Stadion Franz Seraph

Professioni: Uomo politico, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Politica scolastica
Luoghi di attività: Austria, Friuli Venezia Giulia

Nato a Vienna il 27 luglio 1806, figlio di Johann Philipp conte di Warthausen e Thannhausen, Franz Seraph Stadion fu grand seigneur di nascita e di maniere. Elegante e raffinato, con una cultura ricca di venature romantiche e liberali, può essere considerato uno dei più intelligenti ed efficienti amministratori austriaci.

Inviato nel Litorale appena trentacinquenne come luogotenente governatore, guidò l'amministrazione di Trieste, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia con grande equilibrio (1841-1847), muovendosi tra ferventi irredentisti e sostenitori della restaurazione. Tenne a freno la polizia segreta e fu tollerante sul piano della circolazione delle idee politiche. Attento a risollevare una città colpita dalla crisi dei commerci, oltre a importanti provvedimenti economici, diede inizio ad un'avanzata sperimentazione autonomista dell'ordinamento amministrativo dei comuni del Litorale. Si conquistò così la stima dei triestini, che lo considerarono «il più illuminato governatore di Trieste nell'epoca del Sistemmetternichiano» (Negrelli, 1978).

Perseguì contemporaneamente una politica scolastica innovatrice. Appena nominato, compì ispezioni in numerose località dell'Istria, dove trovò aule semivuote, constatò il persistere di metodi didattici antiquati e dovette ascoltare il cahier de doléance degli insegnanti e degli ispettori scolastici. A Trieste la situazione non era migliore e le scuole popolari di lingua tedesca erano state progressivamente abbandonate dai triestini. Per reagire a tale stato di cose, al di là dei suoi poteri istituzionali, accettò la richiesta del consiglio triestino, rimasta in sospeso dallo Statuto ferdinandeo del 1838, che nelle scuole popolari del Litorale venisse usata la lingua materna, in modo da dar loro «carattere più italiano». Non lo permise per le scuole secondarie, nelle quali doveva restare obbligatorio l'insegnamento della lingua tedesca.

Fu così, grazie a questa sua apertura, che a Trieste prese progressivamente fisionomia un'organizzazione scolastica diversa dalle altre scuole dell'impero, fondata su un doppio sistema di istruzione, con scuole in lingua italiana, prevalentemente popolari, affidate al comune e scuole secondarie in lingua tedesca gestite dallo Stato.

Lo S. invitò la classe magistrale triestina a preparare nuovi libri di testo, non ostacolò l'avvio del primo asilo infantile comunale triestino (1841), approvò l'istituzione della palestra civica (1846) e consentì la pratica di insegnamenti liberi come il canto corale. Diede inoltre via libera ai corsi semestrali ed annuali di preparazione professionale per maestri, da cui scaturirono, in seguito, le prime forme associative degli insegnanti. In questa sua attività ebbe pieno sostegno da parte delle forze liberali triestine, segnatamente da Francesco Dall'Ongaro, poté contare sul consiglio di una personalità equilibrata come Pietro Kandler e diede altresì ascolto a Francesco Sinico, che gli aveva suggerito di inserire il canto nei programmi per la scuola popolare del Litorale.

Lasciata Trieste, continuò una brillante carriera politica. Fu governatore della Galizia (1847-1848), ministro degli Interni (1848-1849) e ministro dell'Educazione dell'Impero. In questi ruoli, nel clima di speranze che si era aperto subito dopo il '48, fu tra i più attivi elaboratori della costituzione ungherese (4 marzo 1849) e pubblicò la Gemine, legislazione che garantiva l'autonomia delle municipalità nell'impero asburgico e diffondeva quella distinzione tra istruzione primaria in lingua materna e istruzione secondaria in lingua tedesca che a Trieste aveva già avuto occasione di sperimentare con successo. Nello stesso anno, per motivi di salute, dovette dare le dimissioni dal governo.

L'attività dello S. è stata oggetto di valutazioni differenti. Secondo Antonio Madonizza, deputato irredentista a Vienna (1848), il suo fu «un liberalismo di facciata». Attilio Tamaro (1924, p. 257), affermò che la politica dello S. non rappresentava altro che una modalità estrema molto abile di salvare il salvabile, «togliendo al movimento nazionale la possibilità di diventare rivoluzionario e popolare» e Carlo Schiffrer ha ricordato il giudizio del Cantù, secondo il quale il «liberaleggiante» conte austriaco «disprezzava altamente l'Italia e il popolo». Ma va anche ricordato che sul versante opposto si rese inviso agli storici ufficiali della casa asburgica, i quali videro nella sua strategia politica un pericolo per l'unità dell'impero, nonché segnali dannosi di irreligiosità. Lo S. morì a Vienna il 6 giugno 1853, ma restò nella memoria dei triestini che gli dedicarono una delle strade più importanti della città, la corsia Stadion, oggi Cesare Battisti.

[Claudio Desinan]

Fonti e bibliografia: documentazione sullo S. è conservata in AS, Trieste, in particolare nei faldoni Scuole del Litorale.

R. Hirsch, Franz Graf Stadion, Vienna, Hügel, 1861; L. Della Venezia Sala, La scuola triestina dall'Austria all'Italia (1918-1922), in G. Cervani (ed.), Il movimento nazionale a Trieste nella prima guerra mondiale, Udine, Del Bianco, 1968, pp. 79-155; G. Spiazzi, Il dibattito politico sui problemi della pubblica istruzione al Consiglio Comunale di Trieste (1861-1914), in Federazione nazionale insegnanti scuole medie-Sezione di Trieste, Contributi per una storia delle istituzioni scolastiche a Trieste, Trieste, Libreria internazionale «I. Svevo», 1968, pp. 24-25; G. Cervani, Appunti sul periodo della restaurazione a Trieste. La relazione di P. Kandler al Governatore conte Francesco Stadion, in Studi kandleriani, Trieste, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, 1975, pp. 145-190; A. Tamaro, Storia di Trieste, 1924, ristampa Trieste, LINT, 1976, vol. II, pp. 251-252 e 255-257; G. Negrelli, Al di qua del mito. Diritto storico e difesa nazionale dell'autonomismo della Trieste asburgica, Udine, Del Bianco, 1978, ad indicem; C. Schiffrer, Le origini dell'irredentismo triestino, Udine, Del Bianco, 1979, pp. 56 e 59; D. De Rosa, Libro di scorno libro d'onore. La scuola elementare triestina durante l'amministrazione austriaca (1761-1918), Udine, Del Bianco, 1991, pp. 92-93; E. Petrini, Maestri e istruzione elementare a Trieste dal Settecento al 1918, in P. Roveda (ed.), Motivi pedagogici in memoria di Alessandro Leonarduzzi, Università di Udine, Istituto di filosofia, pedagogia, didattica delle lingue moderne, Udine, 1992, p. 138; A. Apollonio, Gli esperimenti d'autogoverno comunale del governatore Francesco Stadion in Istria e nel goriziano 1844-47, in «Quaderni giuliani», 1996, n. 2, pp. 32-98; A. Vivante, Irredentismo adriatico, 1912 e Dal covo dei traditori, 1914, Genova, Graphos, 1997, pp. 36-37 e 129-130.