Salvioni Emilia

Professioni: Scrittrice
Ambiti di produzione: Letteratura per l'infanzia
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Veneto

Sebbene la vita professionale e culturale di Emilia Salvioni sia legata alla città di Bologna dove nacque il 2 aprile 1895, per sua stessa dichiarazione, si sentiva «veneta per quattro quarti» poiché il padre, Giovanni Battista, era originario di Venezia, mentre la madre, Rosa Schiratti, apparteneva a una famiglia borghese di Pieve di Soligo (Treviso) ed era cognata di Giuseppe Toniolo, personalità di spicco del cattolicesimo di primo '900. A Pieve di Soligo Emilia trascorse ricorrenti periodi di vacanza, ritrovando nella cerchia familiare allargata quel calore affettivo e quella serenità che la perdita materna all'età di soli due anni aveva bruscamente lacerato.

Durante l'infanzia, trascorsa a Bologna, dove il padre era docente universitario di Statistica e dove la sorella maggiore Anna Maria studiava in collegio per diventare maestra, Emilia crebbe in un clima di solitudine forzata che la condusse precocemente verso la lettura e la scrittura vissute come rifugio e sostegno della propria interiorità.

Interrotta la scuola a livello ginnasiale, coltivò privatamente gli studi letterari, conseguì il diploma in pianoforte e mostrò passione per la pittura. Giovanissima, si fece notare per la propensione per la scrittura che si manifestò con le prime prove sul «Giornalino della domenica». A partire dal 1921 la collaborazione a riviste per ragazzi diventò stabile, in specie al «Corrierino», settimanale poi assorbito dal «Giornalino» dell'editrice S. Paolo. Su quest'ultima testata Emilia pubblicò fino al 1951 novelle e romanzi a puntate che sarebbero poi usciti, almeno in parte, in volume (Oreste Grantesta Burattinaio, 1927; Il leone alato, 1932 e La squadra dello Scoiattolo, 1940).

Appartengono agli anni '20 anche le prime prove narrative per adulti con Prima che ritorni il sole (1922) e Quella che aspettavo sei tu (1923) apparsi con lo pseudonimo di Marina Vallauri.

Dopo la morte del padre avvenuta nel 1925, la scrittrice dovette trovare un'occupazione stabile che, dal 1927, si concretizzò come responsabile della biblioteca dell'Istituto Giuridico dell'ateneo bolognese. La segnalazione da parte dell'Accademia Mondadori del romanzo Danaro e la sua pubblicazione nel 1934 diede ampia visibilità alla scrittrice, ma causò anche l'amara delusione di veder presto accantonato da Mondadori il suo manoscritto successivo, I nostri anni migliori, che uscì a fatica nel 1937, ma che mise fine alla collaborazione con l'editore.

Questa vicenda editoriale esprime comunque la ferma dignità e libertà interiore dell'autrice di non cedere a facili strumentalizzazioni editoriali. Ines Scaramucci, che ne apprezzò le qualità nella casa editrice Istituto di Propaganda Libraria (l'autrice vi pubblicò Pietro Ventura, 1938; Lavorare per vivere, 1941; Quelli del primo piano, 1952; Intanto Erminia, 1956), scrisse che quella della S. fu la «parabola artistica di un'autrice... signorilmente schiva dei facili successi».

Nella vicenda letteraria della S. un passaggio nodale è senz'altro costituito dal romanzo Carlotta Varzi S.A. (1947) perché segnò un sodalizio importante con l'editore Cappelli nell'ambito del romanzo per signorine, sodalizio che si prolungò a lungo fino alla direzione della celebre «Collana azzurra» (1952-1963).

Negli anni '50 partecipò ai convegni del Centro didattico nazionale di studi e di documentazione di Firenze e della rivista «Schedario» a esso collegata che avviarono un dibattito sulla tutela della produzione letteraria per l'infanzia di qualità. Collaborò inoltre a giornali e riviste («Alba», «Gioia», «L'Avvenire d'Italia» e soprattutto a «L'Osservatore romano»). In tale sguardo letterario pluriprospettico, ma sempre più finemente rivolto all'indagine dell'interiorità femminile, si situa il romanzo E intanto Erminia... (1956) che è tra i suoi scritti più importanti.

Fu in relazione con numerose personalità del mondo letterario e culturale italiano come Aldo Palazzeschi, Marino Moretti, Emilio Sereni, Carlo Arturo Jemolo, Leo Longanesi (spesso suoi ospiti a Bologna) e Andrea Zanzotto e Diego Valeri durante i soggiorni a Pieve di Soligo. La sua fortuna in vita non evitò il suo sostanziale oblio dopo la morte, avvenuta a Bologna il 4 giugno 1968.

[Sabrina Fava]

Fonti e bibliografia: Biblioteca comunale di Pieve di Soligo, fondo Salvioni; E. Salvioni, Come divennero scrittori, testimonianza autobiografica, in «La Parola e il libro», 1940, n. 5, pp. 219-220; C. Caporossi, Il carteggio fra Emilia Salvioni e Arnoldo Mondadori, in «Il Veltro», 2004, n. 1-2, pp. 113-122.

M. Bandini Buti (ed.), Poetesse e scrittrici, Roma, Tosi, 1941-1942, vol. II, p. 209; M. Gastaldi, C. Scano, Dizionario delle scrittrici italiane contemporanee, Milano, Gastaldi, 1957, p. 176; G. Vaccaro, Panorama biografico degli italiani d'oggi, Roma, Curcio, 1956, vol. II, p. 1370; A. Pastore, Una rivista, una vita. «Il Ragguaglio librario» e Ines Scaramucci, Milano, Vita e pensiero, 2006, pp. 43-45; A. Arslan, S. Chemotti, La galassia sommersa, Padova, Il Poligrafo, 2008, pp. 45-79; S. Fava, Dal «Corriere dei piccoli» Giana Anguissola scrittrice per ragazzi, Milano, Vita e pensiero, 2009, pp. 35-37; P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l'infanzia, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. 252.