Saltini Zeno

Professioni: Sacerdote, educatore
Ambiti di produzione: Cultura religiosa, educazione giovanile, pedagogia
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Toscana

Zeno Saltini nacque a Fossoli di Carpi (Modena) il 30 agosto 1900 in una famiglia contadina di profondi sentimenti religiosi. Interrotti precocemente gli studi, cominciò a lavorare nei campi, sperimentando la dura realtà dei braccianti. Solo più tardi, intorno ai vent'anni, decise di riprendere gli studi e di rispondere alla vocazione religiosa allo scopo di mettersi al servizio dei più deboli. Nel 1930 conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l'Università Cattolica di Milano e l'anno successivo fu ordinato sacerdote.

Inviato come vice parroco a S. Giacomo Roncole (Modena), don Zeno ospitò in un palazzo antistante la chiesa i primi «figli», ragazzi senza famiglia o reduci da cattive esperienze che accolse in un clima familiare. Nel frattempo diede vita a un giornalino dal titolo «Piccoli apostoli», che più tardi darà il nome all'opera da cui si sviluppò poi Nomadelfia.

Nei primi anni '40, in piena guerra, la piccola comunità si ampliò, dapprima con la costituzione di un gruppo di «mamme di vocazione» (giovani donne che così interpretarono la loro vocazione religiosa) che si presero cura dei più piccini e poi, dal febbraio 1943, con sette preti delle diocesi di Modena e di Carpi che si unirono a don Zeno, formando così l'Unione dei sacerdoti Piccoli Apostoli.

Dopo un periodo assai travagliato segnato dalla partecipazione di numerosi «figli» e dello stesso don Zeno alla Resistenza, nel 1947 la comunità si insediò nell'ex campo di concentramento di Fossoli. Dove prima c'erano reticolati e filo spinato, sorse una nuova realtà per dare accoglienza ai tanti orfani di guerra. Alle famiglie di «mamme di vocazione» si affiancarono le prime famiglie di sposi decise ad accogliere i figli abbandonati e occuparsene alla pari di quelli che sarebbero nati dal loro matrimonio. Il 14 febbraio 1948 la comunità si diede il testo di una Costituzione firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli divenne così Nomadelfia (Dove la fraternità è legge).

Si posero in tal modo le premesse per scrivere un'originale pagina di pedagogia vissuta. All'orfanatrofio e alla casa di correzione – luoghi tradizionali di assistenza – don Zeno sostituì il principio dell'educazione familiare; alla scuola come luogo separato oppose un'educazione aperta realizzata in comunità e vicina alle esperienze di vita; l'apprendimento fu concepito in funzione dell'acquisizione delle abilità per vivere nel mondo e non ordinato in relazione a norme e programmi precostituiti. Il piano educativo di Nomadelfia si congiungeva, a sua volta, a una forte istanza di giustizia sociale nella prospettiva di una «società nuova» modellata sul principio delle prime comunità cristiane e dell'amore evangelico.

Costretti ad abbandonare Fossoli per ragioni economiche (1952), i nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, su una tenuta di diverse centinaia d'ettari da bonificare, donata dalla contessa Maria Giovanna Albertoni Pirelli. In quello stesso anno il sacerdote modenese chiese la riduzione allo stato laicale per poter continuare a occuparsi della sua opera, giudicata da una parte della comunità cattolica e da alcune autorità ecclesiastiche un'iniziativa un po' avventata e non del tutto ortodossa.

Nel frattempo don Zeno si era fatto conoscere anche per una serie di scritti (Tra le zolle, 1940, più volte riedito; La rivoluzione sociale di Gesù, 1945), in specie Dopo venti secoli, critica sferzante all'incoerenza dei cristiani con l'invito a riformare la Chiesa e vigorosa denuncia dei limiti del marxismo e del liberalismo accomunati nello sfruttamento dei poveri e l'oppressione degli umili cui fecero seguito, su tematiche analoghe con una severa critica al sistema politico del tempo (e al partito della Democrazia cristiana, in particolare), L'uomo è diverso (1955) e Sete di giustizia (1956).

L'esperienza di Nomadelfia cominciò ad attrarre l'attenzione e il sostegno di intellettuali e personalità di varia estrazione: educatori come Danilo Dolci (che trascorse due anni a Nomadelfia), pedagogisti come Roberto Mazzetti che nel 1956 raccolse in un volume le Memorie di don Zeno (e più tardi lesse le esperienze di don Lorenzo Milani e del fondatore di Nomadelfia alla luce della contestazione dei primi anni '70, 1972), scrittori e giornalisti come Dino Buzzati, Enzo Biagi, Oriana Fallaci che con i loro articoli fecero conoscere l'esperienza animata da don Zeno ad un vasto pubblico.

Nel 1961 i nomadelfi si diedero una nuova Costituzione come associazione civile, mentre don Zeno chiedeva alle autorità ecclesiastiche di poter riprendere l'esercizio del sacerdozio. Nomadelfia fu eretta in parrocchia e don Zeno nominato parroco. Questo momento segnò il definitivo superamento delle incomprensioni del passato, reso possibile anche grazie al nuovo clima conciliare nel quale molte istanze di don Zeno trovarono accoglienza. Don Zeno morì a Nomadelfia (Grosseto) il 15 gennaio 1981, ma l'esperienza di Nomadelfia è tuttora viva e i suoi componenti, tutti cattolici praticanti (ad oggi circa 350), adottano uno stile di vita ispirato alle prime comunità di cristiani e per certi versi simile all'esperienza dei kibbutz israeliani.

[red.]

Fonti e bibliografia: documentazione sul S. è conservata presso la comunità di Nomadelfia (Grosseto).

EP, vol VI, cc. 8222-8228; M. Pecorato et al., Dizionario biografico dei carpigiani del Novecento, Modena, Il Fiorino, 1999, ad vocem.

R. Mazzetti, Don Lorenzo Milani e don Zeno Saltini fra contestazione e anticontestazione, Napoli, Morano, 1972; R. Fornaca, La pedagogia italiana contemporanea, Sansoni, Firenze, 1982, pp. 321-336; A. Saltini, Don Zeno: il sovversivo di Dio, Modena, Il Fiorino, 1990; D. Campana, Zeno di Nomadelfia: un profeta scomodo, Milano, Edizioni Paoline, 1991; R. Rinaldi, Il profeta di Nomadelfia: don Zeno Saltini, Cinisello Balsamo, Edizioni S. Paolo, 2008.