Pascolato Pezzè Maria

Professioni: Ispettrice, filantropa, scrittrice, traduttrice
Ambiti di produzione: Educazione femminile, educazione infantile, letteratura per l'infanzia, pedagogia speciale
Luoghi di attività: Veneto

Nata il 15 aprile del 1869 a Venezia, Maria Pascolato compì gli studi presso la scuola femminile «Giustinian» della stessa città. Nel 1886 si iscrisse come uditore alla facoltà di Lettere e Filosofia di Padova che frequentò per tre anni. Nel 1891 si sposò con Luigi Pezzè, con il quale visse fino al 1896 a Poppi, vicino ad Arezzo. Rientrata a Venezia in quell'anno per accudire la madre, non fece più ritorno dal marito da cui però non si separò mai ufficialmente. Fu quindi nominata ispettrice comunale (1897) e dal 1904 ricoprì l'incarico di ispettrice generale delle scuole di Venezia. Nel 1900 assunse l'incarico di direttrice interinale dell'istituto tecnico femminile «Vendramin Corner».

A partire dal 1921 entrò a far parte del consiglio dell'Ateneo Veneto e l'anno dopo fu nominata, su indicazione di Antonio Fradeletto, assistente di Lingua e letteratura italiana a Cà Foscari. Nel 1924 chiese la libera docenza in Didattica, che le fu tuttavia rifiutata. Dopo aver aderito al fascismo fin dal 1922, nel 1927 fu nominata delegata provinciale dei Fasci femminili e direttrice dell'OMNI di Venezia.

La P. fu donna attiva e intellettuale impegnata su diversi fronti. Appassionata di lingue e letterature straniere, scrittrice, giornalista, fu raffinata traduttrice di Andersen (di cui nel 1904 diede alle stampe una raccolta di 40 novelle lette alla luce del «fanciullino» pascoliano), ma anche di scritti saggistici, di opere letterarie, teatrali e storiche. La sua attività principale fu tuttavia quella pedagogico-didattica e di scrittrice per l'infanzia. All'insegnamento delle lingue associò impegni in campo educativo: in particolare, le sue attenzioni furono rivolte ai bambini portatori di handicap, che la condussero a sperimentare i metodi di scrittura e lettura proposti da Decroly, e verso i bambini emarginati e poveri.

La sua filantropia, però, non si esaurì all'interno di un maternage di stampo conservatore, ma si distinse sia per i metodi innovativi sia per le iniziative che seppe organizzare.

Tra le realizzazioni più importanti di cui si fece promotrice, tutte a Venezia, vanno segnalati il primo nido-scuola d'Italia, aperto sul finire degli anni '20, dove le alunne della «Vedramin Corner» accudivano, unendo prassi e teoria, i bambini; la prima Biblioteca per ragazzi, inaugurata nel 1925; l'ideazione delle «assistenti scolastiche», ragazze che dovevano prendersi cura, nelle scuole, degli allievi più indisciplinati o con problemi particolari di apprendimento; la «Casa dei bambini» del 1927, un asilo ed una scuola per i fanciulli più poveri, affiancata, dopo pochi anni, dalla «Casa dei ragazzi», una sorta di reclusorio per giovani mendicanti e vagabondi.

Anche per la P. la Grande guerra rappresentò un momento di svolta. Fu in quegli anni che diede vita ad un'esperienza particolarmente significativa, quella dei Laboratori-scuola. Dapprima a Venezia e poi anche in altre parti d'Italia in essi giovani donne contribuivano allo sforzo bellico cucendo divise per soldati, sacchetti per munizioni e biancheria per bambini. Allo stesso tempo si dedicò a fornire aiuto agli orfani che avevano il padre in guerra e le cui condizioni economiche erano precarie. Il conflitto mondiale contribuì a rafforzarne i sentimenti patriottici, mettendola a confronto con quell'interclassismo tipico di tutta della sua azione educativa. Fu entro questo contesto che Maria avrebbe poi aderito al fascismo, di cui fu fedele sostenitrice senza però perdere la capacità critica e l'autonomia che l'avevano sempre distinta.

Negli anni della riforma scolastica Giovanni Gentile e Giuseppe Lombardo Radice la vollero quale membro e relatrice della commissione per la revisione dei libri delle scuole elementari e popolari del 1923. Nell'assolvimento di questo delicato incarico ebbe modo di far fruttare le competenze maturate nel campo della letteratura infantile, in cui non è difficile cogliere l'intrecciarsi di temi montessoriani, istanze patriottiche, richiami alla bellezza quale valore formativo, una concezione dell'educazione intesa come sentimento morale, la necessità di rivolgersi ai bambini con semplicità e verità.

Sul versante della letteratura infantile la P. fu attiva, in primo luogo, come traduttrice. Oltre alle fiabe di Andersen, fece conoscere al pubblico italiano autori come Hauff e Kipling, contribuendo non poco ad allargare gli orizzonti letterari del nostro paese. Inoltre, pubblicò alcune opere di discreta fattura e di un certa diffusione, tra cui il volume Cose piane. Libro per le giovinette (1907), in cui diede forma narrativa alle proprie convinzioni pedagogiche, il romanzo per ragazzi Lillori (1915), Piccole storie e grandi ragioni della nostra guerra (1916) a sfondo decisamente patriottico, e la libera imitazione del testo del francese de Laboulaye Pif Paf ossia due schiaffi ben dati (1906).

Benché sorretta da un'ampia e profonda competenza letteraria e teorica, la produzione narrativa della P. non si distingue per particolari pregi; si inserisce, piuttosto, all'interno di una collaudata tradizione letteraria a sfondo educativo e morale. La P. morì a Venezia il 26 febbraio 1933.

[Davide Montino]

Bibliografia: L. Passerella Sartorelli (ed.), Maria Pezzè Pascolato. Notizie raccolte da un gruppo di amici, Firenze, Le Monnier, 1935; Ead., A trentadue anni dalla morte di Maria Pezzè Pascolato, Venezia, Stamperia di Venezia, 1965; N.M. Filippini, Maria Pezzè Pascolato, Verona, Cierre edizioni, 2004; D. Montino, Tra emancipazione e pedagogia nazional-popolare. Donne e letteratura per l'infanzia tra XIX e XX secolo, in «Storia e problemi contemporanei. Donne e pedagogia politica nel primo Novecento», 2008, n. 49, pp. 24-40; P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l'infanzia, Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 137-139.