Rosi Vitale

Professioni: Professore, direttore, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Didattica, grammatica, pedagogia
Luoghi di attività: Umbria

Vitale Rosi nacque a Spello (Perugia) il 23 luglio 1782 da una famiglia di modeste condizioni. Compì gli studi presso il seminario della città natale. Vestito l'abito talare, qui divenne maestro d'Umanità e Grammatica, poi di Retorica, per infine ricoprire le cariche di vicerettore e di rettore.

Allo scopo di rimediare alla inadeguatezza delle pratiche didattiche solitamente impiegate, predispose innovazioni di vario genere: sul versante dell'educazione morale compilò una sorta di «codice penale» al quale gli allievi dovevano conformarsi, sotto la pena di una sanzione elargita da un giurì formato dagli stessi compagni; promosse l'educazione fisica e militare; assegnò importanza alle libere conversazioni, alla danza, alla musica e alle rappresentazioni di argomento storico e morale.

Tra tutte, la novità più rilevante riguardò l'introduzione nelle prime classi del cosiddetto sistema Bell-Lancaster, vale a dire del mutuo insegnamento, cui affiancò un più moderno metodo per l'apprendimento della lingua latina, lontano dalla ripetitiva e meccanica prassi basata sullo studio astratto e mnemonico delle regole grammaticali. Il R. stimava necessario partire dalla lingua materna, attraverso cui apprendere i primi rudimenti della grammatica, per passare solo in seguito allo studio del latino.

Le innovazioni proposte dal R. intendevano rendere più naturale l'apprendimento. In tal senso fu debitore del pensiero di Pestalozzi e di padre Girard, dai quali trasse suggerimenti metodologici e teorici e ai quali dichiarò apertamente di ispirarsi. Da essi mutuò inoltre l'idea di un'educazione fondata sulla fede in Dio e sul calore degli affetti familiari giacché la formazione dell'uomo non poteva dirsi compiuta se ignorava la dimensione religiosa e quella familiare.

Alla fine degli anni '20 l'istituto del R. finì sotto il controllo stretto della Congregazione degli studi: le sue più importanti innovazioni vennero giudicate pericolose e quindi proibite. Solo grazie alla protezione accordata dal vescovo di Foligno, mons. Stanislao Lucchesi, venne sospeso e poi revocato un decreto che avrebbe addirittura portato alla chiusura della scuola. Il R. dovette però accettare di modificare l'impianto pedagogico fino ad allora seguito.

Nel 1827, in seguito ad una profonda crisi di coscienza, lasciò la vita religiosa e si sposò con Luigia Petroni di Trevi, dalla quale ebbe due figli. Questo evento ebbe come conseguenza la decadenza dalla carica di rettore del collegio che, danneggiato dal terremoto del 1832, venne poi chiuso e riaperto con altra direzione nel 1837.

Nonostante le traversie professionali e personali, il nome del R. andò via via diventando sempre più noto, in specie fuori dai confini dello Stato pontificio: il Manuale di scuola preparatoria, infatti, stampato per la prima volta nel 1832 a Foligno, riscosse un notevole successo tanto da essere riedito a Firenze dal Vieusseux nel 1844, e apprezzato da alcuni tra i maggiori protagonisti della vita culturale del tempo come Antonio Rosmini, Raffaello Lambruschini e Niccolò Tommaseo.

Nel corso del 1848, nella speranza di cambiamenti politici e sociali alimentata dalle riforme concesse da Pio IX, il R. si recò a Roma e sottopose i suoi metodi pedagogici all'esame della Congregazione degli studi, ma ricevette una fredda accoglienza e i suoi propositi furono largamente disattesi.

Ricoprì per vari anni la carica di gonfaloniere di Spello, cioè di capo della municipalità, dando prova dei suoi sentimenti liberali. Tuttavia non aderì alla Repubblica Romana del 1849, circostanza che alimentò qualche sospetto sul suo orientamento politico. Ma già alla caduta del governo repubblicano il R. tornò a essere bersaglio di attacchi dei settori più tradizionalisti della Curia romana: nel febbraio 1850 venne infatti accusato di ateismo e di protestantesimo, mentre il seminario finì sotto il controllo della polizia con l'accusa di contenere «semenze di protestantesimo».

Oltre al Manuale il R. fu autore di testi scolastici (Elementi di aritmetica pratica e teorica compilati secondo il metodo di Pestalozzi, il Corso analitico sintetico di lingua latina, il Piccolo manuale di lingua latina per uso dell'allievo) e lasciò inedito un altro libro, il cui manoscritto è andato tuttavia disperso e che si sarebbe dovuto intitolare Doveri dei Signori Maestri. Il R. morì a Spello (Perugia) il 26 gennaio 1851.

[Luca Montecchi]

Fonti e bibliografia: documentazione sul R. è conservata in AS, Roma, Congregazione degli Studi, b. 401, f. 1902.2; alcune lettere del R. si conservano presso la Biblioteca nazionale centrale, Firenze, fondi Lambruschini e Vieusseux.

MC, vol. III, pp. 407-410; PE, pp. 365-366.

G. Fratini, Cenni biografici di Vitale Rosi di Spello, Foligno, Stab. tip. P. Sgariglia, 1886; E. Reali, Cenni biografici di Vitale Rosi da Spello, in «Rivista delle Marche e dell'Umbria», 1866, pp. 531-543 e 687-696; V. Marucci, Vitale Rosi, il Girard dell'Italia, Ravenna, Tip. Nazionale, 1919; S. Anceschi Bolognesi, Il Socrate dell'Umbria: Vitale Rosi e la sua pedagogia, Reggio Emilia, Grafica, 1968; Giornata commemorativa di Vitale Rosi: 7 dicembre 1969. Discorso pronunciato dal prof. Aurelio Valeriani, Spello, Caroli, 1971.