Cabrini Angiolo

Professioni: Uomo politico
Ambiti di produzione: Associazionismo magistrale, educazione e istruzione popolare, politica scolastica, socialismo
Luoghi di attività: Lombardia

Cabrini Angiolo nacque a Codogno (Lodi) il 9 marzo 1869. Aderì giovanissimo al partito operaio, poi alla Lega socialista di Milano e nel 1890 fondò la Borsa del lavoro di Piacenza, la prima in Italia. Alla vigilia del congresso di Genova abbandonò definitivamente l'ala più intransigente dell'operaismo e fu tra i promotori del Partito socialista (1892). In occasione della fondazione della Camera del lavoro di Parma, di cui fu il primo segretario, il C. delineò un programma a cui si mantenne fedele negli anni a venire: «Anche i conservatori devono preferire ad una plebe incosciente, armata solo d'ira e di fame, un esercito calmo, deciso, disciplinato».

Tra gli strumenti fondamentali per dare vita a tale obiettivo il C. poneva l'istruzione popolare, da una parte, e, dall'altra, il progetto di far confluire le forze della scuola (maestri e professori, egli stesso era un docente) verso il Partito socialista. Sulla base di queste convinzioni operò attivamente nella vita politica scolastica del primo quindicennio del secolo, sia come parlamentare sia come attivo militante dell'Unione magistrale nazionale.

Dopo un soggiorno in Svizzera per sfuggire alla repressione crispina e tornato in Italia nel 1900, fu eletto deputato. In tale veste rivolse puntuale attenzione alle questioni scolastiche. Nell'aprile del 1901 partecipò al congresso di Roma costitutivo dell'Unione magistrale e da quel momento commentò i principali avvenimenti scolastici sul quotidiano l'«Avanti!» con lo pseudonimo «Il Bidello». Accanto alle proposte volte a prolungare l'obbligo di istruzione fino al dodicesimo anno d'età, a istituire scuole complementari e a fornire assistenza e refezione agli alunni, perseguì l'obiettivo di un'intesa programmatica fra la nuova organizzazione magistrale e le Camere del lavoro.

L'intento era quello di far nascere una forte corrente alternativa in seno all'Unione magistrale capace di esprimere un programma non appiattito soltanto su rivendicazioni di tipo economico, ma in grado di sostenere il progetto di riforma dell'istruzione popolare nel quadro più complessivo della politica riformista del Partito socialista. Questo progetto prese una concreta fisionomia al congresso di Perugia (1904) al termine del quale i nuovi organi direttivi risultarono composti nella totalità da figure rappresentative della realtà magistrale democratica e soprattutto socialista. Con la nuova presidenza di Umberto Caratti il sodalizio magistrale nel febbraio 1905 costituì il Comitato parlamentare Pro schola di cui fece parte anche il C.

Il Comitato e l'Unione magistrale si orientarono verso una più decisa laicizzazione della scuola e l'assunzione diretta da parte delle forze politiche dell'estrema e delle organizzazioni operaie di un programma di lotta all'analfabetismo associato alla richiesta dell'avocazione della scuola elementare da parte dello Stato. La forte esposizione a sinistra della dirigenza dell'Unione magistrale provocò l'uscita dall'associazione dei maestri cattolici che diedero vita tra il 1906 e il 1907 all'associazione magistrale «N. Tommaseo».

Il C. fu un convinto sostenitore del progetto Daneo-Credaro sul passaggio della scuola elementare allo Stato (1911), sostenendo che l'appoggio del settimanale dell'organismo sindacale «Confederazione del lavoro» all'iter legislativo sarebbe stato determinante strumento di pressione e di formazione di un'opinione pubblica favorevole alla legge stessa.

Nel 1911 il C. aderì alla guerra di Libia, episodio che segnò il distacco suo e del suo gruppo sancito nel 1912 al congresso di Reggio Emilia con l'espulsione dal partito e la sua adesione al Partito socialista riformista. Due anni più tardi fece parte di una commissione ministeriale per la riforma della scuola normale e del corso popolare e nel febbraio 1916 mise a punto un progetto per l'Unione magistrale su «Provvedimenti complementari della legge sull'istruzione elementare» che tuttavia, a causa della guerra, non si riuscì a discutere.

Volontario durante la Grande guerra (nonostante avesse superato i 40 anni), tra il 1917 e il 1918 fu incaricato di organizzare per l'Italia la sezione dell'Ufficio internazionale del lavoro e riprese il suo posto nella Confederazione del lavoro. Da questo momento in poi, abbandonata la militanza scolastica, concentrò i suoi interessi sulle politiche del lavoro.

Nel 1922 il C. aderì al Partito socialista unitario di Turati e Matteotti e partecipò al movimento di idee in cerca di un'alterativa all'avvento fascista nella formula di un imprecisato «Stato sindacale». Dopo l'approvazione della legge Rocco sui sindacati, sciolta la Confederazione del lavoro, il C. approdò a posizioni neocorporative e parafasciste. Nell'ultima parte della sua vita si dedicò a scritti dedicati alle conferenze del lavoro di Ginevra, alla legislazione sociale internazionale, alla disoccupazione. Il C. morì a Roma il 7 maggio 1937.

[Luisa Lombardi]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, ad vocem.

DBI, vol. XV, pp. 731-736; MOI, vol. I, pp. 431-439; necrologio su «Il Corriere delle maestre», 1936-1937, n. 28, p. 223.

T. Tomasi (ed.), Scuola e società nel socialismo riformista, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 18, 60, 63, 66, 104 e 206; A. Barausse, L'Unione magistrale nazionale. Dalle origini al fascismo. 1901-1925, Brescia, La Scuola, 2002, pp. 39, 49-50, 52-53, 55, 75-80 e passim.