Tarozzi Giuseppe

Professioni: Professore, professore universitario, amministratore locale
Ambiti di produzione: Associazionismo secondario, editoria scolastica, filosofia, pedagogia, storia della pedagogia
Luoghi di attività: Piemonte, Emilia Romagna

Giuseppe Tarozzi nacque a Torino il 24 marzo 1866. Compiuti gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell'ateneo torinese e si laureò nel 1888. Proseguì poi gli studi universitari di Filosofia a Padova avendo come maestri Roberto Ardigò e Francesco Bonatelli; li concluse laureandosi a Genova, dopo un nuovo trasferimento, nel 1891. Come docente secondario insegnò a Trapani e poi a Matera, Catania, Siena e Firenze.

Conseguì nel 1896 la libera docenza in Filosofia teoretica e nel 1901 superò il concorso da professore straordinario: destinato a Pavia, dopo che la facoltà filosofico-letteraria dell'ateneo lombardo preferì confermare la supplenza a Fausto Saverio De Dominicis, fu chiamato, nel gennaio 1903, all'università di Palermo, ove tenne anche, per incarico, l'insegnamento di Storia della filosofia (1903-1905).

Nel 1906 fu promosso ordinario e nel giugno dello stesso anno fu trasferito alla facoltà di Filosofia e Lettere dell'università di Bologna, città in cui si svolse la parte saliente della sua vita non solo accademica. Militante radicale, partito al quale fu iscritto dal 1905 al 1915, fu consigliere comunale di minoranza dal 1910 al 1912, sotto l'amministrazione di Giuseppe Tanari. A Bologna insegnò sino al 1921-1922 Filosofia morale, subentrando a Angelo Valdarnini; ricoprì per incarico vari altri insegnamenti, anche presso la Scuola di Magistero e la Scuola pedagogica per i maestri.

Fu assiduo collaboratore della «Rivista pedagogica» (SPES, n. 943) di Luigi Credaro e di numerose altre riviste pedagogiche e scolastiche di area democratico-radicale del tempo («Il Pensiero educativo», «I Diritti della scuola», la «Rivista di psicologia applicata alla pedagogia ed alla psicopatologia» di cui fu condirettore nel 1921 con Giulio Cesare Ferrari, ivi, rispettivamente nn. 805, 367 e 947).

Il T. partecipò intensamente ai dibattiti d'inizio secolo sulle politiche scolastiche, segnalandosi come esponente di spicco della Federazione nazionale insegnanti scuola media. Dal 1919 al 1923 fu membro del Consiglio superiore della P.I. Sostenitore della laicità dell'istruzione pubblica, si schierò per la scuola media unica e per il potenziamento degli studi scientifici, tecnici e professionali e dell'istruzione femminile (Il problema della scuola media, 1922). Ferma fu la sua opposizione alla riforma scolastica del 1923 e all'egemonia dell'idealismo.

Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce e sostenuto a livello locale dal collega e amico Rodolfo Mondolfo. Tra il 1923 e il 1928 diresse la «Rivista di filosofia».

Pur formato al magistero dell'Ardigò, maturò un graduale distacco dal positivismo del maestro, muovendo dalla critica del determinismo naturalistico (Della necessità nel fatto naturale ed umano, 1896-1897, 2 voll.) verso il recupero della libertà e della responsabilità a fondamento della vita morale, per attestarsi infine, nell'ultima fase della sua riflessione, su posizioni sempre più vicine allo spiritualismo (La libertà umana e la critica del determinismo, 1936; L'infinito e il divino, 1951).

Nello svolgersi della parabola teoretica del T. ebbe un ruolo di rilievo la sua riflessione pedagogica, nella quale la ripresa dell'impostazione herbartiana gli consentì di mediare fra istanze positivistiche e spiritualistiche (Teoria generale dell'educazione, 1918; L'educazione in generale, 1924) e di affermare la possibilità della volontà dell'allievo, sollecitata dal maestro anche attraverso la coltivazione «dei sentimenti disinteressati» (fra i quali, quello estetico), di prevalere contro le cattive tendenze ereditarie (Coscienza morale e civile, 1924).

