Boranga Pierina

Professioni: Maestra, direttrice, ispettrice, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Letteratura per l'infanzia, pedagogia, scienze
Luoghi di attività: Veneto, Lombardia

Pierina Boranga nacque a Belluno il 24 novembre 1891, primogenita di cinque figli. Le umili condizioni dei genitori – il padre, Ambrogio, lavorava come custode presso il locale tribunale, mentre la madre, Rosa De Muliner, era una stiratrice – le imposero un precoce avviamento al lavoro. L'esperienza di apprendistato presso una camiciaia si rivelò tuttavia fallimentare per la fanciulla bellunese, che poco dopo riuscì a riprendere gli studi.

Ottenuta la patente magistrale nel 1908, iniziò nello stesso anno a insegnare a Domegge di Cadore, un paesino nel bellunese. Spinta dal desiderio di avvicinarsi a casa in seguito alla prematura scomparsa delle due sorelle minori, dopo un biennio assunse l'incarico di maestra assistente presso l'asilo «Cairoli» della sua città natale, struttura di cui avrebbe poi ricoperto l'incarico di presidente negli anni '50. Nell'agosto del 1911 Pierina tornò ad insegnare nel grado primario, dapprima nella scuola «non classificata» di Piandelmonte e, dal 1912 al 1917, in quella di Badilet, alle pendici del monte Nevegal.

La disfatta di Caporetto condusse la B., profuga, a Milano. Qui fu nominata maestra in soprannumero ed assegnata, nel marzo 1918, ad una scuola maschile. Il periodo milanese si rivelò denso di esperienze che segnarono profondamente le idee pedagogiche della maestra bellunese. Dal novembre 1918, infatti, assunse servizio alla «Rinnovata» di Giuseppina Pizzigoni, scuola che avrebbe preso a modello, assieme al metodo dell'attività spontanea mutuato da Giorgio Gabrielli, negli anni del suo successivo ritorno in Veneto. Questo si concretò nel 1927, a seguito della partecipazione al concorso a direttrice didattica delle scuole elementari del comune di Belluno.

In questa veste assegnò particolare attenzione al problema dell'edilizia scolastica, fino alla progettazione e costruzione di un moderno istituto che la B. volle fosse intitolato ad Aristide Gabelli. Nel 1935 la B. fu nominata ispettrice scolastica e destinata ad Adria, ove tuttavia restò poco tempo per tornare nel 1937 nel capoluogo bellunese, dove rimase in servizio fino al 1958, data del suo collocamento a riposo.

Erano nel frattempo giunti i meritati riconoscimenti al suo lavoro. Nel 1951, infatti, fu chiamata a far parte della sottocommissione della Consulta didattica per la compilazione dei nuovi programmi per la scuola elementare. Contestualmente la «sua» scuola «Gabelli», prima in Italia, fu scelta dal Centro didattico nazionale di Firenze, d'intesa con il ministero della P.I., come «scuola di differenziazione didattica» per la sperimentazione delle nuove indicazioni, in particolar modo per l'applicazione dei cicli didattici.

Concluso l'impegno attivo nel mondo della scuola, la B. restò attiva come amministratrice pubblica in qualità di assessore comunale in Belluno, eletta nelle fila del partito della Democrazia cristiana (1956-1964).

Non meno rilevante, rispetto alle benemerenze acquisite in ambito educativo e pedagogico, fu il consenso ottenuto dalla B. in campo editoriale, in particolare per quanto riguarda la divulgazione scientifica per ragazzi. Tra i molti volumi, meritano almeno un cenno i tre libri della serie La natura e il fanciullo (1925, 1926 e 1940), il primo dei quali, intitolato I Muri, uscì con la prefazione di Giuseppe Lombardo Radice. Anche i tre volumi delle Avventure, «fiabe scientifiche» pubblicate tra gli anni '40 e '50, riscossero un notevole successo.

Penna prolifica, fu assidua collaboratrice di varie case editrici, in particolare di Paravia: scrisse testi di lettura per la scuola elementare, commedie per il teatro educativo, racconti e libretti di narrativa per fanciulli; si dedicò anche alla saggistica pedagogica, in particolare documentando le esperienze scolastiche della «Rinnovata» e della scuola bellunese. La B. si spense ultranovantenne a Belluno il 17 giugno 1983.

[Fabio Targhetta]

Fonti e bibliografia: EP, vol. I, coll. 1906-1907; TESEO, n. 406; necrologio in «Scuola italiana moderna», 1983-1984, n. 1, pp. 22-23.

E. Petrini, Da Aristide Gabelli a Pierina Boranga, Trieste, Ed. Ricerche, 1991; F. Vendramini (ed.), La scuola elementare bellunese e Pierina Boranga, Belluno, Istituto storico bellunese della Resistenza, 1991; Z. Comiotto, Il pensiero pedagogico e l'opera scolastica di Pierina Boranga, Verona, Fondazione Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, 1995.