Bernardi Jacopo

Professioni: Sacerdote, professore
Ambiti di produzione: Educazione infantile, movimento cattolico, pedagogia
Luoghi di attività: Veneto, Piemonte

Jacopo Bernardi nacque a Follina (Treviso) il 18 dicembre 1813 da nobile famiglia veneta. Dopo gli studi al seminario di Ceneda (oggi Vittorio Veneto) venne ordinato sacerdote nel 1836. L'anno successivo si laureò in Lettere all'università di Padova. Dal 1834 al 1848 fu insegnante di Lettere al seminario di Ceneda e nel biennio 1848-1849 al liceo S. Caterina di Venezia. In quest'ultimo periodo appoggiò la rivolta contro l'Austria e strinse rapporti con i maggiori esponenti del liberalismo italiano, aderendo alla corrente del cattolicesimo liberale.

Dopo un soggiorno a Firenze, nel 1851 riparò in esilio in Piemonte, prima a Torino e poi a Pinerolo, dove rimase anche dopo la fine del dominio austriaco in Veneto. A Pinerolo venne accolto come segretario dal vescovo, mons. Lorenzo Renaldi, per diventare in seguito vicario generale della diocesi, ricoprendo anche importanti incarichi d'insegnamento e direttivi nelle istituzioni scolastiche locali.

Fin dagli anni '40, il B. si occupò dei problemi inerenti la promozione sociale, culturale ed educativa dei ceti più disagiati, sia attraverso la fondazione e la gestione di opere e di istituzioni di beneficenza, sia mediante pubblicazioni divulgative (La pubblica beneficenza ed i suoi soccorsi alla prosperità fisico-morale del popolo, 1845) e la partecipazione ai congressi nazionali degli scienziati italiani.

I suoi studi pedagogici si incentrarono sulla difesa dello stretto rapporto tra istruzione e formazione morale e religiosa delle giovani generazioni (Saggio di studi sulla potestà patria e l'educazione, 1850) e sul recupero delle tradizioni educative e del pensiero pedagogico nazionali, in particolare di Vittorino da Feltre, dal B. proposto come modello ideale di educatore (Vittorino da Feltre e il suo metodo educativo, 1856).

Particolare attenzione, non solo teorica, dedicò all'istruzione infantile, attraverso intense relazioni con Ferrante Aporti e Carlo Boncompagni nella diffusione in Piemonte degli asili infantili. Il B. si adoperò a confutare le accuse mosse contro gli asili infantili aportiani di introdurre modelli educativi stranieri e soprattutto di ispirazione protestante nonché di attentare al ruolo educativo della famiglia (Gli asili d'infanzia, 1857; Dell'accordo possibile e necessario dell'opera educatrice della famiglia e della scuola, 1869).

Già a partire dal 1856 il B., in una serie di articoli apparsi sul giornale di Pinerolo «L'Eco delle Alpi Cozie», aveva intravisto nel metodo fröbeliano una possibile attenuazione dello scolasticismo degli asili infantili aportiani. Pur invitando a prestare attenzione e a utilizzare tutte le esperienze e i metodi in grado di migliorare l'istruzione popolare e quella infantile, sottolineò la necessità di adattare le novità pedagogiche e scolastiche ai diversi contesti sociali e culturali. Di fronte al dibattito tra sostenitori del metodo aportiano e di quello fröbeliano, il B. sostenne che le differenze non erano radicali, mentre era importante offrire ad un numero maggiore di bambini un adeguato metodo d'istruzione (Vittorino da Feltre e Ferrante Aporti, 1878).

Per superare tale contrasto, con Vincenzo De Castro, promosse la fondazione nel 1877 della Lega degli asili infantili italiani, di cui divenne presidente (Discorso inaugurativo della Lega degli Asili Infantili, 1878). Nel 1884 lasciò la carica in seguito al sorgere di contrasti interni sulla laicità delle scuole.

Il B. non mancò in più occasioni di criticare pubblicamente i limiti della politica scolastica post unitaria, in particolare lo scarso impegno a favore dell'istruzione popolare, mentre il «malcauto aumento degli istituti d'istruzione secondaria, sproporzionato ai bisogni del paese» era la principale causa «del numero stragrande di spostati». Lo studioso veneto sosteneva come prioritario un intervento del governo teso a migliorare la preparazione del corpo docente e soprattutto a «sollevare le condizioni economiche degli insegnanti» (Di Carlo Boncompagni e del pubblico insegnamento, 1881; Istruzione pubblica segnatamente popolare e de' suoi nuovi ordinamenti, 1890).

Ritornato nel 1877 a Venezia, continuò l'attività di insegnante e di promotore di istituzioni assistenziali ed educative, oltre a partecipare, su posizioni conciliatoriste, al confronto all'interno del movimento cattolico italiano. Il B. morì a Follina il 9 ottobre 1897.

[Redi Sante Di Pol]

Fonti e bibliografia: Biblioteca del Seminario, Vittorio Veneto, carte Bernardi; altra documentazione in Archivio diocesano di Pinerolo; Civico Museo «Correr», Venezia; Biblioteca civica, Treviso e il Museo civico, Padova; R. Giusti (ed.), Il carteggio Antonini-Bernardi. 1854-1874, Venezia, Deputazione di storia patria per le Venezie, 1972; P. Pecorari, Libertà di coscienza e moderatismo politico: il diario inedito di mons. Jacopo Bernardi sul Concilio Vaticano I, Roma, Herder, 1976.

DBI, vol. IX, pp. 172-173; DSMCI, vol. III/1, pp. 80-81; EP, vol. I, cc. 1650-1656; MC, vol. I, pp. 160-164; PE, p. 64; necrologio in «L'Osservatore scolastico», 1897, n. 2, pp. 18-19.

V. De Castro, Della vita e delle opere di Jacopo Bernardi, Milano, Lega degli asili infantili italiani Editrice, s.d.; A. Gambaro, Ferrante Aporti e gli asili nel Risorgimento, Torino, s.e., 1937; A.M. Zanelli, Jacopo Bernardi nel rinnovamento educativo del Risorgimento, Cassino, Tip. Sambucci, 1940; G. Chies, L'abate Jacopo Bernardi e la scuola dell'infanzia, Venezia, Tip. Nuova Helvetia, 1992; G. Piaia (ed.), Un protagonista del nostro Ottocento. Jacopo Bernardi, Milano, Hefti Edizioni, 1997.