Vertua Gentile Anna

Professioni: Scrittrice, ispettrice
Ambiti di produzione: Educazione femminile, letteratura per l'infanzia, stampa scolastica, teatro
Luoghi di attività: Lombardia

Anna Vertua nacque a Dongo, sul lago di Como, il 30 maggio 1845 in una famiglia benestante e di ideali patriottico-risorgimentali e massonici. Dopo la prematura perdita del padre avvenuta nel 1862 e il conseguente disagio economico, Anna si trovò nella necessità di avere un lavoro e iniziò a insegnare Lettere italiane nell'istituto delle Dame inglesi di Vicenza. Dell'accoglienza ricevuta nonché della positiva esperienza di quegli anni di insegnamento è rimasta traccia nella dedica rivolta a Teresa Surlera, superiora dell'istituto, allorché nel 1868 esordì con il testo Letture educative per fanciulle sotto il nome di Annetta V.

Sin dagli esordi la sua produzione letteraria, che si farà sempre più intensa, vasta ed eterogenea, fu soprattutto rivolta all'infanzia e alla gioventù, veicolando i precetti pedagogici alla base del nuovo Stato. Nel frattempo Anna conobbe e sposò Iginio Gentile, docente di Storia antica all'università di Pavia e dal matrimonio nacque, nel 1874, il figlio Marco Tullio.

Il marito ebbe un'importante influenza nell'indirizzare la moglie a coltivare le proprie naturali doti letterarie e a metterla in contatto con esponenti di rilievo della cultura post risorgimentale. Iniziò così un prolungato sodalizio con l'editore milanese Carrara per il quale scrisse una nutrita serie di racconti collocati in prevalenza nella collana «Libreria di educazione e istruzione», affiancati da testi scolastici e saggi di galateo e di educazione femminile.

Dopo la morte improvvisa di Iginio (1893), la V. intensificò la propria attività di scrittura anche per provvedere economicamente a sé e al figlio, nel frattempo avviato agli studi di ingegneria. Nel decennio di fine secolo la produzione dell'autrice vide comparire un'accentuata attenzione per l'educazione femminile (Per la mamma educatrice, 1894; Come devo comportarmi?, 1897); per il romanzo per signorine (L'odio di Rita, 1894; Il romanzo di una signorina per bene, 1897; Cuor forte e gentile, 1898; Voce dell'esperienza, 1899) e per commedie teatrali (Teatrino per bambine e fanciulli, 1891; Nuovo teatrino delle marionette, 1892; Ricreazioni e feste, 1895 e altri), andando così ad ampliare un sempre più consolidato ventaglio di generi letterari, di testi educativi e scolastici (Comincio a leggere, 1895; Il quaderno di Ghita e Giorgio, 1895; So leggere, 1895) nei quali manifestava sicurezza narrativa e uno stile raffinato.

Nel 1897 conobbe Guido Fabiani e iniziò a collaborare al «Corriere delle maestre» (SPES, n. 322) da questi diretto. Dal 1905 al 1906 la V. diresse il quindicinale «Fanciullezza italiana», sul quale scrisse romanzi a puntate, novelle e consigli di galateo, potendo contare sull'amica d'infanzia Carla Calderini che chiamò come redattrice. L'attività pubblicistica proseguì anche su altre testate («La Moda e la casa», 1903-1911) dopo una precedente collaborazione a «Vita intima» (1890-1891), dove aveva curato in particolare la rubrica Ciarle.

Con il nuovo secolo l'attività di scrittura della V. risultò sempre più orientata verso il romanzo per signorine, produzione che portò il critico Luigi Santucci, a definirla «figlia di un ideale matrimonio tra De Amicis e Luisa Alcott» (Santucci, 1950, p. 156). I protagonisti dei suoi racconti sono per lo più ragazzi o bimbi appartenenti al ceto medio o provenienti da un ceto di lavoratori onesti e industriosi, i quali sostenuti dall'affetto e dalla guida soprattutto materna, apprendono un'etica del comportamento coerente con l'ordine sociale esistente.

Gran parte della produzione narrativa composta fino ai primi anni del '900 ebbe numerose riedizioni e altrettanto può dirsi per i testi scolastici dei quali si ricorda in particolare il ciclo di letture Un'allegra nidiata che, dopo essere stato pubblicato nel 1902, continuò a essere adottato e nel 1924 ottenne l'approvazione ministeriale.

Provata dalla prematura morte del figlio (1912), ricoprì per qualche anno a Milano il ruolo di ispettrice delle scuole festive, ma dal 1923 volle riavvicinarsi alla sua terra d'origine di Codogno e si ritirò nella casa di riposo S. Savina di Lodi dove trascorse gli ultimi anni fino al sopraggiungere della morte il 23 novembre 1926.

[Francesca Borruso, Sabrina Fava]

Fonti e bibliografia: DBDL, pp. 1124-1126; PE, p. 432; SPES, n. 322; R. Carrarini, M. Giordano (edd.), Bibliografia dei periodici femminili lombardi, Milano, Editrice Bibliografica, 1993, pp. 67, 171, 283, 288 e 339; necrologio in «Scuola italiana moderna», 1926-1927, n. 11, p. 165.

L. Santucci, Letteratura infantile, Firenze, Barbèra, 1950, ad indicem; A. Cerizza, Anna Vertua Gentile. Scrittrice, in «Archivio storico lodigiano», 2001, pp. 15-36; P. Boero (ed.), Storie di donne: Contessa Lara, Anna Vertua Gentile, Ida Baccini, Jolanda, Brigati, Genova 2002; O. Gambarini, Anna Vertua Gentile scrittrice per l'infanzia, tesi di laurea, Università Cattolica, sede di Piacenza, Facoltà di Scienze della formazione, a.a. 2002-2003; E. Roccella, L. Scaraffia (edd.), Italiane, Roma, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, 2004, vol. I, p. 177; A. Ascenzi, R. Sani (a cura di), Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo, Milano, Vita e pensiero, 2005, pp. 390 e 494-495; G. Elissa Popoff, Vertua Gentile, Anna (1850-1926), www.lib.uchicago.edu, Columbia University, 2005; P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l'infanzia, Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 72, 349 e 357.