Correnti Cesare

Professioni: Avvocato, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Educazione e istruzione popolare, insegnamento religioso, pedagogia speciale, politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia, Piemonte

Cesare Correnti nacque a Milano il 3 gennaio 1815 da Giuseppe e Teresa Gerenzani. Studiò prima all'istituto «Longone» di Milano e poi a Pavia, dove, alunno del collegio «Ghislieri», si laureò in Giurisprudenza nel 1837. Nell'ateneo ticinese conobbe Agostino Depretis con cui rimase in amicizia per tutta la vita. Dopo la laurea entrò nell'amministrazione del Lombardo-Veneto, prima a Bergamo, poi dal 1840 a Milano. Le ricerche condotte durante la sua attività amministrativa furono occasione di saggi apparsi su riviste lombarde del tempo. Nel 1844 partecipò al V Congresso degli scienziati, durante il quale presentò un'importante relazione sul lavoro dei fanciulli.

Fu uno dei principali protagonisti delle vicende milanesi del 1848, schierato su posizioni democratiche, ma non oltranziste e disposto a mediare il federalismo con il realismo della politica piemontese (ved. il volume L'Austria e la Lombardia, 1847). Nello stesso periodo iniziò a compilare l'almanacco popolare, Il nipote del Vesta Verde (1847-1858 con un'interruzione causata dagli avvenimenti del 1848-1849), segno del suo interesse per le tematiche educative. Nella pubblicazione erano infatti presentate le istituzioni utili al popolo, come gli asili per l'infanzia e le società di mutuo soccorso, erano fornite nozioni di geografia economica accompagnate da minute statistiche e venivano insegnate l'igiene e l'economia.

In seguito al ritorno degli austriaci a Milano, dovette emigrare in Piemonte ove si dedicò all'attività pubblicistica, collaborando con diverse testate, tra cui il «Progresso», organo dei profughi lombardi. In questi anni si avvicinò alla Sinistra parlamentare, ma dopo la partecipazione sarda alla guerra di Crimea se ne allontanò a favore della politica di Cavour. L'avvicinamento al primo ministro piemontese non rovinò tuttavia i rapporti con il Depretis e neppure quelli con l'estrema democratica cattaneana e mazziniana.

Alla vigilia del 1859 il C. preparò un memoriale sulle condizioni del Lombardo-Veneto (Memoriale, in Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, La campagna diplomatica e militare del 1859, 4 voll., Bologna, Zanichelli, 1961, vol. II, pp. 271 e ss.) con una precisa analisi storica della situazione amministrativa del Regno e alcune proposte sul suo futuro assetto. La preoccupazione che la Lombardia fosse snaturata nelle sue tradizionali istituzioni riemerse anche nell'articolo Finis Longobardiae, pubblicato nel 1860 dal giornale moderato milanese «La Perseveranza», nel quale il C. respingeva i criteri di rigido accentramento proposti da Cavour.

Dopo l'Unità, l'uomo politico lombardo resse per due volte il dicastero della P.I.: dal 17 febbraio al 10 aprile del 1867 e una seconda volta, ben più a lungo, dal 14 dicembre 1869 al maggio 1872. Durante il secondo ministero si fece promotore di importanti provvedimenti e diede avvio ad alcuni significativi progetti. L'azione ministeriale del C. può essere raccolta intorno a quattro principali capitoli: la questione dell'insegnamento religioso, la riforma dell'istruzione secondaria, il rafforzamento dell'istruzione obbligatoria e le provvidenze per le scuole dei sordomuti.

Con la circolare del 29 settembre 1870 (pochi giorni dopo la presa di Roma) il C. stabilì che i comuni dovessero assicurare l'istruzione religiosa solo ai figli delle famiglie che ne facessero richiesta. L'anno seguente un'ulteriore circolare (12 luglio 1871) precisava che era facoltà dei comuni decidere se far impartire tale insegnamento dai maestri o da altre persone ritenute idonee. In tal modo il C. ribaltava quanto definito dalla legge organica del 1859 che aveva stabilito l'obbligatorietà dell'insegnamento della religione nella scuola elementare con la sola eccezione per gli alunni i cui genitori avessero avanzato richiesta di esonero. La decisione del C. aprì un contenzioso tra famiglie cattoliche e i comuni abrogazionisti che durò alcuni decenni.

Sempre in materia di politica religiosa il C. avanzò nel 1872 la proposta della soppressione delle facoltà di Teologia dalle università di Stato (poi approvata nel 1873) e quella dell'abolizione dei direttori spirituali dalle scuole secondarie, tema quest'ultimo assai controverso che incontrò una forte opposizione, al punto da costringere il C. alle dimissioni (il provvedimento sarebbe poi stato approvato qualche anno più avanti, nel 1878).

