Catania Sebastiano

Professioni: Professore, professore universitario, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Didattica, editoria scolastica, matematica
Luoghi di attività: Sicilia

Sebastiano Catania nacque a Catania l'11 gennaio 1853 da Salvatore e Maria Saccà. Interrotte le scuole per le difficoltà economiche della famiglia dopo le prime classi elementari, Sebastiano riprese gli studi qualche anno più tardi, iscrivendosi alla scuola tecnica e diplomandosi nel 1876 presso il locale istituto tecnico. Frequentò quindi l'università di Napoli, dove conseguì la laurea in Matematica il 3 aprile 1882. Dal 1° ottobre del 1883 prese servizio come docente di Matematica presso la scuola tecnica di Catania, dove sarebbe restato per tutta la carriera, fino al collocamento a riposo nel 1923, pur svolgendo contemporaneamente attività didattica presso l'istituto nautico, il liceo «Cutelli» ed il collegio «Stesicoro».

Conseguita la libera docenza in Geometria descrittiva il 13 ottobre 1884, il C. tenne per molto tempo corsi di questa disciplina all'università di Catania, frequentando matematici di larga fama (tra gli altri Francesco Chizzoni, Giuseppe Lauricella, Carlo Severini, Gaetano Scorza, Guido Fubini). I suoi interessi di ricerca si orientarono prevalentemente verso il settore della geometria algebrica, con particolare riferimento alle curve piane algebriche del quarto ordine e alle cubiche gobbe, temi su cui vertono due lavori del 1883 e del 1885. Coltivò pure studi di teoria dei numeri e di logica matematica, sviluppando un proficuo dialogo con la scuola torinese di Giuseppe Peano, di cui si considerò sempre allievo a distanza.

I contributi più noti del C. riguardano comunque la didattica della matematica. Affascinato dall'indirizzo di ricerca logico-ideografico promosso dall'équipe torinese e dal progetto del Formulaire mathématique, egli si impegnò infatti, nel primo ventennio del '900, in una difficile e delicata opera di mediazione epistemico-cognitiva degli studi fondazionali condotti dalla scuola di Peano. Così, per esempio, nel suo Trattato di aritmetica ed algebra ad uso degl'Istituti tecnici (3a ed., 1910), il C. si basò su un articolo di Mario Pieri in cui l'aritmetica razionale era sviluppata a partire da due soli concetti primitivi e da quattro assiomi. Nel Corso di algebra elementare per i licei secondo i nuovi programmi (4a ed., 1917) si rifece invece ai lavori di Cesare Burali-Forti per l'introduzione dei reali, definiti nominalmente come operatori per grandezze. E ancora: nel 1914, volendo adattare il precedente testo ai licei moderni, «tolse quasi di peso» dal Formulario di Peano la trattazione dei concetti di limite, derivata e i cenni sull'integrale definito.

Il C. si batté a lungo con tenacia per dimostrare l'opportunità scientifica e didattica dell'operazione culturale da lui intrapresa, pubblicando molteplici interventi sulle principali riviste di pedagogia della matematica del tempo e impegnandosi sul versante dell'editoria scolastica, con la redazione di alcuni testi, apparsi per i tipi dell'editore catanese Giannotta, in cui volgarizzava la produzione di ricerca dei collaboratori di Peano. Per quanto innovativi, i suoi manuali andarono tuttavia incontro a critiche severe, al punto che si giunse a proibirne l'adozione, in alcune sedi.

L'autore fu coinvolto in una serie di controversie, soprattutto nell'ambito dell'associazione degli insegnanti di matematica «Mathesis», che culminarono nel 1913. Di fronte alle perplessità di illustri studiosi, impegnati da tempo sul versante scolastico ( Guido Castelnuovo, Alberto Conti, Giuseppe Veronese, lo Scorza) e di parecchi colleghi, che segnalavano i rischi di un insegnamento strettamente formalistico e ipotetico-deduttivo, il C. non seppe sempre mantenere lucidità di giudizio e serenità di toni. Pur ottenendo il sostegno di Peano e di alcuni suoi collaboratori, egli fu infine costretto a registrare l'insuccesso sostanziale del suo tentativo di trasposizione didattica degli studi sui fondamenti.

Dopo il collocamento a riposo, il C. insegnò ancora in alcuni istituti privati etnei: l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali, il collegio «Leonardo da Vinci» e l'istituto tecnico «De Felice», nel 1923-1924. Attivamente partecipe della vita politica locale, da posizioni democratiche e riformiste, fu eletto consigliere comunale e collaborò attivamente alla vita cittadina, quale assessore ai Lavori pubblici e alla P.I., negli anni di affermazione del socialismo defeliciano. Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei e membro dell'Accademia Gioenia, si spense il 5 aprile 1946 a San Nulla, alla periferia di Catania.

[Letterio Todaro]

Fonti e bibliografia: AS, Catania, fondo Amministrazione provinciale di Catania, c. I, b. 7; S. Catania, Sulle opere scolastiche del prof. Sebastiano Catania, Catania, Giannotta, 1916.

V. Amato, Sebastiano Catania (1853-1946), in «Annuario dell'Università di Catania», a.a. 1945-1946, pp. 244-245; C. Rapisarda Aruta, Sebastiano Catania nella vita e nella scienza, Catania, Scuola salesiana del libro, 1971; C. Mammana, R. Tazzioli, The Mathematical School in Catania at the beginning of the 20th Century and its Influence on Didactics, in P. Radelet de Grave, C. Brichard (edd.), Proceedings Histoire et épistémolgie dans l'éducation mathématique. De la maternelle à l'Université, Louvain-la-Neuve, UCL, 1999, pp. 223-232; R. Tazzioli, La matematica all'Università di Catania dall'Unità alla riforma Gentile, in «Annali di Storia delle Università italiane», 1999, pp. 207-224; C. Dollo, Strutture e ideologie in Sicilia: la funzione dell'Università. Primi appunti sull'Ateneo catanese (1880-1920), in G. Bentivegna et al. (ed.), Il Positivismo in Sicilia. Filosofia, istituzioni di cultura e condizionamenti sociali, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, p. 345; E. Luciano, I dibattiti sull'insegnamento della Logica da Peano a Bourbaki, Associazione subalpina «Mathesis», Conferenze e Seminari 2008-2009, Torino, Kim Williams Books, 2009, pp. 211-245.