Resta Raffaele

Professioni: Maestro, direttore, ispettore, professore universitario
Ambiti di produzione: Associazionismo magistrale, filosofia, pedagogia, scuola professionale
Luoghi di attività: Puglia, Liguria, Italia

Nato a Turi (Bari) il 5 febbraio 1876, Raffaele Resta conseguì da privatista la patente di maestro e si trasferì a Roma ove iniziò la carriera scolastica come insegnante elementare, poi proseguita come direttore didattico e ispettore. Alla nascita dell'Unione magistrale nazionale (1901) fu l'unico maestro a comparire fra i soci fondatori, voluto da Luigi Credaro, presidente della nuova associazione. L'amicizia con il pedagogista e uomo politico valtellinese non venne mai meno, come dimostrano l'assidua partecipazione del R. alla «Rivista pedagogica» dalla fondazione alla chiusura (1908-1939, SPES, n. 944) e la sua convinta adesione al «fronte pedagogico antidealistico» di cui Credaro fu uno dei principali esponenti. Collaborò anche con altre importanti riviste scientifiche e scolastiche e, in particolare, con «I Diritti della scuola» (ivi, n. 367).

Dopo aver conseguito la libera docenza, dal 1908 al 1925 tenne i corsi pareggiati di Pedagogia all'università di Roma e, quasi contemporaneamente, occupò la cattedra di Estetica e di Storia dell'educazione fisica nell'Istituto di Magistero della capitale.

Nel 1924 il R. vinse il concorso per la cattedra di Pedagogia e Filosofia presso il Magistero di Messina, dove insegnò per un decennio, ricoprendo anche la carica di direttore dell'Istituto. Passò quindi (1935) all'università di Genova sulla cattedra di Pedagogia, temporaneamente insegnando anche Filosofia della religione e svolgendo inoltre l'incarico di preside della neonata facoltà di Magistero. Nel 1941 fondò con Giuseppe Flores d'Arcais la «Rassegna italiana di pedagogia» (ivi, n. 872, poi «Rassegna di pedagogia»): ne fu condirettore per i primi anni e collaboratore fino alla morte.

Partendo da un'analisi critica sulle problematiche dell'insegnamento e dell'apprendimento (fortemente influenzata dalla cultura tardo positivistica), la sua ricerca si sviluppò per circa un ventennio in direzione psicologica e sociale, tanto che egli fu riconosciuto e apprezzato inizialmente come psicologo. Queste indagini specifiche furono poi collocate organicamente in un'ampia concezione filosofica e pedagogica, che egli stesso definì «realismo metafisico e teleologico» in quella che si può definire come il secondo momento della sua attività. Appartengono a questo periodo il Trattato di pedagogia (1919), prima sistemazione della sua concezione realistica, e Il lavoro e la scuola del lavoro (1928), in cui il lavoro è interpretato in chiave filosofica, pedagogica, sociale e religiosa.

Dalla metà degli anni '30 fino al 1951, anno del collocamento a riposo, il R. si impegnò a dare sistemazione definitiva al suo pensiero e pubblicò le sue opere principali. In questa terza e ultima fase della sua ricerca, il realismo teleologico e metafisico si fece «realismo teologico» per l'esplicito fondamento sull'esistenza, sulla presenza e sulla Provvidenza di Dio, in relazione alla sua personale adesione alla fede cristiana maturata proprio in questi anni (Dio secondo la ragione, 1948, dedicata alla dimostrazione dell'esistenza di Dio per via razionale). Fra le opere di tipo pedagogico va ricordata la Filosofia dell'educazione (1942-1943), lavoro che recupera e riconduce a unità sistematica i principali motivi delle opere precedenti, e La teoria della cultura e l'insegnamento (1951), che completa e corona la sua ricerca, individuando i princìpi deontologici della cultura e la funzione di questa nell'attività di insegnamento.

Per certi aspetti le due opere possono considerarsi complementari o speculari: mentre la prima affronta il problema educativo essenzialmente dal punto di vista del soggetto (formazione dell'interiorità della persona), la seconda lo tratta soprattutto dal punto di vista oggettivo, cioè della cultura e dell'insegnamento o – se si vuole – della socialità e della scuola. L'uomo è veramente tale quando riesce ad affermare il primato dell'io sulle altre tendenze, ed è l'educazione che permette all'io di conseguire la propria autonomia. Per R., anzi, l'educazione coincide con lo stesso processo attraverso il quale l'io può diventare «maestro di sé».

La legge di maestria prima di essere regola didattica appare principio pedagogico, ideale di «perfezione spirituale-umana». Maestro è la personalità (perfezione dell'individualità) che ha raggiunto la pienezza della propria libertà spirituale e che, nel possesso attuale e vivo della cultura e della moralità, ha acquisito un sicuro dominio su se stesso e sul mondo. La vocazione è lo strumento per l'elevazione dell'uomo alla sua forma ideale, il Maestro, unità sintetica del “genio” e dell'“eroe”, che esprimono per R. i due termini ideali dell'individualità ai quali l'uomo deve tendere per essere degno di Dio, Padre unico e solo Maestro, nell'ordine della trascendenza. Il R. morì a Genova il 20 marzo 1961.

[Giuseppe Zago]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero P.I., Direzione Generale Istruzione Universitaria, Fascicoli personali dei professori ordinari (1940-1970), b. 398.

DEP, vol. IV, pp. 739-741; EF, vol. X, p. 9654; EP, vol. V, coll. 9964-9968; PE, p. 356; SPES, nn. 367, 872 e 944; TESEO, nn. 8 e 179; TESEO '900, nn. 71, 85 e 207; necrologio in «I Diritti della scuola», 1960-1961, n. 13, pp. 923-924.

E. Tozzi, Profili di educatori: Gentile, Radice, Vidari, Resta, Firenze, Bemporad, 1929; F. Rinaldi, R. Resta, Genova, Demos, 1950; «Rassegna di pedagogia», 1951, n. 3-4 (scritti di R. Resta, G. Flores D'Arcais, B. Micardi, F. Rinaldi, C. Cottone, E. Formìggini Santamaria et alii); A. Agazzi, Panorama della pedagogia d'oggi, Brescia, La Scuola, 1953, pp. 210-222; G. Calogero, R. Resta e la pedagogia della cultura, Catania, Ist. ed. moderno, 1955; Gli aspetti essenziali di una vita e di un pensiero. Studi in onore di R. Resta, Bari, Aster, 1956; C. Colombano, Il realismo teleologico di R. Resta, Torino, La Rinascente, 1966; M. Pugliese, Momenti e orientamenti del pensiero filosofico e pedagogico di R. Resta, Bari, Aster, 1968; M. Laeng, I classici della Pedagogia italiana. I contemporanei, Firenze, Giunti-Barbera, 1979, pp. 521-547; M. Chionna, L'educazione legge della persona: la proposta pedagogica di R. Resta, Fasano, Schena, 1990; G. Zago, La pedagogia del lavoro in R. Resta, Lecce, Pensa MultiMedia, 2002; M. Perelli, Il pensiero educativo teleologico e filosofico di R. Resta, Salerno, Laveglia, 2004.