso l'università di Pavia e il secondo la promozione a ordinario. Dal 1891 curò, con Antonio Martinazzoli, la pubblicazione del Dizionario illustrato di pedagogia, che uscì a dispense sino al 1908.

Nel 1895 fu eletto alla Camera dei deputati per il Partito radicale nel collegio di Tirano. Sempre confermato sino alla XXIV legislatura, il 6 ottobre 1919 fu nominato senatore. Assessore alla P.I. al comune di Pavia (dicembre 1899-luglio 1902), istituì, nel 1900, la refezione scolastica: iniziativa che ebbe eco nazionale al pari del discorso tenuto all'ateneo di Pavia il 15 novembre dello stesso anno, in cui difese La libertà accademica.

Ancora nel 1900 uscì La pedagogia di G.F. Herbart, l'opera più fortunata del C. (ebbe ben cinque edizioni, l'ultima nel 1935; fu tradotta in tedesco nel 1913), piana e organica esposizione della teoresi educativa dell'oldenburghese che influenzò per almeno due decenni, la scuola e la pedagogia italiane. Il 27 maggio 1902 fu chiamato sulla cattedra di Pedagogia della facoltà di Filosofia e Lettere della «Sapienza» di Roma in sostituzione di Antonio Labriola: nella prolusione del 15 gennaio 1903, L'insegnamento universitario della pedagogia, nella sua «pedagogia teoretica» ampliò il modello herbartiano affiancando alla psicologia e all'etica, scienze rispettivamente dei mezzi e dei fini dell'educazione, la sociologia. Fu preside di facoltà dal 1903-1904 al 1909-1910 (con interruzione nel 1905-1906) e dal 1918 al 1920.

Nell'aprile 1901, dopo un anno di intenso impegno, assolvendo all'incarico ricevuto dall'Associazione della stampa scolastica, il C. fondò l'Unione magistrale nazionale, prima organizzazione unitaria dei maestri italiani, assumendone la presidenza; si dimise nel 1904, quando in occasione del IV Congresso l'Unione decise di schierarsi con i partiti democratici abbandonando la linea della apoliticità di cui il C. fu fermo assertore.

Definito «il più giolittiano dei radicali», il C. fece via via proprio il progetto dello statista piemontese teso a far confluire le masse popolari nell'alveo dello Stato liberale, risentendo della sua ambiguità e della sua graduale involuzione conservatrice. Ebbe larga parte nella messa a punto di numerosi provvedimenti per la scuola, in particolare della legge 24 dicembre 1904, n. 689, che istituì nelle università il Corso di perfezionamento per i licenziati dalle scuole normali (Scuola pedagogica) istituto che offrì ai maestri per la prima volta un effettivo e qualificato accesso all'istruzione superiore e che per iniziativa del C. fu subito aperto nell'ateneo romano.

Nella primavera del 1907 il C. diede vita all'Associazione nazionale per gli studi pedagogici, sodalizio aperto a tutti gli insegnanti mirato ad elevare il tenore scientifico della pedagogia e della scuola italiane. L'associazione si esaurì con l'età giolittiana; il suo organo, la «Rivista pedagogica» (1908-1939, SPES. n. 943), quasi ininterrottamente diretto, s'impose invece fra le voci più rappresentative del primo '900 italiano.

Lunga e fruttuosa fu la sua attività ministeriale; sottosegretario nel 1906, il C. fu poi ministro della P.I. dal 31 marzo 1910 al 19 marzo 1914. I principali provvedimenti varati in questi anni furono la legge 4 giugno 1911, n. 487 (firmata anche dal predecessore Edoardo Daneo) che sancì il passaggio della gestione delle scuole elementari dai comuni, eccettuati i capoluoghi di provincia e circondario, allo Stato; la legge. 21 luglio 1911, n. 860, che istituì i licei moderni; la legge 21 luglio 1911, n. 861, che istituì i corsi magistrali biennali nei comuni privi di scuole normali e dotati di ginnasio isolato. L'attività legislativa fu affiancata dall'emanazione delle Istruzioni, programmi e orari per gli asili infantili e i giardini d'infanzia (1914) e dai Provvedimenti per l'insegnamento industriale e commerciale, varata con il ministero economico (1912). Dal 1917 al 1923 fu vice-presidente del Consiglio superiore della P.I.

Nel 1919 il C. fu nominato commissario generale civile per la Venezia Tridentina ove tentò di normalizzare la vita della regione «redenta» attuando una politica di conciliazione fra le popolazioni locali, di diversa lingua e cultura, e fra queste e lo Stato italiano. Fallì per lo scarso sostegno del governo centrale e la violenta opposizione, in specie, di nazionalisti e fascisti. Fu sollevato dall'incarico nell'ottobre 1922.

