Casati Gabrio

Professioni: Ministro P.I., uomo politico
Ambiti di produzione: Insegnamento libero, insegnamento religioso, politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia, Piemonte, Italia

Gabrio Casati nacque a Milano il 2 agosto 1798 da una famiglia aristocratica di proprietari terrieri. Si dedicò agli studi di scienze esatte e per alcuni anni ebbe l'incarico di vicedirettore del liceo milanese di S. Alessandro. Tra il 1821 e il 1823 fu coinvolto nel dramma familiare causato dall'arresto e dalla condanna di Federico Confalonieri, marito della sorella maggiore Teresa. Nel 1837 fu designato podestà di Milano, incarico al quale si dedicò con intensità e costanza.

Il 22 marzo 1848 fu chiamato a presiedere il Governo provvisorio e subito si adoperò per favorire l'unione fra la Lombardia e il Piemonte. Il C. fu tra i più accesi sostenitori della monarchia sabauda. Nel marzo 1849, quando la sconfitta di Novara fece temere l'invasione austriaca del Piemonte, riparò in Francia.

Nel 1853 divenne cittadino del Regno di Sardegna e prese parte attiva alla politica del tempo nel Senato subalpino, sostenendo la politica di Cavour. In seguito alle dimissioni di quest'ultimo dopo l'armistizio di Villafranca, il governo fu affidato a La Marmora e il C. fu chiamato a farne parte in qualità di ministro della P.I. Nonostante la breve durata del ministero (dal 19 luglio 1859 al 21 gennaio 1860), l'aristocratico milanese legò il suo nome alla riforma degli studi destinata a costituire l'ossatura dell'ordinamento scolastico italiano fino alla riforma del 1923.

La legge Casati (13 novembre 1859), approvata in regime di pieni poteri, riprendeva e sistematizzava i provvedimenti del decennio precedente e rappresentava la conclusione di un processo iniziato nel 1848 e passato attraverso le tappe delle leggi dovute ai ministri Carlo Boncompagni e Giovanni Lanza e del dibattito pedagogico dell'epoca. Composto di ben 379 articoli, il provvedimento (alla cui definizione diedero il loro contributo in particolare Angelo Fava, Domenico Berti e Luigi Amedeo Melegari) prevedeva l'articolazione del sistema scolastico in istruzione universitaria (la parte preponderante della legge), media ed elementare; la prima regolamentazione dell'istruzione privata e dei rapporti tra istruzione pubblica e privata; la limitazione dell'intervento della Chiesa nell'istruzione, pur prevedendo l'insegnamento della religione nella scuola elementare e la facoltà di istituire scuole confessionali sottoposte al controllo dello Stato.

Alla luce del mutato e non ancora definitivo assetto della penisola, la scuola fu concepita come uno degli strumenti principali per la formazione di una coscienza italiana; non stupisce, pertanto, la scelta del ministro di rendere gratuita e obbligatoria la scuola primaria. A fronte di tali aspetti positivi, la legge presentava, però, alcuni caratteri critici: il centralismo burocratico dell'amministrazione scolastica, la rigidità delle strutture e dei programmi, i limiti imposti alla libertà dell'insegnante, l'eccessivo peso finanziario attribuito ai comuni e alle province per l'istituzione delle scuole.

In particolare, il compito affidato ai comuni di provvedere all'istruzione elementare, se da un lato garantiva l'autonomia dell'ente locale, sarebbe finita per gravare sui maestri spesso in balìa delle scelte delle autorità comunali. La legge attribuiva all'istruzione superiore, cui assegnava un doppio fine, professionale e scientifico, un carattere accentrato.

La legge, che entrò in vigore immediatamente nel territorio del vecchio Regno di Sardegna e nella Lombardia annessa al Piemonte, suscitò non poche opposizioni, legate soprattutto alla sua estensione, senza o con modesti adattamenti, agli altri territori della penisola: le principali obiezioni erano legate al carattere accentratore della legge, che rischiava di penalizzare il sistema scolastico delle nuove province ispirato a una maggiore autonomia.

Lo stesso C. nel 1863 prese le distanze dalla legge che portava il suo nome, rispondendo alle critiche che gli venivano mosse e sottolineando le differenze tra la relazione di carattere liberale preposta alla legge e il contenuto accentratore di quest'ultima, poi accentuato dai successivi regolamenti attuativi. Il ministro si giustificava, adducendo il suo isolamento politico all'interno del governo, aspetto che lo avrebbe in seguito indotto a dare le dimissioni: egli non condivideva, infatti, le modalità di «piemontesizzazione» che soffocavano le autonomie lombarde.

Il C. ebbe una parte di rilievo nella crisi politica che portò alle dimissioni del ministero La Marmora e al ritorno di Cavour. Il 12 gennaio 1860 rassegnò le dimissioni, alle quali seguirono quelle dell'intero gabinetto. In seguito occupò la carica di vicepresidente e, dal 1865 al 1870, di presidente del Senato. Di formazione e sentimenti cattolici, seguì con preoccupazione la progressiva frattura tra il nuovo Stato italiano e la Chiesa e si mantenne in corrispondenza con quella parte del clero incline alla conciliazione. Il C. morì a Milano il 13 novembre 1873.

[Elisa Mazzella]

Fonti e bibliografia: numerosi documenti sul C. e la sua famiglia sono conservati presso l'archivio Visconti di S. Vito di Somma Lombardo (Varese); altri documenti in Archivio storico civico, Milano, Consiglio comunale, bb. 31, 35, 43; AS, Milano, Autografi, c. 222, f. 31; AS, Venezia, Governo, b. 6917, 1845-1848 f. 1/14 (Relazione di C. all'I.R. Delegazione Provinciale, 15 novembre 1846); Biblioteca del Museo nazionale del Risorgimento di Torino, archivio Pinelli, b. 78 e Archivio Museo, Carteggio C, b. 158, nn. 25-28; Biblioteca «A. Mai», Bergamo, archivio Gamba, vol. XLI, nn. 3653, 3670, 3715, 3735, 3744 (sulla legge Casati).

DBI, vol. XXI, pp. 244-249; EP, vol. II, cc. 2318-2322; PE, p. 126.

«I Problemi della pedagogia», 1959, n. 1 (fascicolo monografico sulla legge Casati); G. Talamo, La scuola dalla legge Casati all'inchiesta del 1864, Milano, Giuffrè, 1960; N. Raponi, Politica e amministrazione in Lombardia agli esordi dell'unità. Il programma dei moderati, Milano, Giuffrè, 1967; S. Polenghi, La politica universitaria italiana della Destra storica 1848-1876, Brescia, La Scuola, 1993, pp. 57-68 e 91-102; M.C. Morandini, Da Boncompagni a Casati: la costruzione del sistema scolastico nazionale (1848-1861), in L. Pazzaglia, R. Sani (edd.), Scuola e società nell'Italia unita. Dalla legge Casati al Centro-Sinistra, Brescia, La Scuola, 2001, pp. 9-46; A.M. Orecchia, Gabrio Casati: patrizio milanese, patriota italiano, Milano, Guerini, 2007; E. Giunipero, Cattolicesimo liberale e questione romana: l'itinerario del senatore Gabrio Casati (1853-1873), Milano, Eliocenter, 2008.