Romagnosi Gian Domenico

Professioni: Notaio, professore, professore universitario
Ambiti di produzione: Diritto, politica scolastica
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Italia

Gian Domenico Romagnosi nacque a Salsomaggiore, nel ducato di Parma e Piacenza, l'11 dicembre 1761. Studiò nel ginnasio della Compagnia di Gesù a Borgo S. Donnino (Fidenza) e in seguito, dopo una breve esperienza nel seminario ecclesiastico di Piacenza, fu convittore presso il collegio «Alberoni» dal 1775 al 1781, dove compì gli studi secondari. In seguito si iscrisse all'università di Parma e si laureò in Giurisprudenza (1786). Tornato a Piacenza, vi rimase fino al 1791, esercitando la professione di notaio e coltivando studi filosofici e giuridici (Genesi del diritto penale, 1791).

Nel 1791 si trasferì a Trento, dove aveva ottenuto la nomina a pretore o podestà del municipio. Nel periodo qui trascorso subì le prime attenzioni poliziesche in seguito all'aperta simpatia per le idee liberali. Nel 1799 fu arrestato con l'accusa di alto tradimento e condannato alla detenzione nel carcere di Innsbruck, dove rimase dall'aprile 1799 al luglio 1800. Ad attirare le accuse di filo giacobinismo furono due opuscoli e una petizione che il R. presentò nel 1796 al Senato municipale di Trento sui problemi dell'istruzione pubblica con la proposta di una generale riforma dell'insegnamento e degli ordinamenti scolastici. Lo studioso non nascondeva la fiducia che nutriva per la nuova situazione politica creata da Napoleone, condizione che riteneva favorevole per affrontare anche questioni di istruzione pubblica.

All'indomani dell'invasione del Trentino da parte dell'esercito francese, il R. fu nominato segretario generale del governo provvisorio. L'incertezza della condizione politica lo persuase, però, a lasciare dopo poco tempo la città e a fare ritorno a Parma, dove fu nominato professore di Diritto naturale e pubblico presso la locale università. Nel 1806 il ministro della Giustizia del Regno Italico lo chiamò a Milano come consultore del suo dicastero. In tale veste svolse un ruolo importante per la stesura del Codice di diritto penale del Regno. Nel 1807 ottenne la cattedra di Diritto civile presso l'università di Pavia, ma vi rimase solo un anno, preferendo assumere l'insegnamento di Alta legislazione ne' suoi rapporti colla pubblica amministrazione nelle scuole superiori di perfezionamento politico-legale, da lui stesso ideate e realizzate a Milano per la formazione del nuovo ceto dirigente.

Questa iniziativa fu tuttavia chiusa dopo la caduta di Napoleone dal restaurato governo austriaco e il R. fu privato dell'insegnamento. Nel 1815 diede alle stampe in forma anonima la prima parte dell'opera Della costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa, la cui edizione completa fu poi pubblicata postuma nel 1848 a Torino. Il lavoro presenta un'organica trattazione di questioni educative inquadrate nella più ampia visione politica romagnosiana. Secondo lo studioso lombardo lo scopo dell'educazione è quello di rendere l'allievo capace di sviluppare e rendere attiva la facoltà di pensare. Per ottenere tale obiettivo, secondo il R., era necessario tenere conto dello sviluppo mentale e delle funzioni logiche degli allievi, che occorreva più stimolare che opprimere con l'arida trasmissione di nozioni da apprendere a memoria.

Sul piano dell'organizzazione degli studi il R. proponeva una scuola preparatoria di primo grado obbligatoria e gratuita per tutti i bambini fino ai sette anni cui doveva far seguito il secondo grado della medesima scuola preparatoria (otto-dodici anni), non più gratuito e obbligatorio e pensato solo per le classi medie. Nel grado inferiore il R. proponeva di utilizzare il metodo del mutuo insegnamento, mentre in quello superiore prevedeva l'adozione del metodo pestalozziano. Ai due gradi dell'istruzione preparatoria, infine, faceva seguire il grado secondario o dottrinale per i giovani dai dodici ai diciotto anni, che andavano formati al vero spirito dell'indagine scientifica e razionale.

Tra il 1817 e il 1820, oltre a riprendere la professione di consulente legale, il R. esercitò l'insegnamento privato del Diritto, raccogliendo un nutrito gruppo di promettenti allievi, tra i quali Giuseppe Sacchi e il cugino Defendente, Cesare Cantù e Carlo Cattaneo. Risalgono a questi anni la pubblicazione dell'opera Assunto primo della scienza di diritto naturale (1820), frutto dei corsi tenuti nelle scuole di perfezionamento e delle lezioni private, e la collaborazione con il «Conciliatore».

Nel giugno 1821 fu arrestato con l'accusa di correità nel delitto di alto tradimento per aver omesso di denunciare l'appartenenza di Silvio Pellico alla Carboneria. Nel dicembre dello stesso anno fu liberato per mancanza di prove e ritornò a Milano. Nei mesi trascorsi in carcere, scrisse il saggio Dell'insegnamento primitivo delle matematiche (1822). Nel novembre del 1822 il governo gli revocò l'autorizzazione a impartire lezioni private.

Due anni più tardi Lord F. Guilford lo invitò a recarsi a Corfù per assumere la cattedra di Giurisprudenza teorica e per occuparsi della nascente facoltà giuridica della stessa università. Il R. accettò con entusiasmo la proposta, ma il governo austriaco gli negò l'espatrio. Negli anni successivi dovette fare i conti con la salute malferma e le crescenti difficoltà economiche. Trovò aiuto in un suo allievo, Luigi Azimonti, promotore nel 1824 degli «Annali universali di Statistica», importante periodico di scienze economiche e sociali. Nel 1827 il R. fu nominato direttore della rivista, in sostituzione di Melchiorre Gioia, esperienza che lo spinse ad ampliare l'orizzonte dei suoi studi verso l'economia pubblica, le scienze e la tecnica. Il R. morì a Milano l'8 giugno 1835.

[Elisa Mazzella]

Fonti e bibliografia: AS, Milano, Autografi, c. 153, f. 54; Processi politici, cc., 9-12, 16, 22, 26, 31, 35, 42, 43 e 61.

EP, vol. V, cc. 10122-10127; EF, vol. VII (ed. Edipem, 1979), cc. 186-189; PE, pp. 363-365.

L. Ambrosoli, Introduzione a G.D. Romagnosi, Scritti sull'educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1972, pp. VII-XXVIII; R. Ghiringhelli, F. Invernici (edd.), Per conoscere Romagnosi, Milano, Unicopli, 1982; G. Lacaita, Romagnosi e Cattaneo, in «Annali della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano», 1983, n. 3, pp. 585-615; R. Ghiringhelli, Idee, società ed istituzioni nel Ducato di Parma e Piacenza durante l'età illuministica, Milano, Giuffrè, 1988; R. Sani, Educazione e istituzioni scolastiche nell'Italia moderna (secoli XV-XIX), Milano, ISU, 1999, pp. 319-345; R. Ghiringhelli, Modernità e democrazia nell'altro Risorgimento: studi romagnosiani, Milano, Giuffrè, 2002; C. De Pascale, Filosofia e politica nel pensiero italiano fra Sette e Ottocento: Francesco Mario Pagano e Gian Domenico Romagnosi, Napoli, Guida, 2008; G. Spanu, Il pensiero di G. D. Romagnosi: un'interpretazione politico-giuridica, Milano, Angeli, 2008.