L'affermazione del fascismo e dell'attualismo relegarono il C., mai iscritto al Partito fascista, ai margini della vita politica e culturale. Si pronunciò fra il 1923 e il 1925 contro la riforma Gentile e nel 1929 contro il Concordato. Dedicò le ultime energie alla «Sapienza» (diresse dal 1928 la Scuola di perfezionamento in pedagogia) e alla «Rivista pedagogica»; nel 1933 analizzò i rapporti fra la psicoanalisi di Freud e l'educazione. Abbandonando l'insegnamento per raggiunti limiti di età, tenne L'ultima lezione il 4 giugno 1935. Il C. morì a Roma il 16 febbraio 1939.

[Marco Antonio D'Arcangeli]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, fondo Credaro (1892-1922); Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Superiore, fascicoli professori ordinari, 2° versamento, II serie (1900-1940), b. 43; Archivio storico dell'Università di Pavia, Carriera scolastica, c. 625; Archivio storico dell'Università di Roma «La Sapienza», Serie personale docente, f. 64; la biblioteca personale di C. è custodita presso la Biblioteca civica «P. Rajna» di Sondrio. Corrispondenza del C. è conservata in numerosi archivi privati: Istituto italiano per gli studi storici, Napoli, fondo Cantoni; Civiche raccolte storiche, Museo del Risorgimento, Milano, fondo Marcora; Biblioteca «Morcelli»-Pinacoteca «Repossi», Chiari, Brescia, fondo Varisco; Fondazione «Gentile», Biblioteca di Filosofia dell'università di Roma «La Sapienza», Roma e altri.

DBI, vol. XXX, pp. 583-587; EP, vol. II, cc. 3360-3362; PE, pp. 151-152; SPES, n. 943.

E. Santamaria Formìggini, Luigi Credaro, in «Rivista pedagogica», 1931, n. 5, pp. 666-678; La scuola di Pavia di Carlo Cantoni e Giovanni Vidari, ivi, 1934, n. 5, pp. 653-673; M.T. Gentile, Il pensiero e l'opera di Luigi Credaro, Mazara, Società editrice siciliana, 1948; P. Guarnieri, Luigi Credaro. Lo studioso e il politico, Sondrio, Società storica valtellinese, 1979; G. Chiosso, Educazione e valori nell'epistolario di Giovanni Vidari, Brescia, La Scuola, 1984, pp. 58-82; P. Guarnieri (ed.), Luigi Credaro nella scuola e nella storia, Sondrio, Società storica valtellinese, 1986; F. Cambi, L'educazione tra ragione e ideologia. Il fronte antidealistico della pedagogia italiana 1900-1940, Milano, Mursia, 1989, pp. 9, 22, 24, 33, 40, 43-45 e passim; S.Q. Angelini, La scuola tra Comune e Stato. Il passaggio storico della legge Daneo-Credaro, Firenze, Le Lettere, 1998; C. Betti, La prodiga mano dello Stato. Genesi e contenuto della legge Daneo-Credaro (1911), Firenze, Centro editoriale toscano, 1998; L. Bellatalla, Classici e storia della pedagogia: una lezione di Credaro del 1903, in G. Cives, G. Genovesi, P. Russo (edd.), I classici della pedagogia, Milano, Angeli, 1999, pp. 109-124; M.A. D'Arcangeli, Luigi Credaro e la «Rivista Pedagogica» (1908-1939), Roma, Dipartimento di ricerche storico-filosofiche e pedagogiche, 2000; N. Credaro Porta, A. Colombo (edd.), Luigi Credaro il coraggio dell'impegno, Sondrio, ISSREC, 2001; A. Barausse, L'Unione magistrale nazionale. Dalle origini al fascismo. 1901-1925, Brescia, La Scuola, 2002, pp. 10, 20-29, 31, 36-38, 40-43 e passim; I. Volpicelli, Herbart e i suoi epigoni. Genesi e sviluppo di una filosofia dell'educazione, Torino, Utet, 2003, pp. 23, 93-94, 102, 158, 160 e passim; M.A. D'Arcangeli, L'impegno necessario. Filosofia, politica, educazione in Luigi Credaro (1860-1914), Roma, Anicia, 2004; A. Barausse, I maestri all'università. La Scuola pedagogica di Roma (1904-1923), Perugia, Morlacchi, 2005; M. Chiaranda (ed.), Teorie educative e processi di formazione nell'età giolittiana, Lecce, Pensa multimedia, 2005, pp. 89-170; F. Messa, M.A. D'Arcangeli (edd.), Luigi Credaro e la «Rivista Pedagogica», Sondrio, ISSREC, 2009.