Verdi Giuseppe

Professioni: Musicista, uomo politico
Ambiti di produzione: Musica, politica scolastica
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Italia

Giuseppe Verdi, figlio di Carlo e Luigia Uttini, entrambi appartenenti a famiglie di locandieri e affittuari, nacque a Roncole di Busseto (Parma), il 10 ottobre 1813. Dopo aver iniziato a studiare organo e canto con don Pietro Baistrocchi, nel 1822 divenne organista nella chiesa di Roncole e nel 1823 iniziò i corsi ginnasiali a Busseto, continuando nel frattempo ad approfondire lo studio della musica.

Terminato il ginnasio, nel 1831 avrebbe desiderato entrare nella Guardia Nazionale, ma venne rifiutato in quanto non ancora diciottenne. Si trasferì quindi in casa di Antonio Barezzi, che lo sostenne nei suoi studi, dando lezioni di canto e piano alla figlia di lui, Margherita, poi sua moglie. Nel 1832 avanzò domanda per l'ammissione al Conservatorio di Milano, ma fu respinto.

Nonostante queste difficoltà il giovane V. non abbandonò il progetto e, dopo varie e alterne vicende, si trasferì a Milano e si dedicò alla composizione, riuscendo a conquistare il favore del pubblico. Nel 1842 la rappresentazione del Nabucco alla Scala di Milano riscattò il V. dagli insuccessi precedenti. Il successo fu enorme e il musicista di Busseto cominciò a essere richiesto dai maggiori teatri. Di qui in poi la sua notorietà era destinata a crescere non solo in Italia e non è certo questa la sede per ripercorrere le fasi salienti della sua straordinaria carriera di musicista.

Nel 1859 è membro dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo a Parma. Nel 1861 viene eletto al primo parlamento italiano e nel 1874 fu nominato senatore.

Fu proprio nella veste di parlamentare che il nome del V. si associa alle vicende politico-scolastiche con la proposta di una riforma e riorganizzazione dei conservatori di musica in Italia. La proposta, per quanto non sostenuta da specifiche competenze educative, risulta ugualmente ricca di suggestioni pedagogiche e ruota attorno ad un'idea di musica come espressione di cultura e forma di conoscenza, che non può svilupparsi come ipertecnicismo, ma che necessita di un perfezionamento in primis culturale e umano, caratteristica fondamentale per potersi esprimere con codici artistici.

Nel 1871 il V. ebbe l'occasione di sostenere la propria iniziativa quando il ministro della P.I. Cesare Correnti gli propose di presiedere una commissione per il riordino del Conservatorio di Napoli. Il musicista parmense accettò, sperando di far passare l'idea che la riforma di quel conservatorio dovesse innescare una riforma complessiva. Dei lavori della commissione restano la Relazione e un Regolamento dei Regi Conservatorii musicali d'Italia. Il V. morì a Milano il 27 gennaio 1901.

[Alessandra Avanzini]

Fonti e bibliografia: limitatamente agli aspetti politico scolastici M. Porzio (ed.), Verdi. Lettere (1835-1900), Milano, Mondadori, 2000, passim.

A. Avanzini (ed.), Giuseppe Verdi, un profilo pedagogico, Milano, Angeli, 2002 (in appendice Relazione al Ministero della Pubblica Istruzione e Regolamento pei Regi Conservatorii d'Italia, 1871).