Olivetti Adriano

Professioni: Ingegnere, filantropo, uomo politico
Ambiti di produzione: Assistenza, economia, filosofia, scienze, tecnologia
Luoghi di attività: Piemonte, Italia

Adriano Olivetti nacque a Ivrea (Torino) l'11 aprile 1901, da padre di origine ebraica e da madre valdese. Nel 1908 il padre Camillo, ingegnere di idee socialiste, aveva fondato nel capoluogo canavesano la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Laureato in Ingegneria chimica presso il Politecnico di Torino, Adriano compì le prime esperienze di lavoro come semplice operaio nella fabbrica paterna. Nel 1925 compì un viaggio di sei mesi negli Stati Uniti per studiarne i princìpi dell'organizzazione e la produzione industriale colà messi in atto. Nel 1926 trascorse alcuni mesi a Londra a titolo precauzionale, dopo aver favorito l'espatrio del dirigente socialista Filippo Turati.

L'esperienza americana si sarebbe rivelata fondamentale per l'O. nell'apportare tra gli anni '20 e '30 innovazioni sostanziali alla fabbrica paterna: organizzazione decentrata del personale, direzione per funzioni, nuovi sistemi di produzione in serie, un servizio di pubblicità e una rete di vendita potenziata, un centro di formazione meccanica affiancato da una scuola media. Alla fine del 1932 Adriano fu nominato direttore generale dell'azienda e nel 1938 subentrò a Camillo (poi scomparso nel 1943) quale presidente. Costretto a espatriare in Svizzera nel 1943 per motivi politici, dopo la guerra l'azienda diretta dall'O. si sarebbe ulteriormente segnalata per l'eccellenza tecnologica, l'innovazione organizzativa, la bellezza del design e l'apertura verso i mercati internazionali.

Personalità poliedrica e innovativa, avviò la costruzione di nuove strutture industriali e di un quartiere residenziale in Ivrea per i dipendenti cui furono annessi mense, asili e numerosi servizi sociali. Nel 1935 avviò lo studio per un nuovo piano di sviluppo urbanistico della provincia di Aosta (cui allora Ivrea apparteneva), nel 1938 aderì all'Istituto nazionale di Urbanistica (divenendone presidente nel 1950, così come fu vicepresidente dell'UNRRA-CASAS, istituto per la ricostruzione post-bellica in Italia), nel 1951 assunse l'incarico di predisporre il nuovo piano regolatore di Ivrea e nel 1955 fondò l'Istituto per il rinnovamento urbano e rurale del Canavese. Uomo attento alle tematiche sociali e convinto del valore della cultura, nel 1937 fondò la rivista «Tecnica ed organizzazione», dedicata all'economia, alla tecnologia e alla sociologia industriale.

Nel 1943 chiamò a Ivrea, a dirigere il Centro di psicologia del lavoro, primo in Italia, Cesare Musatti cui si affiancarono nel dopoguerra numerosi altri studiosi di valore (Paolo Volponi responsabile dei servizi sociali; Geno Pampaloni, direttore delle Relazioni culturali, Franco Fortini, incaricato di seguire le pubblicazioni aziendali, Franco Momigliano, Francesco De Bartolomeis, Luciano Gallino e altri). L'O. era convinto della stretta interazione necessaria tra la formazione tecnico-scientifica e quella umanistica; esse dovevano non solo coesistere, ma cooperare in ogni ambiente, e dunque, anche in azienda ove lo scambio tra intellettuali e tecnici favoriva il progresso equilibrato dell'impresa, evitando gli eccessi del tecnicismo.

Terminato il conflitto, il pensiero politico, economico e sociale di O. prese forma nella rivista «Comunità», il cui primo numero uscì nel 1946, anno di fondazione anche della omonima casa editrice, per la quale fu pubblicato L'ordine politico delle Comunità (in prima edizione per le Nuove Edizioni Ivrea nel 1945). Secondo l'imprenditore eporediese, al centro dell'organizzazione statale andava posta la «comunità, ovvero una struttura pensata come unità territoriale dai contorni geografici precisi, culturalmente omogenea e economicamente autosufficiente». Seguirono Società, Stato, Comunità (1948) e Città dell'uomo (1959).

