Catalfamo Giuseppe

Professioni: Professore universitario
Ambiti di produzione: Didattica, pedagogia
Luoghi di attività: Sicilia

Nato a Catania il 5 luglio 1921, Giuseppe Catalfamo iniziò il suo tirocinio intellettuale con il filosofo Vincenzo La Via, di cui fu assistente volontario dall'anno accademico 1943-1944 presso la facoltà di Magistero dell'università di Messina. La lezione del maestro fu decisiva nel condurre il giovane studioso, fin dagli esordi del suo percorso intellettuale, a sviluppare un inquadramento della riflessione teorica intorno alla categoria di «persona» e nell'attivarne una declinazione pedagogica che si stabilì definitivamente già a ridosso degli anni '50.

Questa scelta maturò nel C. anche in seguito al dialogo avviato con importanti rappresentanti del panorama della pedagogia italiana del tempo, fra cui, in particolare, spicca la consuetudine con Luigi Volpicelli.

Dapprima come libero docente, poi dal 1962 come professore ordinario di Pedagogia nell'università di Messina e direttore del relativo Istituto, il C. divenne ben presto un punto di riferimento non solo locale nel panorama degli studi pedagogici. Tra gli anni '50 e '70 si segnalò per un'estesa produzione scientifica (in specie per i numerosi saggi sul personalismo: Il fondamento della pedagogia. Il disegno di una pedagogia personalistica, 1955; Personalismo pedagogico. Prospettive, 1958; Pedagogia contemporanea e personalismo, 1961) e per un vivace impegno culturale che si manifestò mediante la partecipazione al dibattito del tempo sui temi dell'evoluzione della società, del sistema scolastico, della formazione giovanile.

Fu, in questo senso, oltre che pedagogista accademico, anche intellettuale assai dinamico e incline a promuovere diverse forme di animazione culturale, puntando all'attivazione di svariati strumenti della comunicazione scientifica. Dalle pagine della rivista «Prospettive pedagogiche» da lui diretta, il C. lanciò coinvolgenti discussioni sui temi dell'educazione; fu organizzatore e partecipe di molteplici convegni e seminari di studio; fu ancora responsabile della programmazione di varie iniziative giornalistiche e di collezioni editoriali nonché autore di testi per gli insegnanti (molto fortunato fu un suo commento ai programmi del 1955 per la scuola elementare) e anche per la scuola (ved. la sua storia della pedagogia per gli istituti magistrali oltre alla curatela di varie edizioni di classici).

Nell'analizzarne il profilo teorico occorre in via preliminare dire che il C. maturò un percorso di elaborazione culturale connotato da momenti successivi di approfondimento, con una sequenza di sfumature del suo pensiero. L'elemento originario appare il tentativo di sviluppare una forma di personalismo critico, ben mantenuto dentro le linee di fondo della pedagogia cristiana, ma ravvivato dalla capacità di ricezione e di confronto/dialogo con altre posizioni di pensiero. Dunque una forma originale e sotto certi aspetti «inquieta» di personalismo: in particolare, egli fu sensibile ad accogliere le suggestioni degli indirizzi di pensiero problematicista, volte ad evidenziare i punti di fragilità, di possibile deviazione, di esposizione allo scacco e d'inconcludenza dell'esperienza umana.

Nella ricollocazione personalistica di tali elementi provenienti da una lettura critica dell'analisi della condizione esistenziale dell'uomo, il C. si distinse per la sensibilità più accentuata verso gli elementi affettivo-relazionali rispetto a quelli intellettualistici. L'istanza principalmente qualificante lo sviluppo di una pedagogia personalistica doveva, da questo punto di vista, a suo avviso, condurre ad esaltare lo spirito vitale ed umanizzante dell'amore cristiano. Di qui la convinzione che l'educazione si manifesta nel suo svolgersi come un riflesso della caritas e della cura amorevole.

Un momento di spinta ulteriore della ricerca di Catalfamo verso un personalismo inteso come «filosofia aperta» – diffidente dalle rigidità di sistema, dall'ipostatizzazione schematica di modelli valoriali e dalle definizioni unilaterali del concetto di esperienza – si determinò negli anni '70, a partire dall'opera abbastanza esplicita nel titolo, Personalismo senza dogmi (1971). Operando sullo svelamento dei termini di finitezza dell'esperienza umana, la pedagogia del C. si aprì da una parte ad un confronto non privo di tensione drammatica, ma volutamente schietto e senza filtri, alla comprensione dell'ipotesi di fallimento inerente all'azione umana e quindi alla consapevolezza delle possibilità d'insuccesso implicite nell'azione educativa, attivando una regione non marginale del suo pensiero soggetta all'interrogativo scettico.

La radicalizzazione storica del personalismo avviata in questa ultima fase dal C. operò nel senso di porre in evidenza il significato dell'educazione umana quale relazione di apertura, per il cui tramite l'esperienza continuamente si personalizza e il soggetto è condotto sulla strada di una liberazione che si alimenta nell'espansione delle relazioni interpersonali, trovando nella scoperta dell'alterità il termine essenziale per l'arricchimento di sé. Riaffidandosi alla autenticità del messaggio cristiano la pedagogia del C. approdava così alle ragioni della «speranza» (Fondamenti di una pedagogia della speranza, 1986), ultima parola-chiave lasciata in eredità dalla sua testimonianza di generoso intellettuale impegnato al servizio di una pedagogia sempre tesa a costruire prospettive di comprensione e d'incontro fra gli uomini. Il C. morì a Messina il 22 febbraio 1989.

[Letterio Todaro]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione generale istruzione universitaria, Fascicoli personali dei professori ordinari (1940-1970), III versamento, b. 108.

EP, vol. II, pp. 2359-2360.

A. Gallitto, Giuseppe Catalfamo e il personalismo critico, Firenze, Giunti-Marzocco, 1971; L. Agnello, Il personalismo nella prospettiva filosofico-pedagogica di G. Catalfamo, in «Pedagogia e vita», 1992, n. 2, pp. 48-66; V. Bolognari (ed.), Il personalismo pedagogico di Giuseppe Catalfamo, in «Itinerarium», 1999, n. 12, pp. 13-75; R. Pagano, Il personalismo in Giuseppe Catalfamo, Brescia, La Scuola, 2004.