Vassalli Eandi Anton Maria

Professioni: Professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Didattica, fisica, politica scolastica, scienze
Luoghi di attività: Piemonte

Anton Maria Vassalli Eandi nacque a Torino il 30 gennaio 1761 da Stefano e Teresa Eandi. Rimasto precocemente orfano di padre, fu educato dallo zio materno, l'abate Giuseppe Eandi, allievo del noto fisico Gian Battista Beccaria e suo successore all'università di Torino. Nel 1779 ottenne un posto gratuito presso il collegio delle Province di Torino, avendo, in tal modo, occasione di frequentare gratuitamente l'università e prepararsi all'insegnamento.

Mentre teneva ripetizioni di geometria teorica, pratica e meccanica agli agrimensori, misuratori e architetti nello stesso collegio, venne coinvolto dallo zio e da padre Beccaria nelle loro ricerche sperimentali in vari campi della fisica e sull'elettricità. Ottenuta frattanto la cattedra di Filosofia presso il collegio di Tortona (Alessandria), cominciò a farsi conoscere nella comunità scientifica grazie ai suoi esperimenti e alle sue pubblicazioni, consacrandosi, in particolare, sulle orme del Beccaria, all'elettrologia, promuovendo la diffusione dell'uso del parafulmine, inventando l'elettrometro a listarelle d'oro e contribuendo a misurare la diversa conduttività elettrica dei metalli.

Nel 1791 il V.E. venne cooptato all'interno dell'Accademia delle Scienze di Torino, al posto di uno dei suoi fondatori, il defunto Francesco Cigna. L'anno successivo, fu nominato professore sostituto di Fisica nell'ateneo torinese e, in seguito alla sospensione delle lezioni sancita in quello stesso anno dai Savoia, che temevano l'avvicinarsi del pericolo rivoluzionario, fu incaricato con lo zio Eandi di redigere un manuale di fisica sperimentale e un altro di matematica e geometria, che videro la luce tra il 1793 e il 1794, rappresentando i primi testi per lo studio universitario editi in Piemonte.

A fine secolo (1799) sostituì Prospero Balbo come rappresentante del Regno di Sardegna presso la commissione che stava lavorando all'uniformazione dei pesi e delle misure a Parigi, candidato ideale per quell'incarico, dato che aveva dato alle stampe un Saggio del sistema metrico della Repubblica francese (1798, riedito nel 1802 in versione accresciuta), con il quale aveva introdotto e divulgato in Piemonte il sistema metrico decimale. Fu in quel periodo che cominciò ad aggiungere al suo cognome quello dello zio, abitudine che mantenne anche dopo la morte di quest'ultimo.

Nel 1800, con il ritorno dei francesi in Piemonte, fu richiamato a Torino in qualità di professore titolare di Fisica e componente della Giunta di P.I. Nel 1805 fu ammesso alla Legione d'Onore da Napoleone e divenne segretario del Gran consiglio d'amministrazione dell'università e, infine, nel 1812, fu chiamato alla direzione del Museo di storia naturale di Torino.

Proprio per le cariche e i riconoscimenti ricevuti in epoca francese, il V.E. sarebbe stato epurato nel 1814 se il Balbo, che ne aveva piena stima, non si fosse mosso per aiutarlo. Così, non solo il fisico piemontese riuscì a conservare l'incarico di direttore del Museo di storia naturale, con relativa pensione, ma divenne di fatto consulente del Magistrato della Riforma, il massimo organo scolastico sabaudo, che gli chiese di redigere un piano di riorganizzazione del sistema scolastico. Già in precedenza si era occupato a più riprese d'istruzione, sia ricoprendo incarichi pubblici, sia studiando i temi legati alla didattica, come dimostra il De Recta docendi ratione, un'orazione scritta nel 1805, incentrata sulle caratteristiche umane e tecniche necessarie all'insegnante per svolgere al meglio il suo compito.

Il V.E. cominciò a scrivere il testo del suo progetto riformatore tra Torino e Pisa, dove passò l'inverno del 1815-1816, ma, tornato in patria, non andò oltre e consegnò il lavoro così com'era. Le 230 pagine che compongono l'inedito Saggio sopra l'Istruzione Pubblica, conservato presso l'Archivio di Stato di Torino, contengono 50 dei 208 articoli previsti dall'indice dell'opera, riservati all'organizzazione della scuola. I capitoli successivi avrebbero dovuto occuparsi dell'istruzione universitaria, oltre che del funzionamento delle accademie, della stampa e di tutte le istituzioni che avrebbero dovuto contribuire alla diffusione della cultura.

L'impianto dell'opera del V.E era chiaramente ispirato al quarto libro della Scienza della Legislazione di Gaetano Filangieri, dedicato alle Leggi che riguardano l'educazione, i costumi e l'istruzione pubblica (1785). Mutuando dal filosofo napoletano, oltre che da Pestalozzi e Condorcet, un'idea di educazione intesa come «l'arte di sviluppare, di estendere e di perfezionare le facoltà e le disposizioni naturali» dell'individuo, il V.E. avanzava un progetto formativo che non si esauriva nella scuola, ma che utilizzava ogni momento della vita di un individuo per farne un cittadino e una voce consapevole dell'opinione pubblica.

Il risultato era un modello educativo dai forti contenuti politici, le cui implicazioni non sfuggirono a Balbo e a Gian Francesco Galeani Napione, le cui obiezioni dovettero convincerlo ad abbandonare il suo progetto. Il fisico torinese tornò così alle sue ricerche, concentrandosi specialmente sulla meteorologia e l'agricoltura, dedicandovisi sino alla morte, avvenuta a Torino il 5 luglio 1825.

[Paolo Bianchini]

Fonti e bibliografia: S.G.M. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professor Anton Maria Vassalli-Eandi, Torino, Pomba, 1825.

P. Bianchini, Libri e pratiche didattiche nel Piemonte del Settecento, in G. Chiosso (ed.), Il libro per la scuola tra Sette e Ottocento, Brescia, La Scuola, 2000, pp. 11-60; M. Oreglia, Anton Maria Vassalli-Eandi e la scuola sabauda tra '700 e '800, dissertazione di laurea, Università di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, a.a. 2006-2007; P. Bianchini, Educare all'obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico regime e Restaurazione, Torino, SEI, 2008, pp. 53, 85, 90, 121-122, 136-137 e passim.