Paladini Luisa Amalia

Professioni: Professoressa, direttrice, traduttrice
Ambiti di produzione: Educazione femminile, pedagogia, scuola normale, stampa educativa
Luoghi di attività: Lombardia, Toscana, Puglia

Luisa Amalia Paladini nacque a Milano il 24 febbraio del 1814, da famiglia lucchese, trasferitasi nel capoluogo lombardo in seguito al trasferimento del padre, allora funzionario del ministero della Guerra del regno d'Italia. Nel 1815, ormai caduto Napoleone, la famiglia rientrò a Lucca, dove Luisa fu educata, sotto la guida materna, in famiglia. Precoce poetessa, intelligenza vivace, oltre che per le virtù cristiane e l'amor di patria, si segnalò per l'ottima conoscenza delle lingue classiche.

Nella città natale si dedicò per tempo ad attività educative e filantropiche, benché la sua condizione economica, soprattutto dopo la morte dei genitori, non fosse particolarmente florida. Fu, in particolare, tra gli animatori degli asili infantili di orientamento aportiano e delle scuole di carità.

Nel 1859 fu chiamata a Firenze a dirigere una scuola normale femminile e qui strinse relazioni con svariati protagonisti della cultura pedagogica del tempo, in specie Raffaello Lambruschini, Niccolò Tommaseo e Caterina Franceschi Ferrucci, una delle italiane in quel tempo più impegnate nella promozione dell'istruzione femminile. Furono anni intellettualmente molto produttivi: all'impegno di poetessa, spesso estemporanea, unì quello di saggista.

Collaborò a riviste per adulti e bambini e fondò la «Polimazia di famiglia», stringendo vincoli di collaborazione con Pietro Thouar, Cosimo Ridolfi, Emanuele Celesia e i concittadini Luigi Fornaciari e Antonio Mazzarosa; tradusse opere straniere, come il saggio di Paul Janet, La famiglia. Lezioni di filosofia morale (1851), compose romanzi (La famiglia del soldato, 1859, particolarmente ammirato da Carlo Cattaneo) e diede alle stampe, tra l'altro, il suo lavoro più celebre, Il manuale delle giovinette italiane (1851).

Sul piano professionale le vicende dalla P. non furono altrettanto fortunate. Nel 1868, infatti, fu allontanata dal suo incarico e tornò a Lucca. Il suo patriottismo fu occasione di critiche da parte della «Civiltà cattolica». Gli anni che seguirono questa vicenda furono assai tristi e difficili, finché, nel febbraio del 1872, fu chiamata ad analogo incarico presso la scuola normale femminile di Lecce.

I centri del suo pensiero e della sua attività furono costantemente due: da un lato, la difesa dell'istruzione femminile e, dall'altro, l'istanza civile e patriottica. Di sentimenti liberal-moderati trovò un punto di conciliazione tra i due aspetti portanti del suo lavoro nell'esaltazione della donna come moglie e madre di combattenti per la causa nazionale e, quindi, cittadina a tutti gli effetti della nuova, auspicata Nazione. L'istruzione femminile non rappresenta nella P. un mezzo di emancipazione femminile, ma si configura come un'opportunità per farne la compagna forte e consapevole dell'uomo.

Se di trasformazione si può parlare, essa è solo morale: alla donna che rende più attraente il salotto del borghese, sostituisce una donna che sa consigliare, guidare e orientare gli uomini di famiglia, senza pretendere, tuttavia, di occupare la scena sociale da protagonista, esempio di virtù, di dedizione e di accettazione della propria condizione.

Entro questo quadro socialmente controllato la P. suggerisce di assicurare a tutte le donne istruzione, ma con diversi indirizzi a seconda della loro appartenenza sociale: più pratici per le fanciulle del popolo e più raffinati per le figlie della media e buona borghesia.

La P. non poté esplicare in terra del Salento tutto il suo entusiasmo perché, dopo pochi mesi dalla nomina, il suo stato di salute, piuttosto fragile fin dall'infanzia, si aggravò, spegnendosi a Lecce il 17 luglio 1872.

[Luciana Bellatalla]

Fonti e bibliografia: DBDL, pp. 822-824; PE, p. 319; O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia, s.e., 1873, pp. 370-371; G. Marchesini, Dizionario delle scienze pedagogiche, Milano, Società editrice libraria, 1929, vol. II, p. 161; M. Rosi, Dizionario del Risorgimento nazionale, Milano, F. Vallardi, 1933, vol. III, ad nomen; M. Bandini Buti (ed.), Poetesse e scrittrici, Roma, Tosi, 1941-1942, vol. II, pp. 102-103; S. Franchini, M. Pacini, S. Soldani (edd.), Giornali di donne in Toscana, Un catalogo, molte storie (1770-1945), Firenze, L.S. Olschki, 2007, pp. 41, 51-56, 83, 156-158 e passim.

G. Giovannini Magonio, Italiane benemerite, Milano, Cogliati, 1907, pp. 245-256; G. Calò, Pedagogia del Risorgimento, Firenze, Sansoni, 1965, pp. 308-615 e passim; F. Santini, Vita e opere di Luisa Amalia Paladini, Lucca, Pacini Fazi, 1978; D. Caccavelli, Il manuale per le giovinette italiane di Luisa Amalia Paladini e la recensione della «Civiltà cattolica», in «Bollettino dell'Accademia lucchese di scienze lettere e arti», 1998, pp. 22-29; S. Marcucci, Verso la formazione della donna cittadina, in G. Genovesi (ed.), Formazione nell'Italia unita: strumenti, propaganda e miti, Milano, Angeli, 2002, pp. 88-102.