Nel 1937, nei Cenni storici di pedagogia come scienza filosofica, il T. pose «il fine generale e supremo» dell'educazione, il suo punto d'approdo, nella «libertà dello spirito», intesa come auto-responsabilità e capacità di informare la propria vita a massime universali, assegnando importanza centrale all'educatore nella formazione del giudizio morale, e affermò, al pari dell'attualismo, la natura filosofica della pedagogia, senza però negare, come quello, il valore rivestito dalle scienze empiriche dell'uomo, in specie della psicologia, nella prassi educativa.

Il T. si segnalò anche per la fiorente produzione manualistica per la scuola con testi di morale e di pedagogia per le scuole secondarie, specie normali e tecniche. Fu uno degli autori storici della casa editrice bolognese Zanichelli con svariati titoli, in specie i sei volumi raccolti nel titolo L'educazione e la scuola (1918-1922) poi riadattati negli anni successivi secondo i programmi del 1923, non senza sofferenze; curò inoltre edizioni di classici del pensiero pedagogico (Rousseau, Pestalozzi, Herbart), a lungo adottate nelle scuole italiane.

Collaborò al Dizionario delle scienze pedagogiche diretto da Giovanni Marchesini e al volume Pedagogia dell'Enciclopedia delle Enciclopedie di Formìggini, entrambe voci non allineate all'idealismo imperante. Collocato a riposo per limiti di età al termine dell'a.a. 1935-1936, il T. ebbe lunga vita: nel secondo dopoguerra si dedicò alle continue riedizione dei classici da lui curati. Morì a Padova il 20 luglio 1958.

[Mirella D'Ascenzo, Marco Antonio D'Arcangeli]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Superiore Affari generali, III serie (1897-1910), b. 174; fondo Personale docente, 2° versamento, II serie (1900-1940), b. 154; Archivio storico università «La Sapienza», Roma, serie Personale docente, f. 299; Archivio storico dell'università di Bologna, Professori ordinari, pos. 4/a. f. 226; la biblioteca di T. è stata donata della moglie, Angela Romagnoli, all'università di Firenze, facoltà di Lettere e di Scienze della Formazione.

EF, vol. XI (ed. Bompiani, 2006), cc. 11288-11290; EP, vol. VI, cc. 11675-11679; PE, pp. 409-410; SPES, nn. 263, 367, 820, 925, 943 e 947; Enciclopedia delle Enciclopedie. Pedagogia, Modena, A.F. Formìggini, 1931, cc. 153-156; G. Bernabei (ed.), Dizionario dei bolognesi, Bologna, Santarini, 1989-1990, vol. II, p. 482.

S. Caramella, Studi sul positivismo pedagogico, Firenze, La Voce, 1921, pp. 84-104; G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia. I Positivisti, Messina, Principato, 1921, pp. 366-376; M.F. Sciacca, Il secolo XX. Dal Pragmatismo allo Spiritualismo cristiano, Milano, Bocca, 1942, pp. 99-116; E. Guastalla (ed.), Giuseppe Tarozzi, Torino, Edizioni di «Filosofia», 1951; U. Spirito (ed.), Il pensiero pedagogico del positivismo, Firenze, Giuntine-Sansoni, Editrice Universitaria, 1956, pp. 9, 13, 16, 18 e passim; E. Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1943, Bari, Laterza, 1966, 2 voll., passim; A. Santucci, Eredi del positivismo. Ricerche sulla filosofia italiana fra '800 e '900, Bologna, Il Mulino, 1996, pp. 15, 23, 108, 234, 260 e passim; M.A. D'Arcangeli, Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908-1939), Roma, Università degli studi «La Sapienza», 2000, pp. 37-39, 60, 62-63 e passim; M. D'Ascenzo, La Scuola pedagogica di Bologna, in «Annali di storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche», 2003, n. 11, pp. 201-242; Ead., L'editoria scolastica a Bologna: da Zanichelli a Cappelli, in C. Betti (ed.), Percorsi del libro per la scuola fra Otto e Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Novecento in Italia, Firenze, Pagnini, 2004, pp. 243-247; T. Pironi, La pedagogia nell'editoria emiliano-romagnola dagli inizi del Novecento al fascismo, in G. Tortorelli (ed.), Editoria e cultura in Emilia Romagna dal 1900 al 1945, Bologna, Editrice Compositori, 2007, pp. 256-257; S. Salustri, Un Ateneo in camicia nera. L'Università di Bologna negli anni del fascismo, Roma, Carocci, 2010, pp. 40, 74-75 e 123-124.