L'impegno politico di O. si concretizzò, dopo brevi esperienze nei partiti socialista e cristiano-sociale, nella fondazione nel 1948 del Movimento di comunità, che ottenne notevoli successi in Canavese e riuscì dieci anni più tardi a far eleggere un deputato in Parlamento, lo stesso O., già sindaco di Ivrea dal 1956.

Fulcro del pensiero politico e sociale olivettiano, che traeva spunto da un'originale rielaborazione del personalismo di Emmanuel Mounier, era l'idea della centralità della persona umana. Convinto sin dagli esordi della sua attività che la fabbrica dovesse fungere da volano per la crescita economica e sociale di una società ancora tendenzialmente arretrata come quella italiana, proprio in virtù di tale fine essa doveva massimizzare i suoi fattori produttivi (capitale e lavoro). Da qui la riallocazione di buona parte degli utili in attività volte a finanziare lo sviluppo dell'impresa stessa: stipendi e salari di ottimo livello tali da motivare l'impegno lavorativo, servizi sociali e ambiente di lavoro accogliente, riduzioni di orari di lavoro a parità di salario, biblioteca e servizi ricreativi.

Secondo le parole di Santamaita (Educazione, comunità, sviluppo, pp. 75-76): «Il concreto lavoro quotidiano [...] introduce e prefigura la più vasta concezione del lavoro come valore sociale e politico, secondo uno schema concettuale caro all'attivismo pedagogico. Nel processo educativo non vi è un “prima” finalizzato ad un più o meno rassicurante “poi”, non vi è una scuola che “prepara alla vita”, ma vi è piuttosto interazione tra esperienza ed ambiente e, all'interno di questa interazione, la costruzione processuale di un abito mentale razionale e scientifico, la crescita del pensiero riflessivo. In secondo luogo vi è identificazione tra lavoro e cultura: il lavoro che si è riappropriato dei propri fini coincide con la cultura della trasformazione e dello sviluppo, a cui non si limita a fornire risorse, ma con cui condivide valori e idealità, dentro e fuori la fabbrica».

L'O. morì improvvisamente il 27 febbraio 1960 a bordo del treno Milano-Losanna, nei pressi di Aigle (Svizzera).

[Giovanni Villari]

Fonti e bibliografia: documentazione sull'O. e sul Movimento Comunità è custodita presso la Fondazione «A. Olivetti», Ivrea (Torino); G. Maggia, Bibliografia degli scritti di Adriano Olivetti, Siena, Facoltà di Scienze economiche e bancarie, Università di Siena, Stamperia della Facoltà, 1983.

EP, vol. V, cc. 8434-8437.

B. Caizzi, Camillo e Adriano Olivetti, Torino, Utet, 1962; F. Giuntella, A. Zucconi (edd.), Fabbrica, Comunità, Democrazia. Testimonianze su Adriano Olivetti e il Movimento Comunità, Roma, Fondazione «A. Olivetti», 1984; V. Ochetto, Adriano Olivetti, Milano, Mondadori, 1985; S. Santamaita, Educazione, comunità, sviluppo. L'impegno educativo di Adriano Olivetti, Roma, Fondazione «A. Olivetti», 1987; F. Ferrarotti, Un imprenditore di idee: una testimonianza su Adriano Olivetti, Torino, Edizioni di Comunità, 2001; L. Gallino, P. Ceri (edd.), L'impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti, Torino, Edizioni di Comunità, 2001; G. Maggia, Soprattutto un grande imprenditore, in «La Sentinella del Canavese», 19 aprile 2001; S. Semplici (ed.), Un'azienda e un'utopia: Adriano Olivetti 1945-1960, Bologna, Il Mulino, 2001; G. Soavi, Adriano Olivetti. Una sorpresa italiana, Milano, Rizzoli, 2001; G. Sapelli, Adriano Olivetti: lo spirito nell'impresa, Trento, Il margine, 2007.