Ugolini Gherardo

Professioni: Maestro, scrittore
Ambiti di produzione: Letteratura per l'infanzia
Luoghi di attività: Veneto, Lombardia

Gherardo Ugolini nacque a Padova il 6 gennaio 1885, figlio di Ugolino Ugolini (1856-1942), studioso di scienze naturali e di una giovane ebrea, Elisabetta Revere, discendente del poeta triestino Giuseppe Revere (1812-1889). Lasciata Padova nel 1894, la famiglia si trasferì a Brescia dove il padre nel 1896, restato vedovo, si risposò con Santinà Donà (da questo matrimonio nacquero i tre figli di secondo letto di Bruno).

Gherardo era stato invece il primo dei cinque figli nati dal matrimonio celebrato a Padova il 1° ottobre 1882: Giulio Cesare (1886-1958), Augusto (1887-1977) interessato come il padre alla storia naturale e alto ufficiale, Bruno (1889-1917), prediletto dal padre per gli analoghi interessi scientifici in campo botanico e infine Ugolino (1892-1925) appassionato di montagna.

Nella vita di Gherardo si staglia centrale la figura del padre Ugolino. Questi passò con gli anni da un socialismo e un anticlericalismo vivaci a connivenze fasciste, elaborando inoltre un particolare e durevole approfondimento del cattolicesimo, accettato anche grazie all'incontro con mons. Angelo Zammarchi da lui sentito come un modello di sintesi tra ricerca scientifica e dimensione spirituale. Il sacerdote bresciano era allora magna pars della casa editrice La Scuola e questo riferimento aiuta a collegare la maturità di Ugolino Ugolini con buona parte dell'esistenza, delle relazioni e della produzione letteraria del figlio Gherardo.

Non mancò anche quest'ultimo in gioventù di sentire simpatie socialiste e di collaborare al quotidiano «l'Avanti!», ma il contatto con il solido cattolicesimo bresciano lo portò verso la fede che si congiunse all'interesse per la cultura classica, la scelta verso gli studi magistrali, la sensibilissima propensione all'arte come metodo stesso di insegnamento. La musica e il disegno, oltre la narrativa e la poesia divennero patrimonio del suo insegnamento elementare. Perfino durante la Grande guerra seppe portare momenti rasserenanti e di sostegno morale ai soldati con rappresentazioni teatrali e concerti bandistici.

Dopo il tentativo di dar vita a un movimento filosocialista, denominato «Gli amici dell'arte», volto a promuovere la diffusione della cultura anche tra i ceti popolati, negli anni successivi all'avvento del fascismo l'U. intraprese decisamente la via della scrittura per l'infanzia, dapprima con il periodico «L'Arte dei piccoli» (1926-1935, supplemento a «Scuola italiana moderna», SPES, n. 1030, rivista magistrale di cui fu a lungo fedele collaboratore) poi con il mensile «La Biblioteca dell'arte dei piccoli» (1935-1941) con cui mise in circolazione disegni e componimenti infantili.

Nel frattempo aveva sposato Maria Bonfiglio (1892-1980), proveniente da una benestante famiglia borghese. Nonostante la presenza di cinque figli (Augusto e Augusta, prematuramente scomparsi, Rosa, Giovanni e Bruno), il matrimonio andò con il tempo logorandosi fino alla definitiva separazione.

A fianco della valorizzazione dell'arte infantile, l'U. si dedicò a numerose altre iniziative editoriali sia sul versante scolastico sia su quello della letteratura per l'infanzia, diventando uno degli autori più ricorrenti nel catalogo dell'editrice La Scuola. Nella sua copiosa produzione spiccano, in particolare, riletture e rielaborazioni dei poemi a presenza mitologica della cultura greca e latina, da contrapporre anche al fiabesco nordico: Il paziente Odisseo (1925, ristampato senza eccessivi intervalli fino almeno al 1996); Achille e Patroclo (dal 1926 al 1983); il padre Enea (dal 1926 al 1981) e inoltre Il Piccolo Dante; Sigfrido e l'anello (1933); Orlando a Roncisvalle (dal 1934 al 1956) e altri ancora. Non mancano alcuni testi più vicini a modelli fascisti, ma l'enfasi appare minore rispetto a quella di autori coevi, come fa capire, per esempio, Sono balilla! del 1936.

In quegli stessi anni apparvero, frutto delle sue esperienze scolastiche, Castelrotto e i suoi maestri, romanzo ambientato fra il 1913 e il 1919 che sembra suggerire più che ideologia problemi di quotidiana fatica anche scolastica durante la Grande guerra. Poi Settima B negli anni vicini al nuovo conflitto e nel 1944 Il romanzo della mia scuola cui fece seguito Saverio e il drago storia di un'adolescenza che cresce tra il gioco e la prova ai margini della guerra (1945). Nel 1942 dedicò attenzione e riflessione all'esperienza delle sorelle Carolina e Rosa Agazzi.

Negli anni di guerra si verificò la separazione dalla moglie e sembra che la partenza per la Dalmazia con l'ispettore Francesco Bettini per interventi nelle scuole locali intorno al 1943 abbia anche questa fra le motivazioni. L'8 settembre l'U. venne catturato dai tedeschi a Sebenico e deportato in Germania, insieme al figlio quindicenne Giovanni (poi Ivan) che aveva cercato di ritrovare con tutte le sue forze dopo essere scappato dal collegio di Remedello.

Padre e figlio condivisero la prigionia prima presso Leringen, poi nel campo di Versen. Controversa la conclusione della prigionia: secondo Lino Monchieri i due sarebbero stati aiutati dalla popolazione locale, per il figlio Bruno la prigionia sarebbe stata interrotta «forse per l'intervento della casa editrice La Scuola».

In ogni caso, in questa particolarissima situazione nasce La signorina Weiss un romanzo autobiografico poi apparso a puntate su «Scuola italiana moderna». Sempre per l'editrice bresciana apparvero a firma dell'U. nuovi titoli e le ristampe dei testi più fortunati. Negli ultimi anni si può leggere forse un richiamo alla radice ebraica della madre nell'interesse portato al Diario di Anna Frank. Di lei conosce il padre Otto Frank e a lei dedica brevi scritti e riflessioni, riuscendo a recensire una delle prime biografie Spur eine Kindes scritta da Ernst Schnabel, tradotta in italiano da Giuseppe Bianchetti con il titolo La tragica verità di Anna Frank nel 1958. Due anni dopo, l'U. muore a Brescia il 20 gennaio 1960.

[Renata Lollo]

Fonti e bibliografia: EP, vol. VI. cc. 12083-12084; PE, p. 425; A. Fappani (ed.), Enciclopedia Bresciana, Brescia, Edizioni «La Voce del popolo», 2005, vol. XX, pp. 16-23; necrologi in «Pedagogia e vita», 1959-1960, n. 2 e «Scuola italiana moderna», 1959-1960, n. 11, pp. 7-9.

A. Revere, In morte del capitano Bruno Ugolini, Roma, La Rapida, 1917 (?); Giuseppe Revere. Scritti vari di Gradenigo, Pasini, Gentile, Ziliotto [Baccio] et al., con prefazione di Piero Sticotti, Roma, Selecta, 1928; «Scuola italiana moderna», 1961-1962, n. 10, p. 18; L. Pazzaglia (ed.), Editrice La Scuola 1904-2004. Catalogo storico, Brescia, La Scuola, 2004, pp. 153-154; S. Ramat (ed.), Dagli scrigni dell'Ottocento. Giuseppe Revere (1812-1889), in «Poesia», giugno 2012.