Moro Aldo

Professioni: Uomo politico, ministro P.I.
Ambiti di produzione: Movimento cattolico, politica scolastica
Luoghi di attività: Puglia, Italia

Figlio del direttore didattico, poi ispettore ministeriale, Renato Moro e di un'insegnante elementare, Fida Sticchi, Aldo nacque a Maglie (Lecce) il 23 settembre 1916. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, a partire dal 1940 divenne professore incaricato di Filosofia del diritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Bari, dove, nel 1948, fu chiamato a ricoprire la cattedra di Diritto penale, che abbandonò solo nel 1964 per trasferirsi su quella di Istituzioni di diritto e procedura penale dell'università «La Sapienza» di Roma.

Negli anni posti tra l'ultima fase del conflitto mondiale e l'immediato dopoguerra, tanto nei suoi corsi universitari, quanto nei numerosi articoli pubblicati sulle riviste della Federazione degli universitari cattolici e dei laureati di Azione cattolica, il M. sviluppò un'organica riflessione intorno ad alcune tematiche giudicate fondamentali e urgenti, specie in vista della riedificazione su nuove basi dello Stato, dopo la dissoluzione del regime fascista: l'esigenza di una fondazione religiosa e morale dell'impegno politico; il problema della costruzione e dell'animazione cristiana della nascente democrazia italiana; la vera e propria centralità che andava accordata al tema dell'educazione etico-civile e democratica delle giovani generazioni e, su un piano più generale, alle problematiche relative alla scuola e all'università.

Iscritto al partito della Democrazia cristiana sin dal 1944, nelle elezioni del 2 giugno 1946 fu eletto all'Assemblea costituente. In qualità di relatore della prima sottocommissione per la parte relativa ai «diritti dell'uomo e del cittadino», l'uomo politico pugliese sviluppò un'ampia e innovativa riflessione attorno ai delicati temi dell'istruzione e della scuola, i cui capisaldi erano: la definizione dell'istruzione quale diritto personale primario della persona, da tutelare costituzionalmente; la rivendicazione della centralità della famiglia nel definire i contenuti della formazione dei propri figli; il diritto di ciascuno ad additare alle nuove generazioni il frutto della propria esperienza, quale base della libertà d'insegnamento. Il M. si mostrò altresì persuaso che l'istruzione avesse un preciso e incontestabile carattere pubblico e una specifica funzione sociale, in quanto abilitante i cittadini a svolgere funzioni civili e sociali.

Rieletto deputato nel 1948, continuò a seguire con particolare attenzione le vicende scolastiche e educative del Paese, partecipando ai dibattiti in margine alla riforma scolastica avviata in quegli anni dal ministro Guido Gonella.

Nominato in seguito ministro della P.I. nei governi presieduti da Adone Zoli e Amintore Fanfani (1957-1959), si fece promotore di due iniziative di indubbia rilevanza: l'introduzione – con il decreto 13 giugno 1958, n. 585 – dell'insegnamento dell'Educazione civica e il varo, nel dicembre 1958, del cosiddetto Piano decennale di ingenti stanziamenti finanziari che avrebbero dovuto rendere possibile un'organica riforma del sistema scolastico nazionale.

Di lì a pochi mesi, il M. divenne segretario della Democrazia cristiana (1959-1963) e fu protagonista del complesso processo politico che portò alla stagione politica dei governi di centro-sinistra. Nel dicembre 1963 egli fu chiamato a presiedere il primo governo di centro-sinistra organico, ossia con la diretta partecipazione del Partito socialista accanto ai partiti di centro. La medesima formula caratterizzò anche i successivi due governi da lui presieduti fino al giugno 1968.

Nonostante talune difficoltà e incertezze legate alle polemiche interne alla compagine ministeriale tra democristiani e socialisti, i governi presieduti dal M. si distinsero per la marcata aspirazione riformistica, per quanto solo parzialmente concretizzatasi in provvedimenti di legge. Anche sul versante scolastico, gli anni compresi tra il 1960 e il '68 furono segnati dall'approvazione di norme significative e di una serie di importanti leggi, tra cui quelle relative all'istituzione della scuola media unica (legge 31 dicembre 1962, n. 1859) e della scuola materna statale (legge 18 marzo 1968, n. 444), mentre non riuscì il riordino del sistema universitario predisposto con il disegno di legge n. 2314 del ministro Luigi Gui.

