Pecchio Giuseppe

Professioni: Scrittore, filantropo
Ambiti di produzione: Economia, educazione e istruzione popolare, letteratura italiana, politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia, Inghilterra

Giuseppe Pecchio nacque a Milano il 15 novembre 1785 da una nobile famiglia. Studiò nei collegi di Merate e Bellinzona diretti dai padri Somaschi ed ebbe come maestro Francesco Soave. In seguito frequentò l'università di Pavia e si laureò in Giurisprudenza. Durante il Regno d'Italia, tra il 1810 e il 1814, a soli venticinque anni, fu assistente del Consiglio di Stato per le questioni finanziarie; da questa esperienza nacque il Saggio storico sulla amministrazione finanziera dell'ex regno d'Italia dal 1802 al 1814, scritto nel 1818 e non pubblicato per divieto della censura austriaca.

Caduto Napoleone e tornati gli austriaci in Lombardia, il P. fu nominato nel 1819 deputato della congregazione provinciale di Milano. Tra il 1818 e il 1819 collaborò attivamente al «Conciliatore», occupandosi, oltre a questioni di economia politica, della diffusione del mutuo insegnamento, pratica educativa che promosse nell'opinione pubblica, illustrando i numerosi vantaggi della metodologia lancasteriana.

Il 1° dicembre 1818 fece pubblicare sul «Conciliatore» le relazioni che i toscani Filippo Nesti, Luigi Serristori, Ferdinando Tartini-Salvatici e Cosimo Ridolfi avevano tenuto all'Accademia dei Georgofili a sostegno del metodo di mutuo insegnamento; dopo aver commentato gli interventi, il liberale milanese individuava nel sistema di Bell e Lancaster il rimedio più efficace contro l'ignoranza popolare. Nel gennaio 1819 il P. scrisse un nuovo articolo, nel quale si rallegrava del successo ottenuto a Firenze dalle suddette quattro relazioni e si rammaricava dell'indifferenza dell'opinione pubblica lombarda.

Anche in seguito all'iniziativa promozionale svolta sulle pagine del «Conciliatore» la Lombardia, come già il Regno di Napoli, il Piemonte e la Toscana, poté annoverare le prime scuole mutue: nel gennaio 1819 Giacinto Mompiani ne fondava una a sue spese a Brescia; nello stesso mese a Milano Federico Confalonieri e il suo gruppo diedero vita alla Società centrale per la propagazione e il mantenimento delle scuole di mutuo insegnamento in Lombardia e nell'ottobre aprivano la prima scuola reciproca.

La Società fu agli inizi essenzialmente opera di Federico Confalonieri. Quando assunse una forma più articolata e un assetto definitivo, le decisioni vennero delegate a una commissione appositamente designata nel novembre 1819, di cui il P. era segretario. Essa si occupava dell'andamento e della direzione della Società, della fondazione delle scuole e della loro organizzazione pratica e didattica.

Tra le carte del Confalonieri si trovano diverse lettere nelle quali il P. si soffermava, per l'appunto, su questioni didattiche: in una di esse non datata, il liberale milanese dichiarava la necessità di aumentare il numero degli esercizi di aritmetica destinati alla preparazione dei monitori; in un'altra del 1820 si riprometteva di controllare le operazioni di assegnazione degli alunni; in alcune forniva utili suggerimenti circa la formulazione delle tabelle (28 marzo 1820) o la realizzazione e l'utilizzo delle lavagne; in altre sosteneva invece l'opportunità di modificare certi movimenti compiuti dagli alunni durante le lezioni e di sostituire, migliorandolo, il materiale didattico normalmente impiegato.

A causa della sua adesione alla cospirazione dei Federati del 1820-1821, il P. fu costretto a lasciare l'Italia e a spostarsi per l'Europa, dapprima in Spagna e poi in Portogallo, per stabilirsi nel 1826 in Inghilterra, dove, per mantenersi, iniziò a insegnare lingue moderne in un collegio. Due anni dopo, grazie al matrimonio con una donna facoltosa, il P. poté lasciare l'insegnamento e dedicare gli ultimi anni della sua vita unicamente agli studi e alla scrittura.

Per quanto di formazione economico-giuridica, legato alla tradizione del «Caffè» e dei fratelli Verri, il P. coltivò anche interessi letterari. Scrisse una fortunata, quanto discussa, Vita di Ugo Foscolo (1830) che conobbe varie edizioni e una Storia critica della poesia inglese (1833-1935, 4 voll.). Il suo nome è legato in particolar modo al già ricordato Saggio storico sull'amministrazione finanziera dell'ex regno d'Italia dal 1802 al 1814 (1820) e alla Storia dell'economia pubblica in Italia (1829), la prima scritta in Italia.

Fu autore altresì della dissertazione Sino a qual punto le produzioni scientifiche e letterarie seguono le leggi economiche della produzione generale (1832). I numerosi viaggi attraverso l'Europa gli permisero, inoltre, di acuire una naturale capacità di attento osservatore e brillante commentatore, come testimoniano le interessanti Osservazioni semiserie di un esule in Inghilterra o le opere di costume, scritte in forma di epistola durante i suoi soggiorni in Spagna e in Portogallo. Il P. morì a Brighton (Inghilterra) il 4 giugno 1835.

[Elisa Mazzella]

Fonti e bibliografia: AS, Milano, Processi politici, cc. 139 bis, 148, 219, 227-228, 238 e 266; F. Confalonieri, Carteggio del Conte Federico Confalonieri ed altri documenti spettanti alla sua famiglia, a cura di G. Gallavresi, Milano, Ripalta, 1910-1913, 3 voll. ad indicem.

PE, p. 329.

C. Ugoni, Vita e scritti di G. Pecchio, Parigi, Baudry, 1836; G. Trombatore, C. Cappuccio (edd.), Memorialisti dell'Ottocento, Milano-Napoli, Ricciardi, 1958, vol. II, pp. 53-124; N. Raponi, Politica e amministrazione in Lombardia agli esordi dell'Unità. Il programma dei moderati, Milano, Giuffré, 1967; L. Derla, Giuseppe Pecchio, in «Nuova antologia», 1968, n. 2011, pp. 379-397; P. Brotto et al., Problemi scolastici ed educativi nella Lombardia del primo Ottocento, Milano, SugarCo, 1977, vol. I, pp. 45-47, 50-51, 197-199, 229-235 e passim; M. Isabella, «Una scienza dell'amor patrio»: public economy, freedom and civilization in Giuseppe Pecchio's works (1827-1830), in «Journal of modern Italian Studies», 1999, n. 2, pp. 158-183; C. Pancera, Maestri e istruzione popolare in Lombardia nel periodo pre-unitario, in «I Problemi della pedagogia», 2000, n. 4-6, pp. 1-26.