Coppino Michele

Professioni: Professore, professore universitario, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Massoneria, politica scolastica
Luoghi di attività: Piemonte, Italia

Michele Coppino nacque in Alba (Cuneo) il 1° aprile 1822 e, dopo aver completato gli studi secondari nel locale seminario, frequentò il Collegio delle Province di Torino e si laureò in Lettere nel 1844. Subito iniziò l'attività di docente secondario in varie località (Demonte, Pallanza, Novara, Voghera e infine Torino), associando all'attività poetica e letteraria (poi culminata nella cattedra di Letteratura italiana dell'Università di Torino) interessi politici e per le questioni scolastico-educative di cui è testimonianza, fin dagli anni giovanili, il discorso Della educazione quale mezzo di nazionale Risorgimento (1849). In esso il C. affidava ai tempi lunghi dell'istruzione popolare e dell'educazione e alla fratellanza tra gli Italiani la formazione della coscienza nazionale.

Tra il 1853 e il 1856 collaborò assiduamente alla «Rivista contemporanea» diretta dal cavourriano di stretta osservanza Luigi Chiala con note critiche, recensioni, rassegne. Nel 1860 anno in cui fu iniziato apprendista massone nella loggia «Ausonia» di Torino fu eletto per la prima volta deputato nel collegio di Alba, incarico che occupò quasi ininterrottamente fino alla morte. Dal 1860 al 1878 fece parte, salvo qualche interruzione, del Consiglio superiore della P.I.

Fu più volte ministro della P.I.: dal 10 aprile al 27 ottobre 1867 (ministero Rattazzi), dal 25 marzo 1876 al 24 marzo 1878, dal 19 dicembre 1878 al 14 luglio 1879 (ministeri Depretis) e dal 30 aprile 1884 al 17 febbraio 1888 (ministeri Depretis e Crispi).

Alla sua attività ministeriale risalgono alcuni importanti provvedimenti nella storia dell'istruzione italiana ispirati a una visione laica della scuola, affiancata dalla convinzione che toccasse allo Stato sostenere l'educazione popolare. Alla tradizionale centralità educativa svolta dall'insegnamento religioso il C. oppose una laicizzazione basata su una concezione positiva dell'uomo così descritta in una circolare del 17 febbraio 1877: «Far rampollare e venir bene quanto in germe è riposto nel piccolo uomo di idee, di pensieri, di sentimenti, di affetti... Tirar fuori i fatti della vita interiore, dar forza all'intelletto e indirizzare l'istinto che poi diviene affetto, per creare una coscienza morale e civile comune».

Nel corso del suo primo mandato ministeriale provvide ad armonizzare il governo della scuola con la riforma amministrativa del 1865 connotata da un forte carattere centralizzatore. Con il decreto 22 settembre 1867 n. 395 furono riordinati infatti gli uffici del ministero e l'organizzazione provinciale, affidando al prefetto la sovrintendenza di tutto il funzionamento delle scuole, assetto destinato a durare fino al 1911. Al C. si deve anche la pubblicazione dei programmi per la scuola elementare del 1867 (molto più schematici rispetto ai precedenti e incentrati sul trinomio leggere-scrivere-far di conto, programmi nei quali per la prima volta si taceva sull'insegnamento religioso) e il riordino dei programmi per l'istruzione secondaria.

Fu tuttavia il periodo trascorso al ministero tra il 1876 e il 1879 a segnare l'attività più intensa e impegnativa del C., che nel frattempo si era politicamente spostato sulle posizioni riformiste della Sinistra storica del Depretis. Oltre a far migliorare la condizione economica dei maestri (aumento degli stipendi nel 1876 e istituzione del Monte pensioni nel 1878) e a favorire con un apposito provvedimento la costruzione di nuovi edifici scolastici (1878), il C. fu l'artefice della legge 21 luglio 1877 che introdusse, seppure con gradualità e con varie limitazioni, l'obbligo scolastico per i primi tre anni della scuola elementare. La riforma prevedeva una scuola obbligatoria, gratuita e aconfessionale, e fissava tra le materie di insegnamento le «nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino», al posto dell'insegnamento religioso, che poteva essere effettuato solo a richiesta e fuori dall'orario scolastico.

