Bertelli Luigi

Professioni: Scrittore
Ambiti di produzione: Letteratura per l'infanzia
Luoghi di attività: Toscana

Luigi Bertelli (noto anche con lo pseudonimo di Vamba, nome del buffone di Cedric nell'Ivanhoe di Walter Scott) nacque a Ponticelli, una piccola frazione alle porte di Firenze, il 19 marzo 1860 e compì gli studi presso le Scuole pie del capoluogo toscano. Già dai primi anni '80, cominciò a scrivere briose corrispondenze e a disegnare divertenti caricature per alcuni giornali e riviste. Nel 1884, dopo aver abbandonato il primitivo impiego presso le Ferrovie dello Stato ed essersi trasferito a Roma, intraprese la carriera di giornalista e di disegnatore umoristico, collaborando con il «Capitan Fracassa» e, in seguito, con altri noti e celebrati fogli umoristici e di satira politica e di costume.

Imbevuto di ideali mazziniani e convinto promotore dei valori della tradizione laica e democratica di matrice risorgimentale, il B. riscosse subito un buon successo. Sull'onda di questo, nel 1889 lo scrittore tornò a Firenze per dirigervi un'edizione locale del «Don Chisciotte» e, su richiesta di Felice Cavallotti, assunse per breve tempo, sempre in Firenze, anche la direzione del giornale «Il Corriere italiano».

Pochi mesi più tardi fondò il settimanale illustrato «L'O di Giotto» e, di lì a qualche anno, diede vita al giornale politico d'intonazione popolare «Bruscolo» (1901-1905) che, sotto la sua direzione, condusse una serrata critica verso i gruppi dirigenti liberal-moderati toscani.

A partire dall'inizio degli anni '90 erano apparsi nel B. i primi sintomi del ripensamento della sua attività politica. Le tesi democratiche gli apparvero sempre più insufficienti rispetto ai problemi che stavano di fronte all'Italia di fine secolo. Questa graduale presa di coscienza per un diverso impegno intellettuale e politico coincise con la decisione di rivolgersi alle giovani generazioni per sostenerle nella costruzione della coscienza nazionale così cara al suo idolo Giuseppe Mazzini e, più in generale agli uomini del Risorgimento. Nel 1893 il B. dava così alle stampe il suo primo libro per ragazzi, Ciondolino, destinato a rappresentare un significativo modello di divulgazione scientifica.

In questo nuovo scenario ideale scaturì la decisione del B. di dare alle stampe «Il Giornalino della domenica», il cui primo fascicolo vide la luce il 24 giugno 1906. Tanto il B. quanto l'editore fiorentino Bemporad, si trovarono concordi nel giudicare che era «opportuno, nella assoluta deficienza di giornali per ragazzi, creare una piccola rivista settimanale, istruttiva ma che non stancasse l'attenzione dei lettori, educatrice ma senza annoiarli, artisticamente e riccamente illustrata, e che accendesse e tenesse viva sempre nel suo pubblico la fiamma degli eterni ideali per la Patria e per l'Umanità».

Attorno all'impresa del periodico il B. raccolse molti intellettuali, artisti, letterati e scrittori di quegli anni (a titolo indicativo: Emilio Salgari, Ada Negri, Ida Baccini, Renato Fucini, Luigi Capuana, Matilde Serao e altri). Tra i più stretti collaboratori del B. vanno ricordati Giuseppe Fanciulli, Filiberto Scarpelli, Aldo Valori e Ermenegildo Pistelli (pseud. Omero Redi). Persuaso altresì dell'importanza delle illustrazioni, ricercò per «Il Giornalino della domenica» anche la collaborazione e l'apporto di disegnatori e illustratori di grande prestigio ( Ugo Finozzi, Carlo Chiostri, Antonio Rubino, Marcello Dudovich e altri ancora).

Ben presto il settimanale (la cui tiratura media si aggirava nei primi anni sulle 30 mila copie a fascicolo) divenne il punto di riferimento per una serie di iniziative di mobilitazione dei ragazzi dei ceti medio-alti e della borghesia urbana. Molto importante fu l'esperienza della Confederazione giornalinesca, poi detta del Girotondo, iniziativa intrapresa per abituare fanciulli e ragazzi alle forme e alle pratiche della vita civile e politica del mondo adulto.

