Carlini Armando

Professioni: Professore, professore universitario, uomo politico
Ambiti di produzione: Filosofia, pedagogia
Luoghi di attività: Campania, Toscana

Nato a Napoli il 9 agosto 1878, Armando Carlini frequentò i corsi ginnasiali e liceali nel seminario arcivescovile di Bologna, quindi iniziò l'esperienza universitaria a Roma, seguendo le lezioni del neokantiano Giacomo Barzellotti. Grazie ad una borsa di studio, si trasferì quindi nell'ateneo di Bologna dove, nel 1901, conseguì la laurea in Lettere e nel 1902 quella in Filosofia.

Iniziò ben presto la carriera d'insegnante che si svolse in varie sedi (prima nel liceo pareggiato di Jesi e poi, dal 1905 al 1922, nei licei governativi di Foggia, Cesena, Trani, Parma e Pisa). Agli anni d'anteguerra risalgono i suoi stretti contatti con Giovanni Gentile, Giuseppe Lombardo Radice e Renato Serra. Quest'ultimo lo mise in relazione con Benedetto Croce e con la casa editrice Laterza, che gli affidò la conduzione della «Piccola biblioteca filosofica» volta all'avviamento dei giovani agli studi filosofici, che egli arricchì con i suoi contributi aristotelici (è del 1928 la traduzione commentata della Metafisica); sempre a questo periodo appartengono gli importanti scritti su Locke (La filosofia di J. Locke, 1921).

Il 16 ottobre 1922 fu nominato «per chiara fama» professore ordinario di Filosofia teoretica presso l'università di Pisa, dove peraltro teneva già il corso per incarico dal 1917, a seguito del trasferimento del Gentile a Roma. Nel medesimo ateneo fu rettore dal 1927 al 1935 mentre nel 1934 fu eletto deputato al Parlamento e nel 1939 nominato Accademico d'Italia. Il C. sostenne con forza la riforma della scuola predisposta dal ministro Gentile nel 1923.

Negli scritti La nostra scuola (1927) e Introduzione alla pedagogia (1936), egli prospettò alcune idee cardine circa l'assetto a suo giudizio «ideale» della scuola: un insegnamento primario come fondamentale momento di passaggio dall'educazione familiare alla vita nella società civile; una scuola media senza lo studio del latino, ormai logorato dal metodo filologico; una cultura classica riservata a pochi allievi particolarmente dotati. Nell'ambito filosofico (e anche pedagogico nel caso degli istituti magistrali), il C. auspicava lo studio diretto sulle opere dei grandi autori. Sul piano istituzionale, infine, caldeggiò l'apertura di un'autonoma facoltà filosofica con la creazione di una cattedra di Teologia.

Dopo aver condiviso i principali motivi di fondo dello storicismo di Croce e dell'attualismo di Gentile, dagli anni '20 in poi il C. andò elaborando una posizione originale che iniziò a germogliare con l'immanentismo idealistico della Vita dello spirito (1921) per poi spingersi verso un sempre più marcato spiritualismo cristiano negli ultimi anni di vita (Cattolicesimo e pensiero moderno, 1958). Il C. morì a Pisa il 30 settembre 1959.

[Luigiaurelio Pomante]

Fonti e bibliografia: DA, pp. 417-418; DBI, vol. XX, pp. 179-184; EF (ed. Centro studi filosofici di Gallarate, 1957), cc. 904-906; EP, vol. I, cc. 2464-2467; IBI, p. 800; PE, p. 124.

G. Galli, Sul pensiero filosofico di Armando Carlini, Torino, Gheroni, 1950; A. Guzzo, Armando Carlini, Torino, Edizioni di Filosofia, 1960; V. Sainati, Armando Carlini, Torino, Ed. di Filosofia, 1961; M. Laeng (ed.), I contemporanei, Firenze, Giunti Barbera, 1980, pp. 504-520; J. Charnitzky, Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922-1943), Scandicci, La Nuova Italia, 1996, pp. 64-65 e 156.