Bonavino Cristoforo

Professioni: Professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Filosofia, pedagogia
Luoghi di attività: Liguria, Lombardia

Cristoforo Bonavino nacque a Pegli (Genova) il 27 febbraio 1821. Compiuti gli studi filosofici e teologici prima nel seminario di Genova, poi dal 1840 al 1843 a Bobbio presso la congregazione degli Oblati, fu ordinato sacerdote il 31 dicembre 1843. Qui rimase fino all'agosto 1844, quando fu allontanato per rigorismo giansenistico. Fu quindi sospeso a divinis nel 1849 (anno dal quale cominciò a usare lo pseudonimo di Ausonio Franchi – e cioè Italiano libero – impiegato fino al 1889) accusato di aderire a una visione razionalista anticlericale; nel 1850 si dichiarò non più credente.

Figura controversa e complessa, dai molteplici interessi, il B. fin dagli anni '40 si occupò di istruzione, scrivendo articoli e opuscoli su tematiche scolastiche (ved. in specie Discorso letto nella radunanza dei maestri elementari, 1847), a favore dei cambiamenti in corso nel sistema scolastico sabaudo. A tale scopo passò in rassegna materie, metodi e libri di base (per la grammatica italiana e latina) della scuola antica e moderna concludendo che «non solo si può, ma si dee riformare il metodo antico». L'attenzione verso le questioni educative non venne meno anche nei decenni successivi quando comunque prevalsero gli interessi filosofici.

A Genova aprì una scuola. Vicino a Vincenzo Gioberti, partecipò alle lotte antigesuitiche, collaborando alla redazione de Il Gesuita moderno e con due pubblicazioni: I Gesuiti e Autentiche prove contro i Gesuiti (1846). Visse in prima persona la rivoluzione del 1848, condividendo gli ideali risorgimentali, e stando in contatto, al punto di arrivare alle polemiche, con le figure più rappresentative di esso, Giuseppe Mazzini, Pisacane, La Farina, Orsini, il giovane Crispi.

Su consiglio del Gioberti si dedicò alla filosofia, dando alle stampe in pochi anni un gran numero di saggi e volumi improntati a una filosofia razionalista: La filosofia delle scuole italiane (1852); Appendice alla Filosofia delle scuole italiane (1853); La religione del secolo XIX (1853); Studi filosofici e religiosi (1854), Razionalismo del popolo (1856).

Il 21 ottobre 1854 fondò a Torino la rivista «La Ragione» che, destinata a difendere «i diritti della Ragione Pura», uscì fino al 1858. A questa rivista fece seguito, dal 1859, un'altra iniziativa analoga, «La Gente latina».

Nel frattempo salì sulla cattedra di Storia della filosofia dell'università di Pavia, per poi passare all'Accademia scientifico letteraria di Milano (1863-1888) dove dal 1876-1877 occupò anche la cattedra di Pedagogia per cui stese le Lezioni di Pedagogia edite postume da un allievo (1898, a cura di C. Decani). Forse dal 1872, come testimoniano alcune lettere, iniziò a maturare in lui il ritorno alla religione che diventò manifesto negli anni '80, prima in chiave filosofica e poi anche sul piano spirituale. Nei tre volumi dell'Ultima critica (1889-1893) rinnegò la filosofia razionalista per ritornare all'ortodossia cattolica. Abbandonata la cattedra universitaria si ritirò nel 1892 in convento a Genova ove restò fino alla morte.

Nelle Lezioni di pedagogia, già segnate dal ripensamento circa il razionalismo, si danno princìpi ai maestri perché siano efficaci educatori dei loro allievi, facendone persone capaci di raggiungere una loro perfezione presente e futura, il cui culmine sarà la cognizione pratica del bene e della morale. Il maestro, dotato di una particolare vocazione e di specifiche virtù (zelo, prudenza, fermezza, pazienza, giustizia), eserciterà tre tipi di insegnamenti: civili, intellettuali (letterari e scientifici), morali.

In questa applicazione i caratteri dell'ufficio educativo sono l'autorità, l'amore, la scienza, la virtù. Il volume traccia un metodo di insegnamento che distingue tra la pura istruzione, conoscenza di dati e nozioni, e la finalità educativa, formazione completa dell'individuo, e lascia spazio a polemiche del momento, come l'opposizione all'istruzione obbligatoria o al fatto che lo Stato anziché la famiglia decida fino a quale età ognuno vada a scuola. Il testo fu riedito nel 1941 con il titolo Pedagogia. Il B. morì a Genova il 12 settembre 1895.

[Roberto Pellerey]

Fonti e bibliografia: Alcune lettere intime di Ausonio Franchi, in «La Civiltà cattolica», 1895, q. 1087, pp. 523-538 e 1896, q. 1096, pp. 431-439.

DBI, vol. XI, pp. 649-653; PE, p. 79; A. De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du jour, Firenze, Niccolai, 1891, pp. 356-357.

A. Angelini, Ausonio Franchi, Torino, Loescher, 1897; C. Decani, Prefazione in Lezioni di Pedagogia di A. Franchi, Siena, Tip. Edit. di S. Bernardino, 1898; G. Gentile, La filosofia in Italia dopo il 1850. Gli scettici. Ausonio Franchi, in «La Critica», 1903, n. 3, pp. 264-281; G.B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del secolo decimonono, Torino, Paravia, 1910, pp. 448-465; A. Colletti, Ausonio Franchi e i suoi tempi (apostasia e conversione), Genova, Marietti, 1925; F. Varvello, Vita di Ausonio Franchi, in A. Franchi, Dio e anima, Torino, SEI, 1933, pp. 6-49; M. Cordovani, Introduzione, in A. Franchi, Pedagogia, Firenze, Salani, 1941, pp. 5-25; F. Taricone, Ausonio Franchi: democrazia e libero pensiero nel 19° secolo, Genova, Name, 1999.