Alberti Boschetti Maria

Professioni: Maestra
Ambiti di produzione: Didattica, pedagogia
Luoghi di attività: Svizzera

Anna Maria Carolina Alberti nacque a Montevideo (Uruguay) il 23 dicembre 1879 da Giuliano e da Teofila Ferretti, in una famiglia di origine ticinese. Rientrata in patria, probabilmente già nel 1883, frequentò le scuole elementari a Bedigliora, nella regione del Malcantone, paese di origine dei genitori. Conclusi gli studi primari, Maria si iscrisse all'istituto «S. Caterina» di Locarno, dove nel 1894 conseguì l'abilitazione al magistero.

Iniziò allora un periodo di tirocinio presso le scuole elementari della zona (Monteggio, Neggio, Bioggio) fino ad approdare nel 1910 a Muzzano, piccolo borgo rurale nel distretto di Lugano. La svolta professionale per l'A. maturò nel 1916 quando, insoddisfatta del proprio metodo didattico, ottenne dalla Società semopedeutica del Ticino un sussidio per recarsi in Italia e conoscere le scuole per fanciulli anormali avviate nel nostro Paese, in particolare a Milano e a Roma. Nel capoluogo meneghino, con il tramite di Anna Fedeli, allieva di Maria Montessori e direttrice della Casa dei bambini di via Rottole, conobbe il metodo montessoriano, rimanendone profondamente colpita. Ad impressionarla favorevolmente, più del materiale scientifico ed autocorrettivo, fu «l'ordinarsi» spontaneo dei bambini intorno ai loro interessi ed il rispetto dell'insegnante per ciascuna individualità.

Rientrata in patria, volle applicarlo nella prima e seconda classe mista della scuola elementare di Muzzano, dove dall'ottobre 1917 era stata confermata in via definitiva. Di questa iniziale esperienza, e di come, partita dai materiali che lei stessa aveva predisposto sulla scorta dei modelli montessoriani, arrivò a sviluppare una personale metodologia didattica, rimane preziosa testimonianza ne Il diario di Muzzano, pubblicato dapprima su rivista e, nel 1939, in forma integrale.

Nel frattempo, nel 1920 la maestra ticinese si sposò con Pierino Boschetti, possidente e dirigente della ferrovia locale (di qui l'uso del doppio cognome Boschetti Alberti con il quale è comunemente identificata); dall'unione nacquero i figli Franco e Giuliana.

L'operato dell'insegnante svizzera, inizialmente osteggiato dalle autorità locali, che anche in seguito guardarono con molte riserve alle sue iniziative, fu invece notato e apprezzato dai principali pedagogisti dell'epoca. Uno dei primi estimatori a recarsi in visita nel paesino ticinese fu Giuseppe Lombardo Radice, che definì l'esperienza di Muzzano come «una bandiera della riforma della scuola italiana». Lo studioso catanese, nel descrivere l'opera dell'A. sulle pagine dell'«Educazione nazionale» (SPES, n. 445) e, poi, di Athena fanciulla, vide nelle classi visitate l'emblema di quella «scuola serena» simbolo del movimento di rinnovamento educativo nell'Italia tra le due guerre.

Nel 1924, a seguito di un'indagine condotta dalle autorità scolastiche locali, le furono contestate alcune critiche nella conduzione della scolaresca. Si trattò di un pretesto per dare corpo a una diffidenza sottotraccia ma costante da parte di autorità e genitori, che indussero l'A. a lasciare la scuola di Muzzano. Si trasferì quindi a Gravesano, dove insegnò per un solo anno, prima di portarsi ad Agno, dapprima come insegnante nelle classi terza, quarta e quinta e, poi, in una pluriclasse di scuola elementare maggiore.

Ad Agno, in quella scuola frequentata dai figli di contadini ed operai e che lei stessa, mutuando l'espressione di Lombardo Radice, definì «scuola serena», arrivò a piena maturazione la sua esperienza didattica.

La giornata scolastica tipica era suddivisa in tre momenti: l'accademia, il controllo ed il lavoro libero. Nel corso della mattinata, il fanciullo aveva la possibilità di esprimersi di fronte a tutta la classe in un esercizio destinato a formare il sentimento estetico e quello morale della classe (l'«accademia»). Seguiva il «controllo» dello studio in cui il programma scolastico era svolto, individualmente o in gruppo, per singola materia. Ogni giorno, infatti, veniva trattata una sola disciplina, secondo un ordine costante. Non meno importante, infine, era il lavoro libero, che chiudeva la mattinata e occupava parte del pomeriggio, svolto singolarmente o a piccoli gruppi.

A sostenere l'impianto didattico dell'A. era dunque l'autoeducazione, all'insegna di due libertà fondamentali: quella di modo, secondo la quale ciascuno impara le stesse cose per vie proprie e individuali, e la libertà di tempo (o di momento), che garantisce all'alunno la spontaneità delle proprie occupazioni.

Numerosi studiosi, oltre al Lombardo Radice, si recarono ad Agno per visitare la scuola: tra questi, alcuni tra i maggiori esponenti della pedagogia dell'attivismo come Pierre Bovet, Adolphe Ferrière e Robert Dottrens. Una relazione in risposta alle critiche rivolte da quest'ultimo, all'epoca dirigente dell'Ufficio internazionale d'educazione di Ginevra, costituì uno degli scritti più noti della maestra ticinese (La scuola serena di Agno, 1927).

In Italia la sua opera fu particolarmente apprezzata negli ambienti pedagogici bresciani in specie per opera di Vittorino Chizzolini (che contribuì, dopo il Lombardo Radice, alla diffusione nel nostro Paese dei testi e delle relazioni originali della maestra ticinese, fatti pubblicare sul «Supplemento pedagogico» allegato alla rivista «Scuola italiana moderna», SPES, nn. 1030 e 1031) e Aldo Agazzi. L'A. morì ad Agno (Canton Ticino) il 20 gennaio 1951.

[Fabio Targhetta]

Fonti e bibliografia: Biblioteca cantonale di Lugano, fondo Boschetti Alberti.

DEP, vol. I, pp. 306-307; EP, vol. I, cc. 1925-1929; SPES, nn. 445, 1030 e 1031.

G. Cauzillo, Il metodo Boschetti Alberti: esperienze di scuola attiva, Rovigo, Istituto padano di arti grafiche, 1952; F. La Scala, La scuola serena. Il metodo di Maria Boschetti Alberti, Firenze, Marzocco-Bemporad, 1952; A. Agazzi, Panorama della pedagogia d'oggi, Brescia, La Scuola, 1954, pp. 113-123; G. Gabrielli, Il pensiero e l'opera di Maria Boschetti Alberti, Firenze, La Nuova Italia, 1954; R. Mazzetti, Maria Boschetti Alberti tra la Montessori e la Parkhurst, Decroly e Lombardo Radice, Roma, Armando, 1962; M. Peretti, Maria Boschetti Alberti, Brescia, La Scuola, 1963; F. Matasci, L'inimitable et l'exemplaire. Maria Boschetti Alberti. Histoire et figures de l'école sereine, Berne, Lang, 1987; L. Saltini, Maria Boschetti Alberti e il mondo culturale ticinese, Bellinzona, Salvioni, 2004.