Vaccaro Camillo

Professioni: Maestro
Ambiti di produzione: Pedagogia
Luoghi di attività: Calabria

Camillo Vaccaro nacque il 12 marzo 1864 a Lungro (Cosenza). Avviato agli studi nella scuola privata di uno zio prete, ex-docente del collegio di S. Demetrio Corone, presto dimostrò buone attitudini intellettuali tanto da convincere il sacerdote a spingerlo a conseguire nel 1884 la patente magistrale a Rossano Calabro. Per un quarantennio insegnò nella scuola del paese natale.

Allontanatosi dai fondamenti dell'educazione religiosa ricevuta nella giovinezza, il V. fu attratto dai princìpi del positivismo. Nel 1905 il V. pubblicò La pedagogia fra le due morali, scritto in cui comparava le teorie morali del Manzoni, contenute nelle Osservazioni sulla morale cattolica, e quelle di Roberto Ardigò, esposte ne La morale dei positivisti. Pur assumendo una posizione non estremista, il maestro cosentino sostenne la tesi che tutte le teorie dovessero essere valutate nella loro applicazione storica e per tale motivo criticò l'idea di una «morale pura», espressione di un'entità metafisica e astorica.

In un altro scritto, Roberto Ardigò e la crisi della coscienza moderna (1905), il V. sottolineava come l'educazione morale, lungi dal fondarsi su basi religiose e soprannaturali, andava concepita come il risultato della «suggestione dell'esempio e [del]la ripetizione degli atti lodevoli». In tale prospettiva la virtù non si risolveva nei precetti, che da soli non apparivano sufficienti, ma «nella disposizione a fare il bene» che l'educatore poteva stimolare attraverso l'esempio concreto. Credenti e non credenti potevano trovare, a suo giudizio, uno spazio comune di intesa in merito al problema etico proprio se ci si spostava sul terreno della «morale pratica», nella quale l'ambiente (società, scuola e famiglia) assumeva un valore centrale.

Sul piano educativo e scolastico si scagliò contro la pedanteria e l'eccessivo peso assegnato allo studio del latino nelle scuole secondarie nell'opuscolo Latineide, o voci nel deserto per lo svecchiamento delle scuole classiche (1891).

Oltre alle riflessioni pedagogiche, il V. rivolse l'attenzione anche verso la questione sociale, denunciando i mali della pubblica istruzione nella Calabria di inizio secolo, partecipando in qualità di relatore nel novembre del 1908 al secondo congresso magistrale calabrese con la relazione dal titolo Le cause del resistente analfabetismo in Calabria (1909). Durante la Grande guerra collaborò ai locali comitati di assistenza civile e all'asilo infantile. Il V. morì a Roma il 14 dicembre 1955.

[Luca Montecchi]

Fonti e bibliografia: C. Vaccaro, Scritti, Roma, Visigalli-Pasetti, 1973.

«I Diritti della scuola», 1930-1931, n. 8, p. 118

L. Scialdoni, Profili di educatori calabresi, Napoli, Istituto editoriale della scuola campana, 1926, pp. 190-192.