Settembrini Luigi

Professioni: Professore universitario, uomo politico
Ambiti di produzione: Insegnamento libero, letteratura italiana, libertà di insegnamento, politica scolastica
Luoghi di attività: Campania

Luigi Settembrini nacque a Napoli il 17 aprile 1813 in una famiglia benestante di sentimenti liberali. Compiuti i primi studi al collegio di Maddaloni, si iscrisse nel 1828 alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli che frequentò tuttavia solo per un breve periodo, passando presto alla scuola letteraria di Basilio Puoti.

Nel 1835 cominciò a insegnare presso il liceo di Catanzaro, dove fondò con Benedetto Musolino la setta segreta «I figlioli della Giovine Italia» di ispirazione mazziniana, a causa della quale, accusato di cospirazione, l'8 maggio 1839 fu imprigionato a Napoli, rimanendo in carcere fino al 14 ottobre 1842. Costretto a mantenersi con lezioni private, non abbandonò gli studi e soprattutto il proprio impegno politico, che lo spinse alla stesura del saggio La protesta del popolo delle Due Sicilie, deciso e vibrante atto d'accusa contro il governo borbonico (1847).

Lo scritto riscosse subito una grandissima popolarità e, pur diffuso in forma anonima, lo costrinse, il 3 gennaio 1848, alla partenza per Malta per sfuggire all'arresto. Rientrato a Napoli dopo la concessione della Costituzione, venne chiamato da Carlo Poerio a ricoprire l'incarico di capo-divisione al ministero dell'Istruzione, ruolo che lasciò dopo poco, per aver constatato la presenza di favoritismi e di corruzione. Nel luglio 1848 fondò con Silvio Spaventa la Grande Società dell'Unità italiana e fu nuovamente arrestato e condannato a morte il 1° novembre 1851, condanna poi commutata in ergastolo, che scontò nell'isola di S. Stefano fino al 1859.

Durante il periodo di prigionia tradusse i Dialoghi di Luciano di Samosata, poi pubblicati a Firenze nel 1861, scrisse l'operetta I neoplatonici, inedita fino al 1977, e compose interessanti ritratti di ergastolani inseriti poi nelle Ricordanze. Costretto nel 1859 alla deportazione negli Stati Uniti con altri condannati, tra cui Silvio Spaventa e Carlo Poerio, riuscì a rimanere in Europa, rifugiandosi in Inghilterra dove si trattenne fino all'Unità.

Nel 1860 fu chiamato alla cattedra di Letteratura italiana presso l'università di Bologna e nel 1861 si trasferì in quella di Napoli, ove ricoprì in seguito anche la carica di rettore. Fu questo il periodo nel quale si oppose con forza alle proposte dal ministro della P.I. Carlo Matteucci, soprattutto quelle riguardanti l'istruzione superiore. Egli infatti difese appassionatamente il proprio ateneo dalla «furia centralizzatrice» dalla quale sembrava pervaso il Matteucci. Secondo il S., infatti, l'ateneo napoletano, da sempre «libero e gratuito», non poteva essere «ordinato» come tutti gli altri. Una riforma dell'istruzione, a suo parere, avrebbe dovuto basarsi sul principio che lo Stato «non deve insegnare, come non deve vendere, comperare e trafficare». L'unico insegnamento libero era «soltanto l'insegnamento privato: l'insegnamento governativo, dato anche dall'ottimo e dall'ideale dei governi, non era né poteva essere libero».

Secondo il S., addirittura, con una posizione forse estrema, ma comunque espressione di uno stato d'animo e di un atteggiamento critico comune a molti ambienti intellettuali del Meridione, il primo nemico dell'istruzione era il ministero della P.I. che per tale motivo, dunque, poteva essere abolito. L'insofferenza verso il potere centrale in nome di una libertà superiore, testimoniava sicuramente il forte rifiuto del S. verso quel piemontesismo pedagogico imperante in quel periodo, ma anche il carattere a rischio anarchico di una parte della cultura meridionale, abituata da secoli a vivere separata dai dominatori come dalle moltitudini ignoranti, e pertanto impreparata ad una qualsiasi opera organica di educazione nazionale.

Tra il 1866 e il 1872 furono edite le Lezioni di letteratura italiana, frutto dei suoi studi e delle lezioni universitarie napoletane, animate dalla viva passione patriottica e ispirate dal proposito educativo di formare le giovani generazioni post risorgimentali, come già nel 1848 aveva dichiarato esplicitamente nel discorso Dello scopo civile della letteratura. Le Lezioni si connotavano, inoltre, per forti giudizi contro l'oscurantismo e il conservatorismo di matrice clericale.

In tal senso dovettero subire le critiche di coloro che consideravano espressione di mancanza di senso critico valutazioni letterarie ispirate dalla dominante scelta politica dell'autore. Lo difese Francesco De Sanctis, riconoscendo alle Lezioni, se non il costante rigore storico-critico, la profondità di giudizi ispirati a passione e intuizione.

Dal 1873, anno nel quale venne nominato senatore del Regno, si dedicò alla stesura delle sue memorie, le Ricordanze della mia vita, pubblicate postume dall'editore Morano nel 1879 con la prefazione del De Sanctis.

Le Ricordanze erano divise in due parti: la prima giungeva al 1848 e raccontava la gran parte delle vicende politiche del Settembrini, costituendo una summa delle sue traversie in tal senso, sullo sfondo delle vicende pubbliche del Regno di Napoli, costituendo così una preziosa testimonianza non solo di carattere personale ma anche storico e documentario. La seconda parte, a carattere frammentario, raccoglieva scritti e documenti compresi nel decennio tra il 1849 e il 1859. Le altre sue opere uscirono solo dopo la morte, avvenuta a Napoli il 4 novembre 1876.

[Patrizia Morelli]

Fonti e bibliografia: DEI, vol. XI, pp. 795-796; EP, vol. VI, cc. 9976-9977.

A. Momigliano, «Le Ricordanze» del Settembrini, in Studi di poesia, Bari, Laterza, 1939, pp. 70-74; A. Omodeo, Difesa del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1951, pp. 73-79; F. De Sanctis, Settembrini e i suoi critici, in Saggi critici, Bari, Laterza, 1954, vol. II; Id., Le Ricordanze del Settembrini, ivi, vol. III; L. Negri, Introduzione a Opere scelte di Luigi Settembrini, Torino, Utet, 1955; B. Croce, Luigi Settembrini, in La letteratura della Nuova Italia, Bari, Laterza, 1956, vol. I; B. Bertacchini, Le «Lezioni» del Settembrini, in «Convivium», 1959, pp. 23-27; G. Talamo, La Scuola. Dalla Legge Casati all'inchiesta del 1964, Milano, Giuffrè, 1960, pp. 7, 41, 56-57, 111, 150, 153 e 421; A. Scirocco, Luigi Settembrini politico e patriota, Roma, Istituto italiano per il Risorgimento, 1977; F. Colao, La libertà d'insegnamento e l'autonomia nell'università liberale. Norme e progetti per l'istruzione superiore in Italia (1848-1923), Milano, Giuffrè, 1995, pp. 80-83, 128, 133 e 141.