Nonostante l'indiscusso successo, «Il Giornalino della domenica» non riuscì tuttavia mai a raggiungere una solida stabilità economica. Gli elevati costi di produzione, il bacino relativamente limitato dei potenziali lettori, il delinearsi, infine, dell'agguerrita concorrenza di altri periodici per fanciulli e ragazzi, condussero ben presto il settimanale a un inarrestabile declino. Nel 1908 l'editore Bemporad decise di abbandonare l'impresa. Il B. si assunse l'onere di proseguirla con risorse proprie e divenne egli stesso editore del periodico. La crisi si accentuò in misura crescente, portando nel 1911 all'interruzione delle pubblicazioni.

Si colloca in questo periodo la pubblicazione di quello che è universalmente riconosciuto come il capolavoro narrativo del B., ossia Il Giornalino di Gian Burrasca, apparso inizialmente a puntate sul «Il Giornalino della domenica» (febbraio 1907-maggio 1908), poi raccolto in volume nel 1912. Il racconto narra le avventure di Giannino Stoppani (detto Gian Burrasca per la sua irrequietezza e per le sue monellerie), ragazzino refrattario alle tradizionali norme di comportamento proprie del costume educativo della borghesia italiana del primo '900.

All'indomani della chiusura de «Il Giornalino della domenica» (luglio 1911), il B. si dedicò alla raccolta in volume di una serie di scritti e racconti inediti. Attese inoltre all'adattamento per il pubblico italiano di una cospicua raccolta di novelle tradizionali francesi (Novelle lunghe per i ragazzi che non si contentano mai, 1920, 2 voll.) e alla stesura di una serie di libri di testo per le scuole elementari (Il giardino. Letture per le scuole elementari, 1914-15; Come l'Italia diventò nostra, 1917-1918). Appartengono a questa fase anche i racconti per i più piccini Le scene comiche (1913) e una serie di prose e di opere a sfondo patriottico: Cinematografo poetico (1919), Casa mia, casa mia. Novella vera davvero (1919) e altre. Risale al 1915 la fortunata opera I bimbi d'Italia si chiaman Balilla. I ragazzi italiani nel Risorgimento nazionale, nella quale il B. ricostruiva le imprese eroiche e gli esempi di amore patrio di cui si erano resi protagonisti fanciulli e ragazzi nel corso dell'epopea risorgimentale.

Al termine della Grande guerra il B. tentò di far rivivere «Il Giornalino della domenica», che riprese le pubblicazioni il 22 dicembre 1918. Nei mesi seguenti, tuttavia, il repentino aggravarsi della grave malattia che da tempo si era manifestata e che lo aveva progressivamente minato nel fisico lo costrinse a rallentare la sua attività. Il B. si spense a Firenze il 27 novembre 1920.

[Anna Ascenzi]

Fonti e bibliografia: carte del B. sono conservate in varie sedi: Museo centrale del Risorgimento, Roma; Biblioteca nazionale centrale, Firenze, fondo Manoscritti e rari; Archivio storico della casa editrice Giunti, Firenze, fondo Bemporad; Archivio del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia, Macerata, fondi Bertelli e Confederazione giornalinesca di Vamba; A. Ascenzi, M. Di Felice, R. Tumino (edd.), «Santa Giovinezza!». Lettere di Luigi Bertelli e dei suoi corrispondenti (1883-1920), Macerata, Alfabetica, 2008.

DBI, vol. IX, pp. 494-499; EI, vol. VI, p. 785; EP, vol. I, cc. 1673-1678.

L. Lodi, Giornalisti: Vamba, Bari, Laterza, 1930; P. Bargellini, Tre toscani: Collodi, Fucini, Vamba, Firenze, Vallecchi, 1952; L. Nissim Rossi, Vamba (Luigi Bertelli), Firenze, Le Monnier, 1954; N. Ajello, Un settimanale del primo 900: «Il Giornalino della Domenica» di Vamba, in «Nord e Sud», 1959, n. 53, pp. 77-84; A. Michieli, Vamba, Brescia, La Scuola, 1965; P. Pallottino, «Il Giornalino della Domenica», in G. Tortorelli (ed.), L'editoria italiana tra Otto e Novecento, Bologna, Edizioni Analisi, 1986, pp. 67-94; C. Gallo, G. Bonomi, Agli albori della letteratura per ragazzi: «Il Giornalino della Domenica» (1906-1911), Verona, Società editoriale grafiche AZ, 1999; C. Gallo, Vita, morte, miracoli e resurrezione del «Giornalino della Domenica»: da Bemporad a Mondadori (1906-1927), in L. Finocchi, A. Gigli Marchetti (edd.), Editori e piccoli lettori tra Otto e Novecento, Milano, Angeli, 2004, pp. 317-339.