Ambrosoli Francesco

Professioni: Scrittore, professore universitario
Ambiti di produzione: Editoria scolastica, letteratura italiana, stampa scolastica
Luoghi di attività: Lombardia

Francesco Ambrosoli nacque a Como il 27 gennaio 1797, studiò nel ginnasio liceo di S. Alessandro e si laureò in Giurisprudenza a Pavia nel 1818. Terminati gli studi, si recò a Milano per darsi all'avvocatura (che tuttavia non riuscì a esercitare per un decreto che impediva l'ingresso di nuovi membri) ed entrò nell'ambiente letterario, stringendo rapporti di amicizia, tra gli altri, con Vincenzo Monti e Pietro Giordani. Per mantenersi si dedicò all'insegnamento privato, dedicandosi contemporaneamente all'approfondimento delle lettere latine, greche e italiane. Questo doppio impegno giovanile lo avrebbe accompagnato nel resto della sua vita.

Nel 1820 scrisse una Grammatica della lingua italiana (1820), ristampata più volte, e tradusse la Storia romana di Tito Livio (1824-1825) e i Commentarii di Giulio Cesare (1828). Frattanto era stato ascritto (1823) tra i collaboratori della «Biblioteca italiana», la più prestigiosa rivista letteraria del tempo, e nel 1825 era stato chiamato a insegnare Retorica nel collegio «Calchi Taeggi» di Milano, ma non ottenne il previsto consenso poiché la polizia lo aveva inserito nei registri dei soggetti «pericolosi». Continuò perciò a esercitare la scrittura, stendendo le note agli Opuscoli di Plutarco volgarizzati da Marcello Adriani (1825) e traducendo l'opera di A.F.G. Freville, Vite di fanciulli celebri, ossia esempi di virtù per la prima età (1826). Commentò la Divina commedia e i Promessi Sposi e scrisse nel 1828 Prose scelte dalle vite dei Santi Padri.

Negli stessi anni l'A. diede un grande apporto alla conoscenza della lingua e della letteratura italiana con il Manuale della lingua italiana (1828) cui fece seguito il Manuale della letteratura italiana (1831), opera che lo rese celebre, più volta riedita. Nel frattempo la sua intensa attività di poligrafo si esercitò anche in altre direzioni con la volgarizzazione di importanti opere dell'antichità (Strabone e Ammiano Marcellino) e la traduzione della Storia della letteratura antica e moderna di Friedrich Schlegel (1828). Negli anni successivi diede ulteriori prove del suo valore con varie raccolte antologiche (Sonetti di ogni secolo della nostra letteratura, 1834; Fiori d'arti e di lettere italiane, 1837 e L'album, Repertorio scientifico artistico letterario, 1841-1842). Riuscì infine a ottenere un incarico nella Biblioteca di Brera e nel 1842 salì sulla cattedra di Filologia latina e greca ed estetica nell'università di Pavia.

Alcuni dei testi citati entrarono nelle scuole e altri furono usati in sede accademica. Collaborò, inoltre, alla stesura del Grande dizionario italiano-francese dell'abate Francesco d'Alberti di Villanova (1842). Nel 1844 scrisse i Dialoghi di varia istruzione, recensiti su «La Guida dell'educatore» dal Thouar (1844, p. 300).

Dopo la parentesi del 1848 quando l'A. si dichiarò a favore dell'indipendenza nazionale, i rapporti col governo si rinsaldarono in occasione del suo contributo alla elaborazione delle riforme per l'istruzione classica in Lombardia. Dal 7 febbraio al 10 aprile 1851 fece parte della commissione voluta dal ministro del culto e della P.I. conte Thun-Hohenstein, che doveva studiare l'applicazione nel Lombardo-Veneto della riforma ginnasiale e universitaria. Ambrosoli ne pubblicò i resoconti (Notizia delle conferenze tenute in Verona dalla commissione per l'ordinamento degli studi). Il 1° ottobre 1852 fu nominato direttore generale dei ginnasi lombardi, incarico dal quale fu tuttavia rimosso già nell'agosto 1853, per volontà di Francesco Giuseppe, che era venuto a conoscenza dei suoi sentimenti patriottici manifestati nel '48.

Privato ormai della cattedra, fu aiutato dal Thun, che lo stimava e che lo chiamò a Vienna a redigere un dizionario greco-italiano per i ginnasi. Nel 1853 uscirono a Vienna le Letture italiane per gli scolari della seconda classe dei ginnasi e l'anno dopo le Letture per gli scolari della classe quarta di grammatica.

L'A. ritornò in Lombardia nel luglio senza riottenere i suoi precedenti incarichi. Nominato socio dell'Istituto Lombardo, partecipò con proposte e consigli al gruppo degli «Amici pedanti» formato da Giosué Carducci, Giuseppe Torquato Gargani, Giuseppe Chiarini, Giovanni Targioni Tozzetti, fondatori del periodico fiorentino «Il Poliziano». L'A. morì a Milano il 15 novembre 1868.

[Valentina Chierichetti]

Fonti e bibliografia: notizie relative all'A. sono conservate in AS, Milano, Autografi, c. 39 e nel fondo Prefettura di Milano Carteggio Generale Amministrativo, c. 207; A. Vismara, Bibliografia del professore Francesco Ambrosoli con cenni biografici, Como, C. Franchi, 1892.

DBI, vol. II, pp. 734-735; PE, p. 27.

F. Ambrosoli, Scritti letterari editi e inediti, introduzione di P. Zambelli Intorno alla vita e alle opere dell'A., Firenze, Civelli, 1871-1873, vol. II; Inaugurazione del busto di Francesco Ambrosoli, Milano, G. Bernardoni, 1871; N. Tommaseo, Degli studi elementari e dei superiori delle Università e dei Collegi, Firenze, Tip. Cooperativa, 1873, p. 193; A. Mauri, Studi biografici, Firenze, Le Monnier, 1878, vol. II, pp. 84-113; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano, F. Vallardi, 1934, vol. I, pp. 370-372 e vol. II, p. 1330; P. Giordani, Lettere, a cura di G. Ferretti, Bari, Laterza, 1937, vol. II; B.Mazohl-Wallnig, Die Österreichische Unterrichtsreform in Lombardo-Venetien 1848-1854, in «Römische Historische Mitteilungen», 1975, f. 17, pp.135-137.