Calosso Umberto

Professioni: Professore, uomo politico
Ambiti di produzione: Politica scolastica, socialismo
Luoghi di attività: Piemonte, Inghilterra, Lazio

Umberto Colosso nacque a Belveglio d'Asti il 23 settembre 1895. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere nell'università di Torino (ove strinse rapporti con Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti, Renato Martorelli), intraprese l'attività di docente nelle scuole secondarie, insegnando per molti anni Italiano e Storia nell'istituto tecnico di Alessandria. Affiancò alla docenza un'intensa attività politica nel partito socialista e giornalistica nella testata gramsciana «L'Ordine nuovo». Dei suoi interessi letterari è documento il volume L'anarchia di Vittorio Alfieri (1924).

Fieramente avverso al fascismo, nel 1931 lasciò l'Italia per l'isola di Malta e, poco dopo, entrò in contatto con il gruppo di «Giustizia e libertà» dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, allora esuli a Parigi. Fu proprio su uno dei «Quaderni» del movimento che il C. pubblicò il saggio Antonio Gramsci e l'Ordine Nuovo (1933). Nello scritto emergono la definitiva revisione del suo marxismo con il conseguente distacco dalle posizioni gramsciane (definite «dottrinarie» e apprezzate principalmente per l'individuazione del potenziale democratico insito nelle élites operaie) e l'accostamento alle tesi sulla «rivoluzione liberale» di Piero Gobetti.

Dopo aver combattuto in Spagna a fianco delle milizie repubblicane, si trasferì in Inghilterra ove collaborò, con altri antifascisti, a Radio Londra, conducendo tra il 1942 e il 1944 una celebre trasmissione nella quale erano fornite regolari informazioni sulla situazione militare in Italia.

Al rientro in Italia il C. si immerse nell'attività politica, dapprima militando nel partito socialista e, dopo la scissione di Palazzo Barberini (1947), in quello socialdemocratico. Come deputato all'Assemblea costituente e nella prima legislatura repubblicana si dedicò con particolare intensità al tema della riforma della scuola (nel frattempo era stato chiamato a insegnare Letteratura italiana nel Magistero di Roma), sia con appassionati interventi in Parlamento sia con alcuni scritti apparsi sul periodico di Pannunzio «Il Mondo» e poi raccolti nel volume La riforma della scuola si può fare (1953).

Dopo aver sostenuto inizialmente gli intenti riformatori del ministro della P.I. Guido Gonella, criticò aspramente il progetto di legge presentato nel 1951, giudicato insufficiente e velleitario perché sprovvisto di un'adeguata copertura economica (secondo il C. le spese per l'istruzione avrebbero dovuto essere pari a quelle per la difesa) e perché, nonostante qualche lieve cambiamento, risultava in sostanziale linea di continuità con la scuola gentiliana. L'uomo politico piemontese auspicava, per parte sua, la semplificazione dei programmi scolastici della scuola secondaria, nuove metodologie per l'insegnamento del latino, l'abolizione dell'esame di Stato, il potenziamento dell'istruzione professionale e la contestuale riduzione dei licei.

Gravemente ammalato, il C. lasciò la politica attiva del 1953, dedicandosi agli studi letterari. Morì a Roma il 10 agosto 1959.

[Giorgio Chiosso]

Fonti e bibliografia: Centro studi «P. Gobetti», Torino, fondo Calosso.

A. Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari, Laterza, 1953, ad indicem; L. Pivano, Ricordo di Umberto Calosso, in «Rivista di storia arte e archeologia per le province di Alessandria e Asti», 1966, pp. 131-138; N. Bobbio, Umberto Colosso e Piero Gobetti, in «Belfagor», 1980, n. 3, pp. 329-338; M. Brunazzi (ed.), Umberto Colosso antifascista e socialista, Venezia, Marsilio, 1981; L. Truffo, Umberto Calosso e la scuola, in «Mezzo secolo. Materiali di ricerca storica», 1985-1986, n. 6, pp. 190-207; R. Sani, «Il Mondo» e la questione scolastica. 1949-1966, Brescia, La Scuola, 1987, pp. 42, 44-46, 50, 84, 129, 131 e 139; G. Chiosso, I cattolici e la scuola dalla Costituente al centro-sinistra, Brescia, La Scuola, 1988, pp. 42, 96, 167, 196, 215 e 224.