Vallauri Tommaso

Professioni: Professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Editoria scolastica, latino
Luoghi di attività: Piemonte

Tommaso Napoleone Vallauri nacque a Chiusa Pesio (Cuneo) il 23 gennaio 1805. Dopo la prima istruzione impartitagli dal padre, notaio, frequentò le scuole secondarie a Mondovì. Si trasferì quindi a Torino per seguire prima i corsi universitari di Giurisprudenza e poi quelli di Lettere. Qui ebbe come docenti, tra gli altri, Carlo Boucheron e Giuseppe Biamonti. Conseguita la laurea il 29 luglio 1823, cominciò, a soli diciott'anni, ad insegnare nel collegio di Alba. L'anno successivo passò a Mondovì e quindi a Fossano (1825, presso il collegio-convitto dei padri Somaschi) e a Vercelli (1830).

Agli anni vercellesi risalgono i suoi primi scritti importanti che gli consentirono di sostenere con esito positivo l'esame di aggregazione all'università (1833). Nel novembre 1835 insegnò nel collegio di Alessandria e nell'ottobre 1836 ottenne il sospirato trasferimento a Torino come professore di Umanità presso il collegio di S. Francesco da Paola. Nel 1837 pubblicò le Istituzioni oratorie, testo che incontrò una certa fortuna nelle scuole. Pur continuando il suo insegnamento nelle scuole secondarie, venne frattanto nominato supplente di Eloquenza latina ed italiana all'università. Nel 1841 uscì la Storia della poesia in Piemonte e diventò membro della Regia Deputazione di storia patria. Il 7 ottobre 1843 fu nominato professore ordinario di Eloquenza latina.

L'anno successivo il V. sposò Elisa Gibellini e diede alle stampe i due volumi Delle società letterarie del Piemonte, iniziando, con l'aiuto delle carte dell'archivio del conte Prospero Balbo, il lavoro relativo alla sua Storia delle Università degli studi del Piemonte (1845, 3 voll.). Frattanto iniziò, su incarico di Carlo Alberto, la redazione dei Fasti della Real Casa di Savoia e della Monarchia descritti e corredati d'incisioni eseguite da valenti artisti sui disegni di G. Zino con 40 tavole, che poi interruppe nel 1848. Nel 1847 pubblicò il romanzo storico Il Cavaliere Marino in Piemonte (poi riedito, 1865 e 1883). Contemporaneamente il V. diresse il riordinamento del Vocabolario latino di Giuseppe Pasini (allora in uso in tutte le scuole del Piemonte), che condusse a termine nel 1852.

Nel 1849 completò la Historia critica litterarum latinarum e l'anno successivo pose mano al vocabolario dell'editore Pomba, Vocabolario universale latino-italiano e italiano-latino, trovando comunque il tempo per presentarsi anche candidato alle elezioni del 1857 ed essere eletto deputato, per i conservatori, nel collegio di Mondovì.

In questa inesausta attività riuscì inoltre a curare per la Stamperia Reale di Torino numerose edizioni di classici a uso scolastico. Più tardi diede il proprio apporto all'attività editoriale di don Giovanni Bosco per la realizzazione della collana «Selecta ex latinis scriptoribus ad usum scholarum» e si avvalse della Tipografia dell'Oratorio per la pubblicazione di numerosi suoi scritti. Collaborò anche ai giornali «Unità cattolica» e «L'Armonia» e divenne ben presto uno degli intellettuali di riferimento degli ambienti dell'intransigentismo cattolico, schierandosi contro l'invadenza dello statalismo scolastico.

Gli anni '60 furono quelli di massima produzione letteraria con decine di testi, opuscoli e pubblicazioni e, soprattutto, con la prima edizione delle Novelle. Frattanto venne ammesso all'Accademia della Crusca e, in conseguenza dei suoi studi plautini, ricevette la cittadinanza onoraria di Sarsina. Nel 1869 venne nominato preside della facoltà di Lettere, ma la nomina gli fu revocata pochi giorni dopo forse per pressioni politiche. Nel 1870 uscì la seconda edizione del suo vocabolario latino e, dopo la celebrazione del cinquantesimo di insegnamento nel 1873, passò gli anni fino al 1880 viaggiando tra Roma, Napoli, Firenze, Milano, Parigi, Germania, Austria, Costa Azzurra e Svizzera.

Furono anni travagliati da molte polemiche e dalle dure critiche rivoltegli dai sostenitori del metodo filologico di importazione tedesca. Il V. reagì facendosi paladino della tradizione nazionale classica contro quella che definiva la «germanofilia della cricca ministeriale d'intedescati italiani».

Nel 1881 uscì la sesta edizione delle sue Novelle e nello stesso anno fu nominato senatore, andando ad abitare, per la maggior parte dell'anno, a Roma, ricoprendo anche l'incarico di membro del Consiglio superiore della P.I. Il V. morì ultranovantenne il 2 settembre 1897 a Torino.

[Walter Cesana]

Fonti e bibliografia: T. Vallauri, Vita di Tommaso Vallauri scritta da esso. Con prefazione di Osvaldo Berrini, Torino, Tip. Roux e Favale, 1878.

L. Valmaggi, Tommaso Vallauri, in «Annuario della R. Università di Torino», 1897-1898, pp. 151-156; M. Raicich, Scuola, cultura e politica da De Sanctis a Gentile, Pisa, Nistri-Lischi, 1981, pp. 13, 123-124, 130, 140 e passim; F. Traniello (ed.), Don Bosco nella storia della cultura popolare, Torino, SEI, 1987, pp. 36, 72, 133, 151-153, 157 e passim; M. Raicich, Itinerari della scuola classica dell'Ottocento, in S. Soldani, G. Turi (edd.), Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1993, pp. 136, 149, 156 e 168; G. Griseri (ed.), Tommaso Vallauri nella società e nella cultura dell'Ottocento, «Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo», 1999, 1° semestre, fascicolo monografico.