Paoli Francesco

Professioni: Sacerdote, professore, direttore
Ambiti di produzione: Cultura religiosa, pedagogia, pedagogia speciale, stampa pedagogica
Luoghi di attività: Trentino Alto Adige, Piemonte, Toscana

Francesco Paoli nacque a Pergine (Trento) il 19 luglio 1808. Dopo gli studi compiuti nel seminario di Trento, fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1832 e scelto dal vescovo di Cremona, mons. Emanuele Sardagna, come suo segretario. L'anno precedente aveva conosciuto di persona Antonio Rosmini, i cui scritti gli erano già noti attraverso un suo docente, il filo rosminiano Giulio Tedeschi. Di qui in poi entrò sempre più in consuetudine con il sacerdote roveretano fino a decidere di entrare nell'Istituto della Carità fondato qualche anno prima. Fu accettato come novizio il 7 agosto 1839, all'età di 31 anni.

Nel 1843 il P. fu nominato direttore delle scuole elementari dell'istituto. Dal 1843 al 1853 fu rettore e lettore dello Scolasticato teologico del Calvario (Domodossola), e dal 1845 anche rettore della casa centrale dei maestri elementari a Intra. Nel 1851 fu nominato dal Rosmini primo rettore del collegio convitto elementare aperto a Stresa. Dal 1846 al 1851 fu insegnante di Metodica e pedagogica all'Istituto della Carità. Nel frattempo seguì a Torino i corsi di Metodica previsti dalle nuove leggi sull'insegnamento pubblico, conseguendo la qualifica di professore di metodo.

Questa esperienza lo mise in relazione con gli ambienti pedagogici subalpini, come dimostra la sua partecipazione al dibattito politico scolastico di quegli anni attraverso numerosi scritti apparsi tra gli anni '40 e '50 e la partecipazione alle attività della Società d'istruzione e d'educazione di Torino («L'Educatore primario», «Giornale della Società d'istruzione e d'educazione» e soprattutto «L'Istitutore», SPES, nn. 421, 534 e 583). In seguito collaborò ad altre importanti riviste fra cui «La Donna e la famiglia» di Fortunata Bottaro e «Il Campo dei filosofi italiani» di Giuseppe Allievo.

Dal 1° novembre 1853 divenne segretario dell'Istituto della Carità e segretario personale del Rosmini, da lui nominato erede universale, partecipando strettamente a tutte le vicende degli ultimi anni del filosofo roveretano. Dopo la morte del maestro, il P. ne amministrò non solo il patrimonio, ma soprattutto si dedicò a onorarne la memoria, custodirne la dottrina e a divulgare il suo pensiero e i suoi numerosi scritti, diventandone suo primo biografo.

In particolare il P. compilò la Bibliografia Rosminiana (1881-1888), diede alle stampe la biografia Della vita di Antonio Rosmini Serbati (1880), curò la pubblicazione di inediti rosminiani e tenne vivo l'insegnamento pedagogico del maestro (Dei meriti pedagogici di Antonio Rosmini, 1856; l'edizione de Del principio supremo della metodica, 1857; Scritti vari di Metodo e Pedagogia, 1883).

Dal 1859 iniziò per il P. una lunga peregrinazione in varie parti d'Italia. Fu a Lucca e poi a Siena, ove conobbe e divenne amico e collaboratore del padre Tommaso Pendola, avvicinandosi alle tematiche dell'insegnamento ai sordomuti. Dopo una breve direzione delle scuole elementari di Figline Valdarno, si recò a Genova e poi a Torino (1865-1868). Nel 1870 giunse infine a Rovereto ove restò fino al 1888. Qui il P. divenne una figura di spicco nella vita cittadina: promosse iniziative culturali e sociali a favore della città (tra cui una Scuola di pedagogia «per giovani di civili condizioni»), curò l'erezione del monumento a Rosmini, fu socio e poi presidente dell'Accademia degli Agiati.

Scrittore fecondo, si occupò ecletticamente di varie tematiche educative (sordomuti, didattica della grammatica e della geografia, istruzione agraria, questioni pedagogiche generali), lasciando gran messe di articoli e saggi. In ultimo preparò un Sunto di Pedagogia (1890), frutto estremo dell'insegnamento rosminiano e della sua esperienza di educatore. Lasciò inedito (da poco è stato pubblicato, 2006) il saggio Della scuola di Antonio Rosmini, in cui disegna la geografia del rosminianesimo in Italia, citando i numerosi discepoli del roveretano e la sua influenza su istituti e scuole di pensiero.

Amareggiato da accuse verosimilmente ingiuste, nel 1888 il P. si allontanò da Rovereto, trascorrendo gli ultimi anni a Domodossola (Verbania) ove morì il 14 gennaio 1891.

[Giorgio Chiosso, Fabio Targhetta]

Fonti e bibliografia: EP, app., cc. 1097-1101; MC, vol. III, pp. 134-138; SPES, nn. 421, 534 e 583.

P. Prada, Francesco Paoli, Firenze, Ufficio della Rassegna nazionale, 1891; M. Manfroni, Commemorazione di don Francesco Paoli, fratello della Carità. Rosminiano, Rovereto, Grigoletti, 1892; G.B. Gerini, Francesco Paoli pedagogista, in «Rivista rosminiana», 1909, n. 4, pp. 247-253; M.P. Transerici Biagini, Un saggio di Francesco Paoli sulle condizioni intellettuali e morali dei sordomuti, non educati mediante speciale insegnamento (Manoscritto inedito del 1860), in «I Problemi della pedagogia», 1980, n. 4, pp. 565-567; H.A. Cavallera, Rosmini nella pedagogia dell'Ottocento, in «Pedagogia e vita», 1997, n. 6, pp. 105-107 e 115; D. Mariani, P. Francesco Paoli, in «Rivista Rosminiana», 2004, f. IV, pp. 305-311; N. Marchesini, Don Francesco Paoli: erede e discepolo di Antonio Rosmini Serbati, tesi di laurea, Università di Verona, Facoltà di Scienze della Formazione, a.a. 2006-2007; G. Chiosso, Carità educatrice e istruzione in Piemonte, Torino, SEI, 2007, pp. 59, 135, 140, 142, 145-146 e passim.