Il C. entrò anche nel merito dell'istruzione secondaria (disegno di legge del 12 aprile 1870) a cui assegnava una triplice finalità: rimandare la scelta della professione oltre il termine della scuola elementare; realizzare una scuola secondaria nella quale fossero previsti insegnamenti indispensabili a tutti; preparare un piano di studi per favorire il passaggio dei giovani da un ordine all'altro di studi anche nel periodo del liceo.

In particolare il progetto del C. prevedeva l'istituzione di un liceo nazionale sostitutivo di tutti gli istituti secondari della durata di otto anni, costituito da un triennio preparatorio, seguito da un biennio letterario (insieme costituivano il ginnasio nazionale) e dal triennio liceale vero e proprio definito «completivo»; le materie avrebbero dovuto essere organizzate in gruppi tali da favorire la compresenza di giovani anche avviati a percorsi differenti. Il C. intervenne anche nel dibattito sull'accesso delle donne all'istruzione secondaria, affermando la necessità di diffondere l'istruzione femminile e riconoscendo alle scuole superiori post elementari una funzione particolarmente adatta all'educazione della donna.

In tema di obbligo scolastico il C. presentò il 17 aprile 1872 un apposito progetto di legge che è ritenuto, a ragione, l'antefatto del provvedimento poi varato nel 1877: ammenda per le famiglie inadempienti; obbligo dell'istruzione negli stabilimenti industriali e negli opifici con più di quattro bambini, nelle carceri, nelle case di pena e di custodia; esclusione del cittadino analfabeta da qualsiasi rapporto di lavoro con lo Stato e gli enti locali.

Infine il C. presentò alla Camera il 25 aprile 1872 il progetto di legge «Pel riordinamento delle Scuole speciali dei sordomuti». Dopo aver stabilito l'estensione delle norme sull'istruzione obbligatoria previste dalla legge Casati anche ai sordomuti, il C. decretava che gli istituti per sordomuti dovessero essere ammessi al finanziamento pubblico, attraverso un sistema misto Stato-enti locali, che prevedeva stanziamenti a carico per un terzo del governo, per un terzo della provincia e per un terzo del comune. Il programma del C. non trovò attuazione ma divenne modello e punto di riferimento per quelli elaborati in seguito.

Il 18 marzo 1876 l'uomo politico lombardo fu uno dei protagonisti della rivoluzione parlamentare che segnò la caduta della Destra storica e l'avvento della Sinistra. La mutata condizione politica lo portò a legarsi maggiormente all'amico Depretis, di cui fu consigliere nei primi anni della Sinistra al governo. In realtà dal 1876 in poi egli rimase politicamente nell'ombra. Colpito da una grave infermità, il C. morì il 4 ottobre 1888 presso la sua villa di Meina (Novara), sul lago Maggiore.

[Elisa Mazzella]

Fonti e bibliografia: C. Correnti, Scritti scelti di Cesare Correnti in parte inediti o rari, edizione postuma a cura di T. Massarani, Roma, Forzani e C., 1891-1894, 4 voll.; M. Bologna (ed.), Le carte di Cesare Correnti: inventario dell'archivio del Museo del Risorgimento di Milano, Cinisello Balsamo, Silvana, 2011.

DBI, vol. XXIX, pp. 476-480; EP, vol. II, cc. 3286-3289; PE, pp.149-150; R. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, Napoli, ESI, 1957, vol. II, pp. 239-268.

T. Massarani, Cesare Correnti nella vita e nelle opere, Roma, Forzani e C., 1890; B. Pisa, Cesare Correnti e il dibattito sulla laicità dell'insegnamento, in «Rassegna storica del Risorgimento», 1975, pp. 212-229; Cesare Correnti nel primo centenario della morte, in «Commentari dell'Ateneo di Brescia», supplemento, Ateneo di Brescia, 1990; S. Polenghi, La politica universitaria italiana nell'età della Destra storica (1848-1876), Brescia, La Scuola, 1993, pp. 364-382; Ead., Studenti e politica nell'Università di Pavia durante il Risorgimento (1814-1869), in «Storia in Lombardia», 2001, p. 20; Ead., «Missione naturale», istruzione «artificiale» ed emancipazione femminile. Le donne e l'università tra Otto e Novecento, in C. Ghizzoni, S. Polenghi (edd.), L'altra metà della scuola. Educazione e lavoro delle donne tra Otto e Novecento, Torino, SEI, 2008, pp. 287-288; R. Sani (ed.), L'educazione dei sordomuti nell'Italia dell'800. Istituzioni, metodi, proposte formative, Torino, SEI, 2008, pp. 3-37.