Vidari Giovanni

Professioni: Professore, professore universitario, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Pedagogia, storia della pedagogia
Luoghi di attività: Lombardia, Piemonte, Italia

Giovanni Vidari nacque a Vigevano (Pavia) il 3 luglio 1871. Nel 1893 si laureò in Filosofia e nel 1894 in Lettere nell'università di Pavia, avendo a maestri il filosofo neokantiano Carlo Cantoni e il pedagogista herbartiano Luigi Credaro. Dopo aver insegnato per alcuni anni negli istituti secondari, nel 1902 il V. vinse la cattedra di Filosofia morale nell'università di Palermo, che tuttavia lasciò già l'anno dopo per quella di Pavia. Qui insegnò fino al 1909, quando venne chiamato a Torino ove restò fino alla morte. Fu più volte preside della facoltà di Lettere e Filosofia e dal 1917 al 1920 ricoprì anche l'incarico di rettore dell'università. Dal 1912, dietro le pressioni del Credaro, allora ministro dell'Istruzione, passò dalla cattedra di Filosofia morale a quella di Pedagogia.

A una serie di saggi etici apparsi tra il 1899 e il 1909 tra cui spiccano gli Elementi di etica del 1902 e l'Individualismo nelle dottrine morali del secolo XIX del 1909 nei quali si può cogliere la matrice neokantiana della sua riflessione in campo morale, fecero seguito, dopo il 1912, i saggi e gli scritti di pedagogia. Il passaggio dall'etica alla pedagogia non fu solo funzionale al ringiovanimento e all'aggiornamento della cultura educativa nell'ateneo torinese dopo il lungo magistero di Giuseppe Allievo, ma rispose anche ad una precisa linea di sviluppo dell'indagine vidariana interessata non solo a svolgere una teoria della condotta morale, ma anche desideroso di tradurla nella complessa struttura del reale.

Partecipò intensamente alle vicende politiche d'inizio secolo (fu anche sindaco di Vigevano per un breve periodo), prospettando una risposta etico-pedagogica capace di superare l'incompletezza del processo unitario, le divisioni sociali, le contrapposizioni confessionali. Alla scuola spettava il compito di porre le condizioni non solo per un «comune sentire» (di qui il suo liberalismo risorgimentale che animò i saggi sull'educazione nazionale apparsi tra il 1911 e il 1916), ma anche per l'elevamento delle classi più povere e il loro organico apporto alla società liberale.

Dopo qualche simpatia per il socialismo umanitario, il V. condivise il progetto di democrazia liberale che intendeva portare a compimento il Risorgimento mediante la cooperazione tra le classi, la solidarietà sociale, il rispetto dell'autorità, lo sviluppo delle capacità di ciascuno.

In campo pedagogico V. si collocò su una posizione critica rispetto alle tesi allora prevalenti, segnate rispettivamente dal soggettivismo idealista ( Giovanni Gentile, Giuseppe Lombardo-Radice) e dagli epigoni dell'oggettivismo positivista (l'ultimo Roberto Ardigò, Fausto Saverio De Dominicis, Giovanni Marchesini, Giovanni Tarozzi).

Nel rifarsi al modello herbartiano affermò l'autonomia della pedagogia concepita come scienza fondata sull'etica che determina il fine e la psicologia e la sociologia che le forniscono i dati empirici sulla cui base operare. Su questo schema il V. innestò l'uomo della tradizione classica, l'uomo inteso come energia attiva che si appropria delle forze esterne, le trasforma in elementi nuovi, foggiandosi e svolgendosi con l'esperienza stessa così raccolta (ved. i tre volumi degli Elementi di pedagogia, 1916-1920, l'opera sua più importante).

Critico verso la riforma scolastica del 1923, firmatario del Manifesto Croce degli intellettuali antifascisti del 1925, avversario di Gentile e degli idealisti in campo pedagogico (ciò che non impedì comunque al Gentile di invitarlo a collaborare all'Enciclopedia Italiana per la quale Vidari compilò varie voci), il pedagogista torinese pagò con un certo isolamento la mancata adesione al fascismo allora trionfante anche a Torino, come dimostra la sua esclusione dal corpo dei docenti dell'Istituto superiore di Magistero sorto nel 1923 per consentire anche ai maestri la frequenza dei corsi di studi superiori (la cattedra di pedagogia fu prima occupata da Mario Casotti e poi da Augusto Guzzo). Soltanto più tardi, dopo il 1930, con il suo riavvicinamento al fascismo, poté ottenere l'insegnamento al Magistero.

Ormai marginale nel dibattito pedagogico egemonizzato dagli idealisti gentiliani, negli ultimi anni il V. si dedicò ad opere di natura storica: nel 1930 apparve L'educazione in Italia dall'Umanesimo al Risorgimento cui fecero seguito i due tomi delle Civiltà d'Italia nel loro sviluppo storico (1932-1934). Il V. morì a Torino il 12 aprile 1934.

[Giorgio Chiosso]

Fonti e bibliografia: carte del V. sono conservate dagli eredi, famiglia Pene Vidari, Torino. Una parte dell'epistolario è stata pubblicata in G. Chiosso, Educazione e valori dell'epistolario di Giovanni Vidari, Brescia, La Scuola, 1984; ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Superiore, Fascicolo personale insegnante (1900-1940), II versamento, II serie, b. 164

EF, vol. XII (ed. Bompiani, 2006), pp. 12135-12136; EP, vol. VI, cc. 12307-12312; PE, pp. 435-436.

S. Caramella, L'idealismo assoluto nella pedagogia del Vidari, in «L'Educazione nazionale», 1920, n. 14, pp. 12-13; n. 17, pp. 29-30 e n. 21, pp. 9-11; «Rivista pedagogica», 1934, n. 5, pp. 653-790; G. Solari, Giovanni Vidari (1871-1934). In memoriam, Torino, Baravalle e Falconieri, 1935; N. Bobbio, Giovanni Vidari, in «Atti della Accademia delle scienze di Torino», 1952-1953, pp. 1-14 (estr.); G. Cives, Cento anni di vita scolastica in Italia, Roma, Armando, [1960], pp. 307-344; A. Santoni Rugiu (ed.), G. Vidari. Elementi di pedagogia. Passi scelti, Firenze, La Nuova Italia, 1961 (con ampia introduzione); A. Del Noce, La figura e il pensiero di Giovanni Vidari, in «Filosofia», 1971, n. 4, pp. 443-454; F. Cambi, Nazionalismo e pedagogia in Giovanni Vidari, in «Studi piemontesi», 1982, n. 2, pp. 201-212; G. Chiosso, L'educazione nazionale da Giolitti al primo dopoguerra, Brescia, La Scuola, 1983, pp. 78-97 e 203-262; H. Cavallera, Giovanni Vidari tra etica e pedagogia, in «Pedagogia e vita», 1999, n. 1, pp. 67-85; C. Provenzano, Giovanni Vidari. Dal criticismo neokantiano al progetto di civiltà, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007.