Valitutti Salvatore

Professioni: Professore universitario, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Educazione degli adulti, educazione infantile, politica scolastica
Luoghi di attività: Campania, Italia

Salvatore Valitutti nacque a Bellosguardo (Salerno) il 30 settembre 1907. Laureatosi in Scienze politiche e sociali nel 1930 a Roma, fu nominato, nel 1937, provveditore agli studi di Mantova, poi di Perugia. Intraprese, dunque, giovanissimo una prestigiosa carriera come grand commis dello Stato. Dal 1948 al 1951 diresse l'ufficio stampa del ministro della P.I. Guido Gonella; fu poi nominato consulente delle scuole italiane all'estero per il ministero degli Affari Esteri e, quindi, capo di gabinetto del ministro della P.I. Gaetano Martino e infine consigliere di Stato (1955). Fu a lungo membro del Consiglio superiore della P.I.

All'attività amministrativa associò studi e ricerche dislocati tra politica, diritto e pedagogia. Conseguita nel 1937 l'abilitazione alla libera docenza in Storia delle dottrine politiche, insegnò prima Filosofia del diritto presso l'università di Perugia e poi Sociologia e Dottrina dello Stato all'università di Roma. Dal 1968 al 1981 ricoprì la carica di rettore dell'università italiana degli stranieri di Perugia. Di orientamento politico liberale, fu eletto deputato nel 1963 e senatore nel 1972, anno in cui ricoprì anche l'incarico di sottosegretario alla P.I. Dal 1979 al 1980 fu ministro della P.I. Rieletto senatore nel 1983, presiedette la Commissione istruzione e cultura del Senato e nel 1988 venne eletto presidente del Partito liberale italiano.

Allievo di Giovanni Gentile (di cui fu collaboratore all'Istituto fascista di cultura; curò nel 1936 una pluriedita edizione de La dottrina del fascismo di Benito Mussolini), condivise il pensiero politico di Benedetto Croce (Ritorno di Croce, in «Annali della P.I.», 1973) e fu estimatore del pensiero economico di Luigi Einaudi (Ritratto di Einaudi, 1975). Teorizzò il liberalismo giuridico che individua nello Stato l'istituzione atta a garantire il diritto e a promuovere lo sviluppo sociale ed economico (Bisogno dello Stato, in «Studi politici», 1954; La riforma dello Stato, 1968).

In campo pedagogico la sua riflessione si volse in vari ambiti. Sensibile alle tematiche dell'educazione infantile (Il bambino nella società italiana, 1953; L'ambiente sociale del bambino italiano, 1955; I diritti del bambino nella scuola materna, 1961) accostò direttamente le esperienze educative di Maria Montessori e ne approfondì – in diversi saggi pubblicati specialmente dalla rivista «Vita dell'infanzia» e in numerosi testi – i nuclei tematici, promuovendo inoltre l'Opera nazionale intitolata alla pedagogista di cui fu vicepresidente.

Fu altresì assai impegnato sul versante della formazione degli adulti, tenendo a lungo la presidenza dell'Unione nazionale della lotta contro l'analfabetismo, promuovendo un'attenta riflessione pedagogica sulla loro educazione, perseguita mediante un insieme di iniziative e una rete di istituzioni atte ad assicurare un'esistenza «criticamente libera ed eticamente solidale» (L'educazione degli adulti, 1951). Riservò infine attenta considerazione ai cambiamenti che ben prima del '68 già stavano interessando il mondo giovanile (su cui La rivoluzione giovanile, opera da molti ritenuto il suo lavoro più significativo).

Direttore della rivista «Nuovi studi politici» e collaboratore di varie riviste scientifiche, tra gli anni '60 e '70 fu uno dei protagonisti del dibattito politico scolastico che affrontò sotto diversi punti di vista: a favore della diffusione della scuola materna, considerata istituzione di grande portata pedagogica (Stato e scuola materna, 1962); a sostegno di una più organica formazione degli insegnanti, divenuta critica per la mancata riforma del percorso formativo e la completa assenza di un sistema di valutazione; contro l'istituzione della scuola media unica (1962), motivo ripreso per criticare fortemente i progetti di legge sull'istruzione secondaria unitaria (La riforma assurda della scuola secondaria superiore, scritto con Giovanni Gozzer, 1982), i quali, in nome di un «egualitarismo livellatore», avrebbero fatalmente condotto alla dequalificazione dei percorsi e alla disoccupazione delle nuove generazioni.

Dinanzi ai ritardi strutturali del sistema universitario approntò, nel breve periodo in cui fu ministro, un intervento settoriale che costituì il primo passo per una riforma del sistema: la legge delega per il riordinamento della docenza universitaria, teso a risolvere l'annoso problema del precariato e a garantire un reclutamento non avulso dal merito (Otto mesi alla Minerva e quattro mesi dopo: esperienze e riflessioni di un Ministro, 1980). Il V. morì a Roma il 1° ottobre 1992.

[Florindo Palladino]

Fonti e bibliografia: carte personali del V. sono conservate presso la Fondazione «U. Spirito», Roma; ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Superiore, Liberi docenti e incaricati epurati (1944-1946), b. 8.

DBMe, 1974, vol. III, pp. 289-290; EP, app., cc. 1500-1502; SPES nn. 367, 441, 533, 608, 1019 e 1027; TESEO '900, nn. 389 e 444.

M. Pepe, Salvatore Valitutti: ricordo di un maestro e di un politico, Salerno, Quaderni ARCI Postiglione, 1998; I. Gallo (ed.), Il pensiero e l'opera di Salvatore Valitutti, Salerno, Laveglia, 1999; A. Jetto, Pedagogia e scuola in Salvatore Valitutti, Salerno, Plectica, 2007.