Subito dopo l'entrata in vigore della legge, il C. affidò a Girolamo Buonazia, provveditore centrale dell'istruzione primaria, il compito di fornirgli un quadro completo delle condizioni della scuola nelle varie parti d'Italia, in modo da rendersi conto di quali ostacoli si frapponessero all'effettiva realizzazione dell'obbligo (Sull'obbligo dell'istruzione elementare nel Regno d'Italia, 1878). Ne sortì un quadro alquanto variegato e nel complesso sconfortante, che non alimentava facili ottimismi e che suggeriva non solo il potenziamento dell'azione di sorveglianza del governo, ma anche un piano di interventi di aiuto alle realtà sociali più bisognose.

Se gli interessi del C. negli anni precedenti si erano in prevalenza rivolti verso i temi dell'istruzione elementare e dell'educazione popolare, nell'ultima fase della sua esperienza ministeriale, tra il 1884 e il 1888, l'azione del C. si svolse a più ampio spettro.

Nella scuola elementare promosse un ulteriore e più significativo aumento degli stipendi dei maestri (1886, provvedimento accompagnato da un apposito stanziamento dello Stato per sostenere i Comuni nella spesa) mentre a livello di istruzione secondaria furono predisposti nuovi programmi per le scuole classiche (1884) e tecniche (1885). Notevole fu infine l'impegno in tema di tutela dei monumenti d'arte e l'assunzione di speciali provvedimenti per la città di Roma allo scopo di trasformarla «in una solenne e perenne lezione di storia» (legge 14 luglio 1887 sui monumenti di Roma).

Nel febbraio 1888 il C. rassegnò le dimissioni in seguito ai contrasti insorti su un progetto che prevedeva l'intervento del ministero della P.I. in materia di asili infantili in quanto istituzioni educative, fino a quel momento e ancora a lungo sorvegliate soltanto dal ministero dell'Interno in quanto ritenute iniziative solo di carattere assistenziale.

Gli ultimi anni dell'attività del C. furono contrassegnati da un ruolo di «dignitario della politica» fedele al gruppo crispino, dal quale tuttavia si staccò in seguito alla svolta reazionaria di fine secolo, concorrendo alla formazione del ministero Zanardelli-Giolitti nel giugno 1901. Di lì a poco il C. morì in Alba il 25 agosto 1901.

[Giorgio Chiosso]

Fonti e bibliografia: carte del C. sono conservate in varie sedi: ACS, Roma, Ministero P.I., fondo Coppino; Museo centrale del Risorgimento di Roma; Museo nazionale del Risorgimento di Torino; Biblioteca nazionale centrale, Firenze; A.A. Mola, Michele Coppino. 1822-1901. Discorsi, Alba, Famija albeisa, 1978.

DBI, vol. XXLVIII, pp. 625-631; EP, vol II, cc. 3245-3247; MC, vol. I, pp. 383-385; PE, p. 148.

G. Vidari, Educazione Nazionale. Problemi di educazione. Figure di educatori, Torino, Paravia, 1929, pp. 196-221; L. Collino, Il ministro del re, in Leggende e figure piemontesi, Torino, Brunetto, 1930, pp. 251-257; A.A. Mola, Storia della massoneria italiana dall'Unità alla Repubblica, Milano, Bompiani, 1976, pp. 52, 93, 115, 136, 189, 238 e 267-268; E. De Fort, Storia della scuola elementare in Italia. Dall'unità all'età giolittiana, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 89-117; T. Tomasi, Massoneria e scuola dall'Unità ai nostri giorni, Firenze, Vallecchi, 1980, pp. 43, 45, 48-49, 52 e passim; G. Bandini, Appunti per una biografia pedagogica di Michele Coppino, in «Annali di storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche», 2004, n. 11, pp. 153-170; Id., La politica scolastica del ministro P.I. Michele Coppino e l'editoria fiorentina, in C. Betti (ed.), Percorsi del libro per la scuola fra Otto e Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Novecento in Italia, Firenze, Pagnini, 2004, pp. 77-95.