Tenca Carlo

Professioni: Scrittore, uomo politico, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia

Carlo Tenca nacque a Milano il 19 ottobre 1816 da una famiglia di modesta condizione. Dopo gli studi seguiti in seminario, si mantenne inizialmente grazie all'insegnamento privato, dedicandosi in seguito all'attività giornalistica e letteraria. Fu autore di testi letterari, storici e poetici, si occupò inoltre di scultura, di filosofia e fu apprezzato studioso della letteratura italiana. Collaborò con vari periodici, quali «L'Italia musicale» e «Il Corriere delle dame», diresse «Il Cosmorama pittorico» dal 1841 al 1842, collaborò dal 1841 con la «Rivista europea», della quale nel 1845 ebbe la direzione.

«Profondamente convinto della capacità educativa della cultura e largamente influenzato sia dall'idealismo mazziniano che dal realismo cattaneano» (Della Peruta, 1992, p. 82), il T. impresse alla «Rivista europea» un taglio marcatamente nazionale; vi collaborarono, tra gli altri, Cesare Correnti, Emilio Broglio, Giulio Carcano, Achille Mauri. Amico dei conti Alessandro e Carlo Porro, assiduo frequentatore del salotto della contessa Clara Maffei, alla quale rimase sentimentalmente legato per tutta la vita, il letterato milanese fu esponente di spicco del patriottismo lombardo. Dopo le Cinque giornate, chiusa la «Rivista», passò a dirigere il «Ventidue marzo», organo del governo provvisorio, che lasciò per l'«Italia del popolo», schierato contro la fusione della Lombardia con il Regno sardo.

Al ritorno degli Austriaci, il T. lasciò Milano e si trasferì a Firenze. Qui diresse «La Costituente italiana»; tornato a Milano, animò l'esperienza de «Il Crepuscolo», dal 1850 al 1859, altra notevole testata alla quale collaborarono Carlo Cattaneo e un manipolo di giovani di valore come Tullo Massarani (con cui strinse un duraturo rapporto amicale), Giuseppe Zanardelli e Emilio Visconti Venosta. Dopo il 1857 si avvicinò al Piemonte cavouriano.

Durante l'elaborazione della legge scolastica del 1859 (legge Casati), pubblicò un articolo critico, nel quale sosteneva l'importanza degli studi scientifici e tecnici, stigmatizzava l'insufficienza dello stipendio dei maestri, sollecitava l'ammodernamento della facoltà letteraria, metteva in guardia contro i pericoli dell'accentramento, esprimendosi a favore della libertà d'insegnamento («Il Crepuscolo», 11 settembre 1859, pp. 247-248). Più complessivamente il T. chiedeva che la legge fosse discussa in Parlamento, ciò che non avvenne. Il 4 dicembre intervenne ancora, ribadendo le precedenti accuse e deplorando che Milano non avesse un ateneo (p. 542).

Agli inizi del 1860, ideò il progetto di una Società promotrice dell'istruzione e dell'educazione, il cui intento doveva essere quello di studiare la situazione scolastica italiana e sensibilizzare l'opinione pubblica relativamente ai problemi educativi. Quale membro del consiglio comunale di Milano dal 1860 al 1883 (e assessore dal 1860 al 1867), il T. si interessò approfonditamente della realtà scolastica del capoluogo lombardo.

Fra il 1860 e il 1868, in specie, fece parte della Commissione civica degli studi voluta dall'amministrazione cittadina e incaricata di rinnovare il sistema scolastico ambrosiano allo scopo di adeguarlo sia alla normativa contenuta nella legge Casati sia alle esigenze della città. In qualità di relatore dei lavori della Commissione in consiglio comunale, egli sostenne, tra l'altro, la necessità che fosse aperta una scuola superiore femminile, fondata nel 1861 e poi intitolata ad Alessandro Manzoni, oltre a scuole serali superiori (istituite anch'esse nel 1861) rivolte ai giovani lavoratori che avevano abbandonato gli studi dopo le scuole primarie e desiderosi di proseguire negli studi.

Il T. fu deputato della Destra dal 1860 al 1880. Nel 1870, nel governo Lanza-Sella, aderì al progetto elaborato da Ruggero Bonghi, presentato alla Camera il 9 maggio, che riproduceva quello elaborato dal Consiglio superiore nel 1868-1869, e che prevedeva una serie di tagli a carico degli atenei e vi riconosceva una solo parziale autonomia. Questa scelta documenta come i problemi dell'università italiana avvicinarono anche il T., come altri ex fautori della libertà accademica, alla visione accentratrice sostenuta dall'ex ministro Carlo Matteucci.

Fu per oltre un quindicennio autorevole componente del Consiglio superiore della P.I. (1865-1881). Nel 1874 intervenne sul tema dei catechismi nelle scuole elementari, tenendo una posizione moderata e non laicista. L'anno successivo, per quanto promotore dell'educazione femminile, prima che Bonghi aprisse l'università alle donne, il T. si espresse in seno al Consiglio contro tale possibilità: la preparazione delle ragazze era talmente limitata, da impedire loro di conseguire un titolo di laurea. Al massimo, a suo avviso, potevano essere ammesse come uditrici o sostenere qualche esame, ma senza ottenere il titolo di studio. Il T. morì a Milano il 4 settembre 1883.

[Carla Ghizzoni, Simonetta Polenghi]

Fonti e bibliografia: carte del T. sono conservate nel Museo del Risorgimento di Milano.

Limitatamente agli aspetti educativi del T.: T. Massarani, Carlo Tenca e il pensiero civile d'Italia, Milano, Hoepli, 1886; C. Mollica, L'attività pedagogica di Carlo Tenca, in «Rivista pedagogica», 1932, n. 2, pp. 274-299 e n. 3, pp. 424-453; F. Della Peruta, Milano nel Risorgimento: dall'età napoleonica alle Cinque giornate, Milano, La Storia, 1992, pp. 82-93 e 125; S. Polenghi, La politica universitaria italiana nell'età della Destra storica 1848-1876, Brescia, La Scuola, 1993, pp. 92-93, 127, 332, 343, 354, 367, 381, 402, 414, 441 e 479; G. Ciampi, C. Santangeli (edd.), Il Consiglio superiore della P.I.. 1847-1928, Roma, Ministero per i beni culturali, 1994, pp. 183-191, 194-197, 210, 228, 230, 233, 246, 309, e 325; L. Pazzaglia, Carlo Tenca e il progetto di una Società d'istruzione e d'educazione agli albori dell'Italia Unita, in «Annali di storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche», 1994, n. 1, pp. 241-252; C. Ghizzoni, Il Comune di Milano e l'istruzione dei giovani lavoratori. Le Civiche scuole serali e festive superiori fra Unità e età giolittiana, in «History of Education Ï Children's Literature», 2009, n. 2, pp. 197-224.