Bertani Agostino

Professioni: Uomo politico
Ambiti di produzione: Massoneria, politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia, Lazio, Liguria

Agostino Bertani nacque a Milano il 19 ottobre 1812. Studiò Medicina e chirurgia a Pavia dove si laureò nel luglio del 1835. Nel 1839 intraprese un viaggio in Europa durante il quale maturò l'interesse per le questioni sociali e la convinzione che la scienza medica potesse rappresentare un fattore di progresso anche civile. Ritornato in Lombardia, entrò in relazione con Carlo Cattaneo e, sull'esempio del «Politecnico», diede vita alla rivista «Gazzetta medica di Milano» periodico che abbinava il progresso civile a quello scientifico e medico di cui fu redattore fino al 1848.

Durante le Cinque giornate milanesi del 1848 diresse l'ospedale militare di S. Ambrogio e si avvicinò alle posizioni politiche del Mazzini. Dopo il fallimento dei moti, peregrinò in Piemonte, Toscana e Liguria finché nel 1849 giunse a Roma ove, nelle fasi conclusive della Repubblica romana, diede il suo contributo come medico. In seguito si stabilì a Genova ove s'impegnò per contrastare l'epidemia di colera del 1854; qui strinse rapporti con l'ambiente dell'emigrazione democratica. Partecipò attivamente alle vicende politico-militari del biennio 1859-1861, entrando nel Parlamento di Torino e sostenendo la spedizione di Garibaldi. Nella terza guerra di indipendenza nel 1866 operò in qualità di medico tra i garibaldini e nel 1867 fondò a Firenze con altri (tra cui Francesco Crispi e Benedetto Cairoli) il giornale «La Riforma» che si segnalò per l'attenzione rivolta verso la questione sociale.

In Parlamento, dove fu rieletto più volte, rappresentò ben presto un punto di riferimento dei radicali che, sotto la sua guida, si costituirono in partito autonomo, con un programma presentato il 22 giugno 1884. La sua azione politica risentì, in particolare, dell'adesione alla massoneria e dell'amicizia con Adriano Lemmi (gran maestro nel periodo 1885-1895). Nel 1871 promosse un'indagine agraria con scopi sociali, poi seguita dall'inchiesta guidata da Stefano Jacini conclusa nel 1885 che lo vide su posizioni critiche; in quello stesso 1885 presentò lo schema di codice per la pubblica igiene.

Il suo nome è associato anche ad alcune campagne condotte in materia d'istruzione. Fu tra i parlamentari che sostennero con più forza la scuola laica, l'affermazione del diritto primario ed irrinunciabile dello Stato in materia d'istruzione, l'avversione all'insegnamento religioso. Nei suoi interventi parlamentari il B. rimproverò allo Stato di non fare abbastanza per la scuola pubblica in modo da porla nelle condizioni di contrastare la concorrenza delle scuole confessionali.

Sollecitò inoltre migliori retribuzioni per gli insegnanti, denunciò le pessime condizioni igieniche degli edifici, in special modo quelli che ospitavano le scuole elementari, e segnalò alcune disfunzioni universitarie. Si schierò, infine, per il potenziamento dell'istruzione femminile, posta al centro di una strategia che puntava al complessivo miglioramento morale, intellettuale ed economico della vita delle donne, e si batté per il loro attivo inserimento all'interno della società per scopi di assistenza, beneficenza, istruzione e diffusione dei principi massonici. Il B. morì a Roma il 30 aprile 1886.

[Luisa Lombardi]

Fonti e bibliografia: Museo storico del Risorgimento, Milano, fondo Bertani; J.W. Mario (a cura di), Scritti e discorsi di Agostino Bertani, Firenze, Barbera, 1890; Discorsi parlamentari, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1913 (in particolare pp. 175, 181, 212, 507 e 535); L. Marchetti (ed.), Le carte di Agostino Bertani, Milano, Tip. A. Cordani, 1962.

DBI, vol. IX, pp. 453-458.

M. Panizza (ed.), Risultati dell'inchiesta istituita da Agostino Bertani sulle condizioni sanitarie dei lavoratori della terra. Riassunti e considerazioni, Roma, Stab. tip. Italiano, 1890; B. Di Porto, Agostino Bertani, Roma, Partito repubblicano italiano, 1963; T. Tomasi, Massoneria e scuola. Dall'unità ai nostri giorni, Firenze, Vallecchi, 1980, pp. 43-45, 49, 54, 70, 75, 78 e 90; G. Verucci, L'Italia laica prima e dopo l'unità 1848-1876, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 195-196, 226, 236, 260, 262-263, 279, 281, 285, 288, 301, 305 e 360.