La conclusione, anche in seguito all'esplosione della contestazione studentesca del 1968, dell'esperienza politica del primo centro-sinistra, spinse il M. a ripensare profondamente il ruolo della Democrazia cristiana nel Paese e a cercare nuovi equilibri politici in grado di far fronte agli scenari della incipiente crisi economica e alle crescenti trasformazioni in atto nella società italiana. Sono gli anni in cui l'uomo politico pugliese tornò più volte sull'esigenza di rilanciare i temi dell'educazione alla cittadinanza e della formazione democratica.

Posto a capo del governo ancora una volta tra il 1974 e il 1976, in quello stesso anno fu eletto presidente del consiglio nazionale della Democrazia cristiana e, in tale veste, elaborò la cosiddetta «strategia dell'attenzione» nei confronti del Partito comunista di Enrico Berlinguer che doveva portare alla «terza fase» (dopo il centrismo e il centro-sinistra) della vita politica italiana, con il definitivo superamento della cosiddetta «democrazia bloccata», frutto dei contrasti ideologici nati nel clima della guerra fredda.

Nel febbraio 1978, il M. riuscì a ottenere il via libera per l'ingresso del Partito comunista nella maggioranza parlamentare destinata a sostenere un governo monocolore a guida democristiana. Il 16 marzo 1978, tuttavia, egli veniva rapito dalle Brigate rosse e la sua scorta massacrata in un agguato. Dopo quasi due mesi di infruttuose ricerche e di febbrili quanto sterili trattative con i terroristi per la sua liberazione, il suo cadavere fu rinvenuto, il 9 maggio, in una via del centro di Roma.

[Roberto Sani]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, carte M.; altra documentazione in Archivio storico dell'istituto «L. Sturzo», Roma; A. Moro, Discorsi politici, Roma, Cinque Lune, 1978; Id., L'intelligenza e gli avvenimenti, Milano, Garzanti, 1979; Id., Scritti e discorsi (1940-1963), Roma, Cinque lune, 1982; Id., Al di là della politica (Studium, 1942-'52), Roma, Studium, 1982; Id., Discorsi parlamentari, Roma, Camera dei Deputati, 1996; Id., Lo Stato, il Diritto, Bari, Cacucci, 2006 (con le dispense dei corsi di Filosofia del diritto degli anni accademici 1942-1943 e 1944-1945).

DBI, vol. LXXVII, pp. 16-29; DSMCI, vol. II, pp. 400-409; EP, vol. IV, cc. 7944-7948.

Limitatamente agli aspetti riguardanti l'educazione e la politica scolastica: R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna, il Mulino, 1979; P. Scoppola, Moro, la Democrazia Cristiana e la cultura cattolica, Roma, Cinque lune, 1979; S. Accardo, Moro alla Costituente: istruzione ed educazione, in «Studium», 1980, n. 4, pp. 437-451; L. Pazzaglia, Il dibattito sulla scuola nei lavori dell'Assemblea Costituente, in Democrazia cristiana e Costituente, Roma, Cinque lune, 1980, vol. I, pp. 457-517; G. Chiosso, I cattolici e la scuola dalla Costituente al centro-sinistra, Brescia, La Scuola, 1988, pp. 12, 28, 32, 63, 67, 175, 187-188, 192, 197, 201, 217 e 228; S. Sani, La politica scolastica del Centro-Sinistra (1962-1968), Perugia, Morlacchi, 2000, passim; R. Moro, Aldo Moro negli anni della Fuci, Roma, Studium, 2008; D. Gabusi, La svolta democratica nell'istruzione italiana. Luigi Gui e la politica scolastica del centro-sinistra, Brescia, La Scuola, 2010.