Amari Michele

Professioni: Professore universitario, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Politica scolastica, storia
Luoghi di attività: Sicilia, Italia

Michele Amari nacque a Palermo il 7 luglio 1806 ed ebbe a maestri personaggi di primissimo piano del panorama culturale siciliano della prima metà del secolo XIX, fra cui l'abate Domenico Scinà.

Alla completezza della formazione dell'A. giovò, tuttavia, la capacità di ampliamento delle sue conoscenze mediante la frequentazione della tradizione umanistica del pensiero politico italiano, la familiarità con la letteratura politico-civile della Francia rivoluzionaria, nonché lo studio dell'empirismo filosofico e del liberalismo di derivazione anglosassone. Si trattò di un composito ventaglio di sollecitazioni culturali che lo spinse a maturare un'accesa fede politica liberale, in linea con l'appassionata partecipazione con cui seguì il ritmo degli avvenimenti della fase risorgimentale.

Visse i principali momenti dell'insurrezionalismo preunitario con l'auspicio di una riuscita finale dei tentativi di rovesciamento borbonico, immaginato anche come esito di una rivoluzione siciliana capace di restituire dignità all'isola e al suo popolo in consonanza con lo schema generale che guidò l'A. nella composizione della sua prima grande opera sulla guerra del Vespro, Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII (1840). Se da un lato, essa gli valse l'esecrazione e la condanna del governo napoletano, dall'altro, per il conseguente esilio gli dischiuse l'accesso dei migliori ambienti europei del dibattito e della ricerca storica, a cominciare da Parigi.

La capitale francese divenne suo luogo privilegiato di rifugio fino alla risoluzione delle vicende risorgimentali e sede preziosa di approfondimenti culturali, determinando tra l'altro, già dalla metà degli anni '40, l'avviamento dell'A. verso il filone degli studi di orientalistica e di arabistica, che divenne sempre di più la sua nuova frontiera di studi e di lavoro. Su questo versante, sarebbero venuti alla luce altri importanti lavori come la Biblioteca arabo-sicula (1857) e la grande Storia dei Musulmani di Sicilia (1854-1872).

Nel 1860 l'A. tornò a Palermo, collaborando al governo provvisorio istituito in Sicilia. Nominato senatore, fu fin dai primi tempi della stagione politica unitaria coinvolto negli affari del Consiglio superiore della P.I., con particolare riferimento all'istruzione superiore e universitaria. L'azione dell'A. prese in specie corpo intorno alle vicende innescate dalle disposizioni ordinate dal ministro Carlo Matteucci, il quale, con il Regolamento per il riordinamento dell'istruzione superiore, emanato il 14 settembre 1862, perseguì il progetto di forte accentramento con una serie di limitazioni alle prerogative delle sedi universitarie minori, intendendo concentrare gli studi su poche grandi sedi.

Nel dicembre del 1862 l'A. venne, a sua volta, chiamato al ministero della P.I. ove rimase fino al settembre 1864, ponendo subito mano alla sostanziale modifica delle precedenti disposizioni, in nome di un orientamento più equilibrato e rispettoso delle istanze di moderatismo rappresentate dagli ambienti accademici e dai gruppi parlamentari.

L'A. si occupò, altresì, di vari altri problemi che incombevano sul tavolo ministeriale tra cui il proposito di regolamentare l'impiego dei libri di testo nelle scuole, e specialmente nelle scuole secondarie e normali, laddove, a suo giudizio, emergeva il bisogno di tutelare un'identità laica dell'istituzione scolastica pubblica e dello Stato a fronte di una selva di libri d'istruzione ancora circolanti, basati su un'impostazione catechistica e adatti alla divulgazione di una morale «da sagrestia». A tale scopo avanzò la proposta di affidare l'esercizio di un giudizio preventivo sui libri adottati nelle scuole dello Stato all'autorità dei Consigli scolastici provinciali.

Lasciato l'incarico ministeriale, conservò alte posizioni al vertice di organismi e di istituti culturali: oltre all'insegnamento nell'Istituto di studi superiori di Firenze, fu ancora ripetutamente membro del Consiglio superiore della P.I. e componente dei comitati direttivi del Consiglio superiore degli archivi e dell'Istituto storico italiano. L'A. morì a Firenze il 16 luglio 1889.

[Letterio Todaro]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., fondo Personale (1860-1880), b. 47; Michele Amari. Discorsi e documenti parlamentari (1862-1882), Palermo, Accademia nazionale di Scienze Lettere e Arti, 1989.

DBI, vol. II, pp. 637-654; EP, vol. I, pp. 402-403; PE, p. 25.

G. Talamo, La scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Milano, Giuffrè, 1964, pp. 58-67; I. Peri, Michele Amari, Napoli, Guida, 1976; R. Giuffrida (ed.), Michele Amari parlamentare e ministro del regno d'Italia, in A. Borruso, (ed.), Michele Amari storico e politico, Palermo, Società siciliana per la storia patria, 1990, pp. 83-94; H. Derenbourg, Vita di Michele Amari, Trapani, Istituto di studi arabo-islamici «M. Amari», 1992 (1a ediz. 1905); M. Moretti (ed.), Michele Amari, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 2003.